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Possibile Contributo del Fotovoltaico al Bilancio Energetico Italiano

di Domenico Coiante - 19/08/2006

 

 

Sintesi della relazione presentata al convegno "A New Global Vision", San Rossore 20-21 Luglio 2006

Riassunto

Partendo dalla situazione attuale della produzione di energia rinnovabile in Italia e considerando una prospettiva

temporale di medio e di lungo termine, si analizza la possibilità di un maggiore contributo del fotovoltaico al bilancio

energetico nazionale in relazione agli obblighi quantitativi imposti dal Protocollo di Kyoto. E’ considerata la presenza

dei limiti tecnici oggi esistenti per lo sviluppo della tecnologia e le difficoltà economiche di base dovute al costo. Sono

infine accennati alcuni aspetti di impatto ambientale che la diffusione delle fonti rinnovabili su larga scala comporta.

1 – PREMESSA: PERCHE’ IL FOTOVOLTAICO

· Le emissioni di gas serra e gli impegni di Kyoto per l’Italia

Trascuriamo la motivazione strategica più ovvia, quella della incombente necessità di sostituzione

dei combustibili fossili, dovuta alla rarefazione delle risorse, perché tale argomento è oggetto di

accanite discussioni tra gli esperti, con opinioni completamente contrastanti circa l’esistenza stessa

della crisi e la sua urgenza. Limitiamoci ad osservare che, indipendentemente dalla rarefazione delle

risorse energetiche fossili, la crisi climatica ambientale è ormai quasi universalmente riconosciuta.

Contrastare tale crisi è divenuto un compito primario dell’ONU. L’obiettivo è stato tradotto in un

primo atto legale nel Protocollo di Kyoto del 1997, oggi entrato in vigore per tutti i Paesi aderenti.

Quindi, senza ulteriori discussioni, l’Italia ha l’obbligo di rispettare gli impegni che il Paese si è

assunto all’atto della ratifica del Protocollo. Tali impegni, come vedremo, comportano la necessità

di sviluppare le fonti di energia rinnovabile e, tra queste, emerge per importanza strategica il

fotovoltaico.

La situazione di dettaglio del bilancio energetico mostrata nella Tab.1 evidenzia il fatto che il

consumo italiano del 2004 è stato pari a 197.8 Mtep di cui solo 16.5 Mtep provengono dalle fonti

rinnovabili endogene e 10 Mtep entrano nel bilancio come energia elettrica importata. Quindi,

ammettendo ottimisticamente che tutta l’elettricità importata sia esente da emissioni di CO2,

rimangono circa 171.3 Mtep che derivano dai combustibili fossili.

Secondo la revisione effettuata dalla U. E. nel 2005 delle serie storiche di emissione dei gas serra,

la situazione italiana è oggi ufficialmente fissata per il 2004 ad un contributo alle emissioni

complessive di gas serra pari a 477 Mt (ENEA, 2005a) in termini di CO2 equivalente. Pertanto si

può concludere che ogni Mtep consumato nel 2004 di provenienza dai combustibili fossili è

accompagnato in media dall’emissione 2.78 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

L’obiettivo di Kyoto per l’Italia stabilisce che le emissioni dei gas serra debbono essere ridotte

entro il 2012 del 6.5% rispetto al valore del 1990. Il riferimento per il settore energetico è pari a 419

Mt (ENEA, 2005a) e quindi le emissioni del sistema energetico devono scendere per il 2012 ad un

livello annuale pari a 392 Mt partendo dal valore di 477 Mt del 2004. La conseguenza è che si deve

arrivare a ridurre di 85 Mt le emissioni annuali del nostro sistema energetico nel corso di 8 anni,

cioè cumulando ogni anno una nuova riduzione di 10.6 Mt, per un abbattimento totale del 17.8%

rispetto al livello del 2004. Passando dalle emissioni alle quantità di combustibili fossili che le

producono, occorre, o ridurre il consumo di energia fossile attuale di 3.8 Mtep all’anno fino a

cumulare un risparmio di circa 30 Mtep nei prossimi 8 anni, o sostituire questi valori con la

produzione da fonti rinnovabili, o provvedere con altri meccanismi del tipo dell’emissions trading.

