BRICS: elementi di un Ordine Globale Emergente
di D. Aurobinda Mahapatra - 12/10/2012
Il 25 settembre 2012, i ministri degli esteri dei BRICS si sono incontrati a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra i temi in discussione, quello che ha attirato l’attenzione si concentrava sulla questione della riforma delle Nazioni Unite, in generale, e sull’espansione del Consiglio di sicurezza, in particolare. Il Ministro degli Esteri russo aveva ribadito la posizione del suo Paese nel sostenere la candidatura dell’India a membro permanente del Consiglio. Durante le sessioni delle Nazioni Unite, un altro forum multilaterale comprendente India, Brasile, Germania e Giappone (G4) ha anch’esso supportato l’espansione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, per renderlo un corpo veramente rappresentativo delle Nazioni Unite del Mondo. Non è una novità che sia stata fatta la richiesta internazionale di una riforma delle Nazioni Unite. In varie precedenti occasioni, i forum multilaterali come il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), hanno sottolineato la necessità di un ordine internazionale più giusto ed equo.
L’organismo multilaterale ha ribadito che, se i vari attori globali non coordinano le loro azioni e cooperano per un mondo multipolare, il mondo probabilmente sarà testimone ulteriori caos e instabilità. In questo contesto, è importante analizzare l’efficacia delle Nazioni Unite nel condurre la politica internazionale verso la realizzazione dei suoi obiettivi più alti, adottati sessantacinque anni fa. La Carta delle Nazioni Unite ha rimarcato gli aspetti normativi della politica internazionale e ha proclamato che tutte le nazioni sono uguali e godono di dignità. La realtà ha dimostrato il contrario. L’ONU è attualmente considerata più come una sede per le chiacchiere o gli slogan, in cui i membri esprimono in modo estremo le proprie posizioni, come se fossero i soli sul piedistallo della verità, o come se fossero in una sorta campo in cui i rivali duellano. Inoltre, il potere decisionale è confinato ai membri dotati di veto. Mentre il numero dei membri delle Nazioni Unite è così ampio che include tutte le nazioni del mondo, meno uno o due, in realtà il processo decisionale è limitato a pochissimi. Ciò rappresenta la discrepanza fondamentale tra gli alti ideali espressi dall’augusta entità e il suo funzionamento effettivo. Come notava il filosofo indiano Sri Aurobindo, sottolineando la sua critica alla Società delle Nazioni (il predecessore dell’ONU) nel suo lavoro pionieristico ‘L’ideale dell’unità umana’: a meno che non vi siano vera parità e correttezza nel processo decisionale, gli organismi internazionali verranno meno, qualsiasi sia il modo in cui una sua adesione possa aversi.
La stessa critica vale anche per il funzionamento delle Nazioni Unite. E’ anche importante tenere a mente che il Mondo è cambiato in modo significativo fin dalla fondazione delle Nazioni Unite, nel 1945. Il motivo principale dietro la loro fondazione, nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, era impedire un’altra guerra catastrofica e mantenere la stabilità nel Mondo. Il Mondo allora non era libero dal colonialismo, dalla concentrazione del potere economico nel nord e dall’enorme asimmetria tra le nazioni sviluppate e in via di sviluppo. Dalla sua fondazione fino alla fine della guerra fredda, l’entità ha visto una politicizzazione viziosa tra le potenze rivali e l’uso della sua piattaforma per obiettivi di parte. La situazione è oggi diversa. In primo luogo, la guerra fredda è finita. In secondo luogo, l’ONU ha ampliato il suo ruolo non solo come meccanismo di prevenzione delle guerre, ma ha assunto grandi ruoli in materia di sviluppo umano, ambiente, diritti delle donne, ecc. In secondo luogo, altrettanto importante, l’asimmetria nella distribuzione del potere globale si è ridotta. L’ascesa dei BRICS certamente rientra in questo contesto. I paesi BRICS hanno sostenuto la diffusione della concentrazione del potere a livello globale, e al tempo stesso hanno fortemente sostenuto la riforma di organismi internazionali come Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, le Nazioni Unite e il loro Consiglio di Sicurezza. Ha sostenuto non solo il decentramento del potere politico, ma anche il decentramento del potere economico nella governance globale. I membri del BRICS, come l’India e la Cina, hanno fatto rapidi progressi nello sviluppo e rappresentano le voci emergenti del Sud del Mondo. Da qui, il crescente dibattito sulla governance globale appare saliente nel contesto dei paesi BRICS e di altri organismi multilaterali.
Nel discorso accademico, il concetto di governance globale ha recentemente ottenuto un ascendente. E’ positivo, nel senso che fa notare la crescente consapevolezza, in alcuni protagonisti mondiali, della natura ingestibile dei problemi globali, che si tratti dei cambiamenti climatici, o del fondamentalismo e dell’estremismo, dell’intolleranza religiosa o culturale, o delle crisi finanziarie. Questi problemi superano l’apparato di una singola nazione, per quanto potente possa essere. A meno che non vi sia un coordinamento tra i membri delle Nazioni Unite, i problemi emergeranno in modo sempre più scoraggiante, ogni giorno che passa. La mera proclamazione di un ordine globale equo non funzionerà. Si ha bisogno di due alternanze fondamentali nel processo di decisione globale. In primo luogo, accogliere le potenze emergenti fa parte del processo. In secondo luogo, corollario del primo, ci deve essere il riconoscimento che i problemi non sono nazionali o regionali, ma che anzi trascendono i confini degli Stati nazionali. Prendiamo il caso dell’Afghanistan. Dal 19° secolo, quando gli inglesi tentarono di sottometterlo fino ad oggi, il problema afghano è una sorta di nodo gordiano che non soccombe alle azioni di una singola nazione, per quanto potente possa essere. Bisogna riconoscere che si tratta di un problema globale, quindi, si ha bisogno di sforzi globali. Simile è il caso del cambiamento climatico. E così è il caso del fondamentalismo e dell’estremismo religioso, o addirittura della pirateria marittima. Questi problemi globali richiedono un’ampia base per il processo decisionale internazionale, accomodante anche per le potenze emergenti del sud.
I BRICS possono svolgere un ruolo positivo nel contribuire alla correttezza dell’ordine globale. Il Ministro degli Esteri dell’India Ranjan Mathai, pur dichiarando il sostegno russo a margine delle Nazioni Unite, ha espresso che la politica indiana si “impegni attivamente verso i partecipanti ai negoziati intergovernativi per le riforme del Consiglio di sicurezza, e si adoperi per una prima espansione del Consiglio, sia ai suoi membri permanenti che non permanenti.” Il G4 ha anch’esso seguito la stessa linea, sostenendo la necessità di “imprimere unanimemente maggiore slancio politico e cooperazione, per dare impulso al processo di riforma” delle Nazioni Unite. Si può sperare che la riluttanza di alcune potenze verso questo processo di riforma, decada al più presto. Questo, infatti, è l’imperativo emergente della governance globale nel 21° secolo.
L’autore è un commentatore indiano. Le sue aree di interesse riguardano i rapporti India-Russia, i conflitti e la pace, e gli aspetti strategici della politica eurasiatica. Copyright © 2012 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora