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Intervista a Hassan Najem, Console Generale del Libano in Italia

di Coordinamento Progetto Eurasia - 25/07/2006

 
 
 

Alcuni esponenti del Coordinamento Progetto Eurasia hanno incontrato il Console Generale Hassan Najem durante la manifestazione di solidarietà col popolo libanese ed in condanna dei crimini sionisti che si è svolta a Milano il 18 luglio 2006. Il giorno successivo il Console Generale li ha ricevuti ed ha risposto ad alcune domande riguardanti il conflitto in corso in Libano ed i rapporti tra Italia e Libano.



D. Signor Console, qual è il suo giudizio sull’aggressione sionista al Libano e sulle sue modalità?

R. Israele ha tentato di distruggere il Libano molte volte. Nel 1978 ha invaso il Libano ed occupato parte del sud del paese; ci fu la risoluzione 452 del Consiglio di Sicurezza e Israele ha lasciato il sud solo nel 2000; l’occupazione del Sud è durata quindi 22 anni. Gli israeliani hanno invaso il Libano nel 1992 ed hanno distrutto Beirut. Nel 1993 hanno distrutto tutte le infrastrutture. Nel 1996 hanno fatto lo stesso, stavolta non limitandosi alle infrastrutture ma uccidendo civili. Nel 2000 hanno fatto lo stesso, ed ora di nuovo. Noi ci attendiamo qualsiasi azione da parte di Israele. Secondo la nostra esperienza e la nostra opinione essi sono criminali e criminali di guerra, uno stato terrorista. Questa è la nostra esperienza.

Ma guardiamo a cosa accade oggi: stanno distruggendo la maggior parte del paese, un paese che abbiamo costruito dopo la guerra, lavorando molto. Distruggono ogni cosa perché hanno la forza per farlo. Ritengo che l’Italia, la Comunità Europea e le Nazioni Unite debbano fare qualcosa per il nostro Paese, intervenire per fermare questa aggressione.


D. Qual è la ragione per cui vengono effettuati bombardamenti indiscriminati su città in cui non vi è la presenza di Hezbollah? I sionisti vogliono semplicemente distruggere tutto o ritiene vi sia un piano più ampio?

R. Prima di tutto dico che questa è la natura di Israele e che noi ne abbiamo fatto esperienza per cinquant’anni, perché siamo confinanti. Questa è la loro concezione della guerra: per noi non è una cosa strana, perché l’hanno già manifestata nel sud del Libano. Ora, se guardiamo ai bombardamenti odierni sulle case libanesi a Beirut e dintorni, nella Bekaa ed altrove, possiamo dire che non hanno attaccato nessuna base di Hezbollah e che invece tutti i loro attacchi sono rivolti contro la popolazione civile. Questa è la loro natura.



D. Ritiene Hezbollah un movimento terrorista?

R. No, è resistenza all’occupazione secondo la Carta delle Nazioni Unite e secondo i diritti delle persone di resistere all’occupazione, in ogni paese. Il popolo libanese li ha eletti, sono parte del parlamento ed hanno ministri nel governo.



D. Fino ad ora (19 luglio 2006, ore 9,30) qual è la stima dei morti civili e non, dei profughi e dei danni alla infrastrutture?

R. Finora, ad una settimana dall’inizio del conflitto, posso dire che mezzo milione di Libanesi sono fuori dalle loro case e lontani dalle loro terre: si trovano nelle scuole ed in luoghi pubblici, senza nulla. Non possono tornare ai loro villaggi e se si muovono da un luogo ad un altro Israele li attacca, perché sostiene che ogni movimento è da attribuire a Hezbollah. Fino ad ora non esiste la prova – e lo si può vedere su tutte le trasmissioni televisive via satellite - di alcuna distruzione di basi di Hezbollah. Hanno distrutto la maggior parte delle infrastrutture del paese, la cui costruzione ci è costata moltissimo. Ritengo che continueranno a distruggere, perché questa è la loro natura.