2

Da queste semplici considerazioni seguono due importanti conclusioni:

1. E’ necessario ricorrere alle fonti rinnovabili, e quindi al fotovoltaico, per contrastare la

crisi climatica globale indipendentemente dal pericolo dell’esaurimento delle riserve di

energia fossile.

2. Il contributo da ricavare dalle rinnovabili deve poter essere misurato in multipli del Mtep

per poter produrre effetti ambientali significativi.

Tab.1 – Energia primaria in Italia nel 2004

FONTE PRIMARIA Energia

disponibile nel

20041

Energia

equivalente al

petrolio2 (Mtep)

Quota

percentuale

(%)

Carbone 17.1 Mtep 17.1 8.64

Gas Naturale 66.2 Mtep 66.2 33.46

Petrolio 88.0 Mtep 88.0 44.48

Totale combustibili fossili 171.3 86.58

Elettricità importata 50.9 TWh 10.0 5.05

Fonti rinnovabili tradizionali:

 Idroelettrico

 Geotermoelettrico

 Geotermico

 Legna da ardere (riscaldamento)

42.744 TWh

5.437 TWh

8916 TJ

57820 TJ

9.404

1.196

0.213

1.382

4.753

0.604

0.108

0.700

Totale energia rinnovabile tradizionale 12.195 6.16

NFER3:

 Eolico

 Solare fotovoltaico

 Biomasse (elettricità)

 Solare termico

 Biomasse usi termici

 Biocombustibili

1.847 TWh

0.027 TWh

2.190 TWh

774 TJ

60187 TJ

0.280 Mtep

0.406

0.006

0.482

0.018

1.438

0.280

0.205

0.000

0.244

0.009

0.727

0.141

Totale Nuove Fonti Energia Rinnovabile 2.63 1.33

Recuperi energetici:

RSU4 (elettricità)

RSU (calore)

Biogas (elettricità)

2.277 TWh

10390 TJ

1.170 TWh

0.651

0.248

0.335

0.329

0.125

0.169

Totale recuperi energetici 1.234 0.62

Cogenerazione 12752 TJ 0.471 0.238

Totale energia rinnovabile, recuperi e cogenerazione 16.53 8.35

TOTALE ENERGIA 197.835 100

1Fonte dei dati: ENEA, Rapporto Energia e Ambiente 2005. L’energia espressa in TWh si riferisce all’energia

elettrica, mentre quella espressa in terajoule (TJ) attiene all’energia termica.

2I dati di produzione energetica sono stati elaborati secondo i seguenti fattori di conversione in petrolio: 1 TWh

(elettr.) = 0.22 Mtep (efficien. centrali =39%) per idroelettrico, geotermoelettrico, eolico, biomasse, fotovoltaico;

1 TWh = 0.286 Mtep (efficien. = 30%) per biogas e RSU; 1 TJ (term.) = 0.0000239 Mtep.

3NFER = Nuove Fonti Energia Rinnovabile

4RSU = Rifiuti Solidi Urbani

5Il dato contiene tutti i contributi delle fonti rinnovabili, dei recuperi d’energia e della cogenerazione. Esso

differisce dal dato statistico ufficiale di 195.5 Mtep (Rapporto REA 2005) perché questo non contiene il

contributo di 2.3 Mtep di alcune rinnovabili (es. legna. RSU, ecc).

2 – IL FOTOVOLTAICO NELLA SITUAZIONE ENERGETICA IN ITALIA

A livello mondiale la tecnologia fotovoltaica sta attraversando una fase di crescita accelerata, come

si può desumere dal grafico di Fig.1. La potenza installata nel mondo ha raggiunto la quota di 4500

3

MW, dei quali circa 3600 MW sono installati nei paesi aderenti all’OCSE. Il tasso di crescita attuale

è situato intorno al 27% annuo.

Fig.1 – La potenza cumulativa installata nei paesi dell’OCSE (IEA) e nel mondo. Fonte: (IEA,

2005) per dati fino al 2004 e dati provvisori dell’IEA per il 2005)

In Italia, a fronte della grande consistenza del potenziale fotovoltaico, la situazione attuale è

sintetizzata nella Tab.1. Le NFER contribuiscono per circa 2.6 Mtep corrispondenti allo 1.3 % del

fabbisogno totale d’energia e il contributo del fotovoltaico a tale quota è pari a 27 GWh,

corrispondenti a circa 6 millesimi di Mtep.

