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La liberalizzazione al veleno del cooperante Bersani

di Greenreport - 18/08/2006

Farmaci, consumi, benessere e rischi
In greco “pharmacon” significa veleno. E ciò che fa la differenza fra utilità e nocività è la dose. A problema preciso si risponde con farmaco ( e dose) precisa.
Ma ci deve essere qualcosa che non torna nell’esplosione degli acquisti di farmaci nei negozi dopo la liberalizzazione di Bersani.
Che vuol dire “si vendono più farmaci che pasta” come titola oggi un quotidiano?

Che significa che i medicinali da banco, nei market coop, valgono già il 2% del fatturato?

Possibile che i bisogni reali dei consumatori di farmaci si siano elevati in concomitanza della liberalizzazione? O che il fatto che un farmaco costa meno induca a comprarlo anche se non se ne ha bisogno?

E’ più probabile che questa impennata abbia a che fare con lo studio di John O’Doherty, della divisione di Psicologia e Scienze sociali dell´Istituto di Tecnologia della California (Caltech), che in una ricerca pubblicata sulla rivista Nauron ha dimostrato che nei meccanismi sui quali agisce la pubblicità sono coinvolti i centri del piacere e della gratificazione, aree poste in profondità nel cervello e implicate nelle tossicodipendenze.

Infatti, un recente sondaggio pubblicato sul settimanale “Salute” di Repubblica, ha evidenziato come l´informazione su medicina e benessere sia influenzata dalla stampa (30,6%), dalle riviste specializzate (20,1%), dalla tv che rimane al top (61,9%) e da internet (12,9%).

L’uso dei farmaci, anche quelli cosiddetti da banco, non dovrebbe dipendere dal loro costo. E’ evidente che se aumenta la richiesta aumenterà anche la produzione, e quindi l’occupazione (dove si producono e dove si vendono), e quindi vi sarà un impulso anche all’aumento del famigerato Pil.

Ma tutto ciò genera (almeno) qualche dubbio sul fatto che il consumatore sia diventato il sovrano dell’economia, che la pubblicità non induca ma segua i bisogni, che i consumi e gli stili di vita stiano evolvendo verso modelli di prevenzione ambientale e sanitaria. Come sempre e come in ogni occasione non si deve scambiare una percentuale con il totale... ma francamente sarebbe utile che qualche interrogativo (e qualche parallelismo) sul rapporto salute-ambiente, oltre a greenreport, se lo ponessero anche altri.