D. Sui media italiani ed internazionali si ipotizza che Hezbollah sia sostenuto da Iran e Siria. A proposito di distruzioni, dove ritiene siano fabbricati i missili israeliani che stanno distruggendo il Libano?

R. Preferisco non rispondere a questa domanda.



D. Quali sono le possibilità di fermare l’aggressione e di un “cessate il fuoco”? Sono credibili gli sforzi della comunità internazionale?

R. Chiediamo il “cessate il fuoco” dal 12 luglio, quando tutto è cominciato. Lo chiediamo alla comunità internazionale, alle Nazioni Unite ed agli Stati Uniti. Chi mai può fare qualcosa per il cessate il fuoco? Ne abbiamo bisogno, lo vogliamo per i civili, per le persone, per le strutture. L’unica soluzione per tutto questo, l’unica cosa importante è il “cessate il fuoco” immediato. Tutto ciò che verrà dopo è accordo politico.



D. Vi sono divergenze all’interno del popolo libanese? Le cose sono cambiate rispetto all’epoca della guerra civile?

R. Come si è visto nella dimostrazione di Milano di ieri, cristiani e musulmani sono uniti contro l’aggressione israeliana.



D. Ritiene che i media italiani forniscano un’informazione equilibrata sulla situazione e sugli avvenimenti?

R. Noi speriamo che i media italiani forniscano un’equilibrata ed oggettiva descrizione di ciò che sta avvenendo nel nostro paese e che il popolo italiano ne sia adeguatamente informato. Ci contiamo molto.



D. Ritiene corretto che i media associno alle azioni di Hezbollah termini come “rapimento” e“sequestro” di militari israeliani, mentre in riferimento alle azioni sioniste si parla di “arresto” di 61 uomini politici palestinesi?

R. Ovviamente no. “Prigionieri di guerra” potrebbe essere più corretto.



D. Una domanda personale: ha parenti nelle zone colpite dai bombardamenti sionisti?

R. La mia famiglia si trova nel Sud del Libano, è ancora nel Sud e non si può muovere.



D. Volendo includere l’aggressione sionista in un quadro geopolitico più ampio, come la definirebbe? Logica di potenza di Israele (“Grande Israele”)? Prima fase della guerra contro la Siria e l’Iran? O che altro?

R. Questo è il piano del “grande Israele”. Cercheranno di occupare il nostro paese e continueranno a bombardarci, ma le posso garantire che non riusciranno a conquistare il Libano, a cambiare i nostri confini, a cambiare la geografia.



D. A suo avviso c’è un nesso tra l’aggressione in corso e l’assassinio di Hariri? Anche considerando la piega che ha preso l’indagine sull’assassinio di Hariri…

R. Può darsi, ma al momento non abbiamo informazioni al riguardo.



D. A proposito di rapporti tra Italia e Libano, può darci un aggiornamento sulla presenza della comunità libanese in Italia e sulla situazione degli scambi commerciali?

R. Posso fornire la fotografia della situazione del nord Italia: vi sono 4-5 mila Libanesi, la maggior parte dei quali sono italo-libanesi o coniugati con cittadini italiani, hanno uno stile di vita italiano ed amano molto l’Italia. Le relazioni tra Italia e Libano sono di lungo corso e posso portare l’esempio di questo Consolato libanese, che è presente ed attivo da più di 45 anni. A livello di scambi commerciali, la relazione è molto buona; grandi imprese italiane (per esempio la Ansaldo) stanno sviluppando progetti ed effettuando investimenti in Libano e ritengo che questa situazione continuerà.



D. Questo conflitto provocherà una diminuzione degli scambi commerciali tra Italia e Libano e dei futuri investimenti reciproci dei due paesi?

R. Ritengo di no; le nostre relazioni sono forti e continueranno ad esserlo. Per esperienza dico che non è semplice influenzare negativamente i rapporti tra due paesi quando essi sono così estesi.

(Intervista realizzata dal Coordinamento Progetto Eurasia)


Si ringrazia il Coordinamento Progetto Eurasia per la pubblicazione della presente intervista

http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/Intervista_a_Hassan_Najem_.shtml