La successiva Fig.2 mostra in dettaglio l’andamento nel tempo della potenza fotovoltaica installata

in Italia e l’energia elettrica prodotta annualmente. Si può notare che il settore mostra sensibili segni

di ripresa a partire dal 2002 con un tasso di crescita annuale pari a circa il 16% l’anno.

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

Potenza installata (MW)

Grid-connected

centralised

Grid-connected

distributed

Off-grid nondomestic

Off-grid domestic

Mondiale

IEA

+67%

+27%

4

Fig.2 – Andamento della potenza fotovoltaica installata in Italia e della produzione energetica

annuale. Fonte dei dati: ENEA, Rapporto Energia e Ambiente 2005, Volume 2 (fino al 2004); dati

ENEA provvisori per il 2005.

E’ noto che il fotovoltaico produce energia elettrica, allora l’unità di misura corrispondente al Mtep

è ricavabile dall’equivalenza 1 TWh = 0.22 Mtep, cioè 1 Mtep = 4.5 TWh. Quindi, per quanto

visto in premessa, la significatività ambientale si ottiene con produzioni energetiche, non in termini

di GWh come mostrato in figura, ma con quantità 4500 volte superiori, cioè con multipli del TWh

(1 TWh = 1000 GWh).

A fronte di tutto questo, la potenza fotovoltaica totale installata al 2005 era di circa 36 MW di picco

con una produzione annuale di elettricità di circa 0.032 TWh. Ciò corrisponde a circa l’1% della

potenza installata nei paesi OCSE e allo 0.8 per mille della potenza mondiale. Per confronto, la

potenza installata in Germania è stata nel solo 2005 pari a circa 640 MW e quella del Giappone ha

raggiunto i 300 MW (vedi Fig.3), contributi annuali rispettivamente pari al 14% e al 6.7%

all’incremento della potenza totale mondiale.

I recenti provvedimenti di incentivazione governativa, detti del Conto Energia, stanno producendo

una rapida crescita della potenza installata, come si può desumere dal fatto che le domande

ammesse per il 2005 hanno totalizzato 266 MW rispetto ai 100 MW previsti dalla legge per

quell’anno e ai 300 MW dell’obiettivo per il 2015. Inoltre, la revisione del Decreto del 2006 ha

elevato il limite a 500 MW e, a metà del 2006, risultano presentate 16870 domande per complessivi

1311 MW, cosicché tutta la potenza disponibile per il 2006, che è di 85 MW, è stata già saturata.

Pertanto, visti i tempi di realizzazione degli impianti, si può ragionevolmente presumere un

aumento notevole della potenza installata nel corso del 2006.

Tutto questo fa sperare in un parziale recupero della posizione di fanalino di coda del fotovoltaico

italiano rispetto a quello degli altri paesi europei, situazione ben rappresentata nella seguente Fig.3.

8,5

12,1

14,1

15,8 16,0 16,7

17,7

18,5 19,0

20,0

22,0

26,0

30,8

6,3

9,6

11,3

12,8 13,0 13,7

14,5 15,2 15,6

16,5

18,5

22,5

27,3

36,0*

32,0*

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

ANNO

VALORE

POTENZA (MWp)

PRODUZIONE ENERGIA (GWh)

*Dato non definitivo

5

Fig.3 – Potenza fotovoltaica annuale installata in alcuni paesi dell’OCSE. Fonte: Report IEA PVPS

2005.

Tuttavia, anche considerando l’aumento della potenza installata per effetto dei Decreti del Conto

Energia, il livello raggiungibile dalla produzione energetica annuale è ancora qualche ordine di

grandezza più basso di quello necessario e l’intera produzione fotovoltaica equivale ad un risparmio

di combustibile fossile del tutto irrilevante. Purtroppo, vista l’esiguità degli obiettivi delle leggi

d’incentivazione, tale rimarrà ancora per molto tempo. Del pari è da considerare trascurabile la

corrispondente quantità di emissioni evitate.

