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Il risveglio dei popoli europei

di Mauro Indelicato - 26/03/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


L’opinione pubblica insomma è a conoscenza del fatto che, piaccia o no, delle alternative all’attuale sciagurato sistema europeo esistono e sono ben radicate. Ed a rigor di logica, se delle elezioni amministrative, quindi di carattere in teoria esclusivamente locale, creano un inatteso scossone a livello continentale, cosa potrà accadere nel caso in cui le previsioni di un trionfo del fronte cosiddetto “euroscettico” alle prossime europee venissero confermate?

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Forse mai come quest’anno le elezioni europee sono tanto sentite dall’elettorato, o meglio dire, dagli elettorati del vecchio continente; la prima volta si svolsero nel 1979, a parte qualche test politico nazionale però, il suffragio per il parlamento di Strasburgo non ha mai scaldato le fantasie elettorali europee, forse perché lo stesso parlamento europeo mai è stato avvertito come un’istituzione di rilievo per la vita quotidiana dei cittadini.

Ma quest’anno la situazione è diversa: crisi, perdita d’identità, perdita di prestigio, fine o quasi della sovranità dei popoli, quella che si appresta ad andare a votare è un’Europa malata che, a differenza del 2009, anno delle ultime europee, sa di essere il ventre molle del sistema internazionale. Molti movimenti e partiti di ogni parte del continente, iniziano ad organizzarsi, iniziano a raccogliere quel pensiero di malcontento e disgusto che serpeggia prepotentemente nella società, che dal malandato e contorto sistema attualmente in vigore viene definito semplicemente come “populismo” o, peggio ancora, come minaccia alla pace ed alla stabilità europea.

Questo pensiero che aleggia non più tanto in sordina nell’opinione pubblica, la quale prende sempre più cognizione della realtà e mette sempre più in discussione alcuni elementi ritenuti tabù fino a qualche anno fa, in primis la moneta unica, fa molta paura ai burocrati di Bruxelles e di Francoforte; specialmente nella città tedesca sede della BCE, il timore che le svolte causate dal malcontento fra qualche mese diventino incontrollabili è palpabile e ben radicato ai vertici dell’EuroTower e si sta trasformando in autentico terrore.

Prova ne è, il fatto che delle semplici elezioni comunali francesi, hanno creato un dibattito in tutto il vecchio continente che, fino a pochi mesi fa era impensabile; dalla Polonia al Portogallo, dalla Finlandia alla moribonda Italia, in tutta Europa adesso esistono partiti o movimenti che strizzano l’occhio al vittorioso Fronte Nazionale di Jean Marie Le Pen, tutta l’opinione pubblica insomma è a conoscenza del fatto che, piaccia o no, delle alternative all’attuale sciagurato sistema europeo esistono e sono ben radicate. Ed a rigor di logica, se delle elezioni amministrative, quindi di carattere in teoria esclusivamente locale, creano un inatteso scossone a livello continentale, cosa potrà accadere nel caso in cui le previsioni di un trionfo del fronte cosiddetto “euroscettico” alle prossime europee venissero confermate? Da qui le preoccupazioni di gran parte delle cancellerie, da qui appelli e contro appelli a “fermare la deriva populistica ed euroscettica”, da qui il disperato tentativo di aizzare i media tradizionali contro le formazioni anti Euro e chissà quali e quante altre provocazioni verranno messe in campo; anche perché, l’onda contro la moneta unica e l’attuale assetto dell’UE è sempre più dirompente e non solo in termini di numeri elettorali.

In Spagna, si rivedono per esempio gli indignados: dopo aver infiammato le piazze del paese tra il 2011 ed il 2012, a Madrid lo scorso sabato migliaia di persone hanno assediato i centri del potere della capitale spagnola; su tutti, spiccavano slogan contro l’austerity e le politiche economiche che stanno mettendo in ginocchio quello che fino al 2010 era il paese del miracolo economico. Stesse scene in Grecia dove, nel silenzio più assoluto, continuano nel paese ellenico proteste e scioperi contro la “troika” formata da UE, BCE ed FMI. In viste delle europee, annunciate imponenti manifestazioni a Lisbona ed in tutto il Portogallo, anch’esso sconvolto dalle misure d’austerità imposte da Bruxelles.

In questo scenario, gioca anche un ruolo non indifferente la crisi ucraina; infatti, nell’opinione pubblica europea in pochi hanno creduto al teatro messo in scena da UE ed USA a Kiev per sovvertire un governo legittimamente eletto pochi anni prima. Anzi, sui social network sono sorti molti gruppi che chiedono di emulare, ciascuno per il proprio paese, analoghi referendum sulla scia di quello della Crimea. Il fatto che gli oppiati popoli europei non abbiano questa volta abboccato in massa ad un collaudato marchingegno mediatico per rovesciare un esecutivo filo russo, è la dimostrazione che l’impalcatura di menzogne e scelleratezze messa in atto negli ultimi decenni inizia a scricchiolare. E chissà che, uno dei colpi di grazia, possa arrivare dalle elezioni europee e da un parlamento comunitario costituito in maggioranza da forze che esprimono il ribrezzo di molti europei nel vedere il loro continente trasformato in un feudo del peggiore liberismo a stelle e strisce.