Rispetto alle dimensioni necessarie sopra evidenziate, si conclude che il contributo fotovoltaico è

oggi trascurabile ai fini del rispetto dell’obiettivo di Kyoto. Eppure, nonostante questa deludente

situazione, la tecnologia fotovoltaica riveste per l’Italia una grande importanza strategica, sia per la

consistenza del potenziale energetico, sia per la crescita degli impegni futuri che si vanno

profilando sul piano ambientale per il dopo Kyoto, sia, infine, per le implicazioni economiche

connesse alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico a seguito della rarefazione delle risorse

petrolifere mondiali.

3 - IL POTENZIALE DEL FOTOVOLTAICO IN ITALIA

· Insolazione sul territorio

La Fig.4 mostra la mappa della media annuale della radiazione solare giornaliera che incide al suolo

su una superficie piana fissa, esposta a Sud ed inclinata rispetto al piano orizzontale di un angolo

pari alla latitudine dei siti mostrati. Come è noto, in tali condizioni la raccolta di energia solare da

parte dei pannelli è massimizzata.

0

100

200

300

400

500

600

700

1993

1994

19

95

19

96

19

97

19

98

19

99

20

00

20

01

20

02

20

03

2004

2005

Potenza annuale installata (MW)

DEU

JPN

USA

ESP

FRA

ITA

AUT

NLD

USA

Italia

Giappone

+22%

Germania

+137%

6

Fig.4 – Mappa della radiazione solare al suolo su superficie piana, esposta a sud ed inclinata

secondo la latitudine. I valori mostrati danno la media annuale dell’irraggiamento giornaliero in

kWh/m2 nelle varie località. Fonte: (Palz, 1984).

Si nota immediatamente che il Sud Italia e le Isole si trovano comprese fra 4.6 e 5.4 kWh/m2

giornalieri, mentre l’irraggiamento si va a ridurre verso il Centro-Nord, a partire dalla fascia

costiera tirrenica, da 4.8 kWh/m2, fino a raggiungere il minimo di 3.6 kWh/m2 giornalieri sulla

Pianura Padana. In termini di irraggiamento annuale si ha quindi che il Sud e le Isole sono

comprese fra 1680 e1970 kWh/m2, mentre il resto d’Italia si viene a trovare fra i 1750

kWh/m2 della fascia tirrenica e 1300 kWh/m2 della zona padana.

· Energia elettrica ricavabile da 1 m2 di terreno occupato dagli impianti

I migliori moduli fotovoltaici a celle di silicio cristallino oggi in commercio hanno un’efficienza di

conversione intorno al 15% sotto condizioni di illuminazione piena. Considerando un fattore di

perdita del 10% nel collegamento dei moduli in pannelli, un ulteriore 10% per gli effetti di degrado

termico durante il funzionamento e un rendimento del 90% dell’inverter, si trova che il rendimento

dell’impianto fotovoltaico collegato alla rete si porta intorno all’11% netto. Di conseguenza, da

ogni m2 di pannello fotovoltaico installato si può ricavare annualmente una quantità di energia

elettrica pari rispettivamente a 185 – 217 kWh nelle regioni del Sud e delle Isole e 140 – 192 kWh

nel Nord e nel Centro Italia. Scartando dalla media i valori minimali collegati alla Pianura Padana,

dove non appare conveniente andare a localizzare gli impianti, si può considerare un valore per

l’Italia compreso fra 185 e 217 kWh/m2 a seconda del sito di installazione. A questo punto,

dobbiamo tenere conto del fatto che i pannelli devono essere collocati sul terreno distanziando le

file tra loro per evitare l’ombreggiamento reciproco. Ciò comporta che l’area effettiva del terreno

occupato dagli impianti dovrà essere maggiorata di un fattore 2.5 rispetto all’area dei pannelli

fotovoltaici. Pertanto, l’energia elettrica annualmente ricavabile dall’area territoriale sarà più bassa

di un fattore 2.5, cioè compresa fra 74 e 87 kWh/m2 a seconda della localizzazione degli impianti.

7

Tab.2 – Situazione della densità di energia fotovoltaica in Italia

Località Energia solare su

1 m2 di pannello

PV

(kWh/m2)

Energia elettrica da 1

m2 di impianto PV

(effic. netta = 11%)

(kWh/m2)

Energia elettrica da 1 m2 di

suolo occupato da impianto PV

(fattore occupazione 2.5)

(kWh/m2)

Sud Italia e

Isole

1680 – 1970

185 - 217

74 - 87

Centro- Nord

(fascia

tirrenica)

1680 – 1750

185 – 192

74 - 77

Zona padana 1300 - 1680 140 - 185 56 -74

Fonte: Elaborazione dell’autore

· Indice di occupazione territoriale degli impianti

Tutto ciò ha come conseguenza che, per produrre 4.5 TWh di energia elettrica fotovoltaica

equivalenti ad 1 Mtep, occorre impegnare con gli impianti rispettivamente un’area che può

andare da 52 km2 nel Sud a 61 km2 nel Centro. Poiché di Mtep ne servono molti perché il

consumo energetico italiano è di circa 198 Mtep annui, l’area necessaria per gli impianti diviene

molto ampia, tanto che sorge il dubbio se esista realmente la disponibilità di tale territorio in Italia.

· Disponibilità territoriale

La risposta può essere trovata esaminando la seguente Tab.3 che illustra l’inventario del territorio

italiano. Si nota che le aree marginali (terreni aridi e abbandonati, coperture di edifici industriali e

commerciali) ammontano a 22600 km2, pari al 7.5% del territorio nazionale (dati censimento del

’91). Uno studio specifico (Avella et al., 1988), effettuato nell’ambito del Progetto Finalizzato

Energetica 2 del CNR, aveva già quantificato negli anni ‘80 l’ammontare dei terreni marginali

incolti situati al Sud e sulle Isole in circa 2 milioni di ettari (cioè 20000 km2) e questi dati statistici

più recenti confermano tale ammontare.

Tab.3 - Destinazione d’uso del territorio italiano

Tipo di uso Estensione (km2) Quota percentuale

Aziende agricole (tot. Anno 2000)

- Superficie Agricola Utile (SAU)

 Seminativi

 Coltiv. legnose permanenti1

 Prati e pascoli permanenti

- Boschi

- Terreni marginali e coperture

226200

- 158340

 88037

 28976

 41327

- 45240

- 22620

75.0%

- 52.5%

 29.2%

 9.6%

 13.7%

- 15.0%

- 7.5%

Resto del territorio2 75138 25.0%

TOTALE 301338 100%

1Coltivazioni arborescenti: oliveti, frutteti, noccioleti, vigneti, pioppeti, ecc.

2Totale delle aree non utilizzabili a fini agricoli

Fonte: Dati ISTAT riportati su Enciclopedia di Repubblica 2003 alla voce Italia

8

· Potenziale energetico accessibile

Per capire che cosa significa l’estensione delle aree marginali in termini di energia rinnovabile,

facciamo un esercizio ipotetico sull’impiego del fotovoltaico, trascurando per semplicità la

presenza dei vincoli tecnici ed economici. Con qualche piccolo calcolo di trasformazione

applicato ai dati della densità di energia otteniamo che per produrre 1 TWh di elettricità è

necessario impegnare 11 km2 di terreno al Sud e 13 km2 al Centro. Per semplicità assumiamo il

valore medio di 12 km2 per 1 TWh. Pertanto, se volessimo usare solo le aree marginali situate al

Sud e sulle Isole, potremmo ottenere circa 1670 TWh all’anno. Il fabbisogno elettrico odierno è di

circa 310 TWh, per cui basterebbero 3720 km2 (cioè il 19% dei terreni marginali, o l’1.2% del

territorio nazionale) per produrre l’intero fabbisogno elettrico nazionale.

In conclusione, anche avvertendo che esistono alcuni ostacoli tecnici che ne limitano l’applicazione,

tuttavia si può constatare che, tra tutte le fonti rinnovabili, il potenziale energetico del fotovoltaico

assume per l’Italia un valore molto grande anche nella condizione attuale di relativamente bassa

efficienza di conversione dei moduli. Inoltre, poiché la tecnologia è in rapida evoluzione verso

prodotti a più alta efficienza, tale potenziale è suscettibile di consistente aumento. Pertanto, si

comprende come la fonte fotovoltaica debba essere guardata con particolare attenzione strategica.

Naturalmente occorre ribadire che quello qui svolto è un esercizio puramente ipotetico, volto

soltanto a verificare che il potenziale energetico del fotovoltaico in Italia è dello stesso ordine di

grandezza del fabbisogno nazionale di energia, mentre nella pratica, come vedremo, le cose

stanno diversamente.

4 – IL POTENZIALE PRATICABILE (POTENZIALE TECNICO)

E’ definito come l’energia che potrebbe essere prodotta annualmente utilizzando l’attuale

tecnologia e tenendo conto della presenza dei limiti tecnici e degli ostacoli di compatibilità

territoriale con le altre attività economiche prioritarie.

· Intermittenza della generazione

Per lo sfruttamento in grande scala del fotovoltaico esiste il limite tecnico dovuto alla intermittenza

casuale della produzione. Infatti, la rete elettrica nazionale, a cui gli impianti devono essere

collegati per convogliare l’elettricità prodotta verso gli utenti, può accettare in connessione diretta

una quantità limitata di potenza intermittente, al di sopra della quale insorgono gravi problemi di

stabilità della rete. Il limite di accettazione dipende dalla configurazione della rete e dal grado di

interconnessione con altre reti confinanti. Nella situazione attuale italiana, si considera pericoloso

per la stabilità della rete superare con la potenza intermittente totale un valore situato tra il 10% e il

20% della potenza complessiva dei generatori convenzionali attivi in rete. Pertanto, supponendo che

il parco dei generatori termoelettrici attivi della rete italiana ammonti a circa 50000 MW, potremo

pensare di collegare impianti di energia intermittente per un massimo complessivo di 10000 MW.

Supponiamo in prima istanza di avere la capacità economica per occupare questa quota di potenza

con impianti fotovoltaici distribuiti sul territorio prevalentemente nei siti più produttivi. Come si è

visto in tali siti è possibile ricavare circa 200 kWh/anno per m2 di pannello, che corrispondono a

1700 kWh all’anno per ciascun kWp installato tenendo conto del fattore di disponibilità

dell’impianto, cioè 1700 MWh per MWp. In definitiva, da 10000 MWp fotovoltaici, si avrebbe

una produzione di elettricità fotovoltaica per 17 TWh all’anno, corrispondente a circa il 5%

dell’attuale fabbisogno di elettricità. Il contributo è indubbiamente significativo sul piano del

consumo di elettricità, ma esso diviene marginale rispetto al bilancio energetico totale. Infatti il

settore elettrico costituisce circa 1/3 del totale dei consumi nazionali e pertanto il contributo del

fotovoltaico sarebbe pari a circa l’ 1.9% del consumo totale di energia.

La conclusione, a cui si perviene, è quindi che la presenza del vincolo dovuto all’intermittenza

limita pesantemente la possibilità pratica di portare un contributo fotovoltaico significativo al

9

bilancio energetico nazionale. Purtroppo, questo aspetto negativo, che è estendibile a tutte le fonti

rinnovabili intermittenti, è continuamente trascurato nel dibattito corrente sulle fonti

rinnovabili e sul loro possibile contributo al risanamento ambientale.

Inoltre, occorre registrare un ulteriore difficoltà dovuta alla contemporanea presenza di più fonti

intermittenti in collegamento alla rete elettrica. Poiché ad oggi sono stati già collegati alla rete

nazionale impianti eolici per un totale di circa 2000 MW, il margine di allacciamento ancora

sfruttabile senza problemi di stabilità è di 8000 MW. Teniamo però presente che le domande di

allacciamento di impianti eolici, in corso di verifica da parte del GRTN, ammonta a più di 13000

MW e che per contro l’ordine di grandezza della potenza fotovoltaica cumulata è oggi intorno ai 30

MW. Ne segue che lo spazio di crescita del fotovoltaico è fortemente limitato dalla saturazione

in corso del potenziale di potenza allacciabile alla rete.

Pertanto le attraenti aspettative del fotovoltaico rischiano di andare completamente deluse.

5 – ACCUMULO DELL’ENERGIA PER LO SVILUPPO DEL POTENZIALE

PRATICABILE DEL FOTOVOLTAICO

Il potenziale tecnico praticabile del fotovoltaico ha un valore appena apprezzabile sul piano

energetico, ma il suo ammontare non è certo risolutivo sul piano della questione ambientale. Il suo

contributo è limitato dagli effetti tecnici negativi dovuti all’intermittenza della produzione. Si è

visto che l’intermittenza della generazione porta alla presenza di un limite alla quantità di potenza

allacciabile alla rete. Le modalità attuali di funzionamento degli impianti fotovoltaici posizionano

tale limite in modo da tollerare l’allacciamento di potenza rinnovabile per non più di 10000 MWp.

Se fosse possibile accumulare per tempi sufficientemente lunghi l’elettricità intermittente in modo

da fornirla alla rete in forma più stabile nel tempo, la quantità di impianti in connessione potrebbe

aumentare di molto. Purtroppo, l’energia elettrica oggi può essere accumulata soltanto

convertendola in un’altra forma di energia. La gamma delle opzioni comprende, tra le altre,

l’energia cinetica accumulata nei volani e nei gas compressi, quella gravitazionale nei bacini

d’acqua elevati, quella chimica nei combustibili di sintesi e elettrochimica negli elementi delle pile

elettriche. Se si sottoponessero ad una selezione tecnica queste opzioni a fronte delle esigenze di

mantenere l’energia in modo efficiente per periodi di tempo dell’ordine dei giorni e/o dei mesi, si

vedrebbe che sopravviverebbero soltanto due sistemi di accumulo: quello negli accumulatori

elettrochimici e quello nell’idrogeno (Coiante, 2004).

Senza entrare in questa sede in una discussione dettagliata dei due sistemi, ciascuno dei quali

mostra pregi e difetti, qui proviamo soltanto a sintetizzare l’argomento:

· Allo stato attuale delle due tecnologie, l’accumulo elettrochimico appare praticabile, nel brevemedio

termine, per immagazzinare energia per periodi di tempo che possono andare da qualche

ora a qualche giorno. Pertanto, ad esempio in relazione al fotovoltaico applicato ad un modello

di sviluppo decentrato con piccoli impianti collegati alla rete, l’inserimento di un sottosistema di

accumulo elettrochimico di piccole dimensioni può migliorare la situazione degli inconvenienti

dovuti all’intermittenza, permettendo complessivamente di superare in parte il limite di

accettazione della rete. Possiamo ottimisticamente considerare per il medio termine che

l’insieme delle fonti elettriche intermittenti (eolico e fotovoltaico), dotate di piccoli sistemi di

accumulo, possa arrivare ad un contributo di potenza del 30-40% del totale presente in rete, cioè

a un massimo di 20000 MW con erogazione annuale di circa 34 TWh (7.5 Mtep).

· Per l’accumulo stagionale delle enormi quantità di energia richieste dalla necessità di sostituire

il petrolio in tutti i settori d’uso (compreso quello dei trasporti), l’idrogeno appare come la

tecnologia più appropriata per il lungo termine.

In una tale prospettiva temporale, la possibilità di realizzare il vettoriamento dell’energia solare

nelle più diverse applicazioni (settore degli usi termici e auto elettrica ad esempio) costituisce

una delle attrattive più forti per l’accumulo nell’idrogeno. Inoltre, l’accumulo stagionale di

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energia, che l’idrogeno consente, permetterebbe di sfruttare il fatto che la produttività elettrica

solare estiva è circa un fattore 3 più alta di quella invernale. L’energia in eccesso accumulata

d’estate potrebbe essere utilizzata per ottimizzare il fattore di capacità annuale delle centrali a

fonti rinnovabili, portandolo dal valore attuale delle 1500-1600 ore equivalenti senza accumulo

ad uno meno distante da quello medio delle centrali convenzionali (circa 6000 ore). Solo a

questo punto, la potenza rinnovabile potrebbe assumere il ruolo sostitutivo di quella

termoelettrica, perché il limite di accettazione degli impianti da parte della rete sarebbe rimosso

completamente. In tal caso, e solo in tal caso, il potenziale praticabile potrebbe salire a valori

confrontabili con quelli del fabbisogno elettrico nazionale. In aggiunta, ulteriore potenza

rinnovabile potrebbe essere dedicata alla produzione d’idrogeno da inviare agli altri settori di

utilizzo di modo che, in linea di principio, il contributo rinnovabile potrebbe essere significativo

rispetto al fabbisogno nazionale di energia.

A prescindere dalle considerazioni circa le difficoltà economiche, il limite tecnico a questo

discorso è chiaramente posto dalla disponibilità di aree in siti adeguati per la produzione

elettrica solare. Una stima grossolana di questo limite può essere desunta in base al seguente

ragionamento. Per semplificare, poniamo l’attenzione solo sul fotovoltaico. La densità di

energia elettrica fotovoltaica a livello del suolo, come si è visto, è oggi situata intorno a 80

GWh/km2. Tale dato deriva dall’attuale efficienza netta degli impianti, situata intorno all’11%. I

continui miglioramenti in corso della tecnologia fotovoltaica lasciano prevedere lo sviluppo nel

medio termine verso impianti con efficienza netta intorno al 15%. Ciò avrà come conseguenza

l’incremento della densità di energia ricavabile dal territorio fino a circa 100 GWh/km2.

Supponendo in linea teorica di poter sfruttare le aree marginali per una quantità totale di 22000

km2 (7.5% del territorio nazionale), si avrebbe a disposizione una quantità di energia elettrica

pari a 2200 TWh, che corrisponde a circa 189 Mtep in unità equivalenti al petrolio. Pertanto,

rimanendo nei limiti indicativi e approssimativi dell’esempio, si può concludere che il consumo

di combustibili fossili, oggi pari a 171 Mtep, potrebbe essere coperto, anche in prospettiva di

crescita, dal solo fotovoltaico. A prima vista tale risultato può apparire utopistico, soprattutto se

si considera la dimensione dell’area da occupare con gli impianti come se essi fossero tutti da

concentrare in una sola zona. A ben guardare, però, tale dimensione va ottenuta dalla somma

delle aree di un grande numero di appezzamenti, proprio quelli che corrispondono pressappoco

alle aree agricole abbandonate oggi esistenti, comprese le coperture degli edifici industriali. In

definitiva, in una visione diffusa sul territorio dell’applicazione degli impianti, la disponibilità

delle aree non sembra costituire un limite alla produzione di energia solare nel nostro Paese.

6 – LE PRINCIPALI DIFFICOLTÀ: COSTI DI PRODUZIONE E IMPATTO

AMBIENTALE

La natura diffusa sul territorio dell’energia solare (compresa l’eolica che da essa deriva) può

considerarsi un pregio in quanto essa porta a valutazioni strategiche positive circa l’autonomia

dell’approvvigionamento energetico e la flessibilità dell’applicazione. Purtroppo, per altri versi, tale

natura costituisce un difetto: infatti le diverse tecnologie di sfruttamento devono fare i conti con il

valore relativamente basso della densità energetica superficiale. Ciò fa sì che la diffusione nell’uso

delle fonti rinnovabili incontri due principali ostacoli:

a) Il primo è di natura economica. La bassa densità della radiazione solare, (che ci perviene

gratuitamente), ha come conseguenza il fatto di dover usare vaste aree per le superfici captanti

degli impianti al fine di produrre significative quantità di energia. Come è noto, i costi di

fabbricazione degli impianti sono direttamente proporzionali all’area di dette superfici e la loro

ampiezza porta ad un alto costo per unità di potenza prodotta. Inoltre, a tale costo contribuisce

anche la vastità dell’area territoriale su cui gli impianti vengono alloggiati. Tutto ciò, a sua volta,

porta ad un costo di produzione dell’unità di energia che, in genere, è più alto di quello delle

centrali convenzionali. Allo stato attuale delle tecnologie, la competitività del costo energetico è

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stata ottenuta soltanto dall’eolico, mentre le altre fonti si trovano tutte più o meno distanti dalla

concorrenzialità. Per mitigare questa carenza economica si può far ricorso all’argomento dei

benefici ambientali e alla loro quantificazione, argomento che è oggetto attualmente di ampia

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