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Le energie alternative non hanno alternativa

di greenreport - 21/08/2006

Nel silenzio generale, o quasi, degli organi di informazione, si è aperta oggi a Firenze la IX edizione del Word renewable energy congress. Per una settimana, quindi, il capoluogo toscano diventa, per la seconda volta dopo il 1998, la capitale mondiale delle energie rinnovabili. Al congresso partecipano oltre mille persone provenienti praticamente da tutto il pianeta. Le tematiche di fondo sono l´uso consapevole dell´energia e la diffusione di quella rinnovabile. La particolarità del Wrec 2006 è che parteciperanno non solo i migliori ricercatori del settore, ma anche rappresentanti delle istituzioni e del mondo produttivo. A collaborare all´evento con un ruolo strategico, l´Università di Firenze e il Centro Abita. Del congresso e delle tematiche che affronta ne abbiamo parlato con la ricercatrice del centro Abita e coordinatrice del convegno, Antonella Trombadore/b>.

Firenze ospita per la seconda volta questo evento. L´ultima edizione, nel 2004, si è tenuta a Denver. Quali sono le novità?
«Il Wrec è un evento a livello mondiale, ci sono infatti rappresentanti del mondo scientifico provenienti da più di 100 Paesi. Quello che facciamo quest´anno è aprire il mondo ricerca alle amministrazioni pubbliche e alle
aziende».

Che risposta avete avuto?
«Molte bene da parte degli stranieri, meno da istituzioni e aziende italiane. Diciamo che forse sono state penalizzate dal fatto che siamo in agosto. Di positivo c´è però che abbiamo il patrocinio di tre ministeri: esteri, ambiente e attività produttive. Tre ministeri coinvolti anche a livello economico è molto significativo. Vuol dire che hanno capito l´importanza dell´ innovazione tecnologica del settore. Tra l´altro siamo riusciti a coinvolgere anche una grossa banca, il San Paolo, attenta già da tempo al settore con prodotti finanziari dedicati alle energie rinnovabili».

Può presentarci il congresso?
«E´ diviso in tre differenti sessioni: quella scientifica, il meeting; le exibition, la presentazione delle novità tecnologiche delle aziende; gli awards, la premiazione di istituzioni e aziende che si sono distinte nel campo delle energie rinnovabili e delle politiche di sostenibilità ambientale».

Tra i premiati c´è anche il Comune di Piombino.
«Ci sono grossi progetti legati alle energie rinnovabili come quello dell´Equador, ma anche piccoli, come quelli di Piombino. Ma per noi sono importanti anche le piccole realtà, anzi preferiamo premiare i cinque progetti in cantiere a Piombino, piuttosto che quelli delle grandi città, che peraltro sarebbe anche più facile».

L´Italia, però, sulle energie rinnovabili
appare molto indietro: perché?

«L´Italia sta avendo una grossa spinta da parte della ricerca. Le aziende, dietro questo impulso, stanno aprendo a nuovi prodotti. Il vero problema è che manca un supporto normativo e una sensibilizzazione delle amministrazioni pubbliche».

Al convegno si parlerà in particolare di biomasse, pannelli solari, fotovoltaico, eolico, idrogeno e geotermia. Tutte fonti rinnovabili che però in Italia vengono anche contestate. In particolare l´eolico. Il mondo scientifico come risponde?
«E´ una questione di disinformazione. Bisognerebbe chiedere a chi contesta: preferisci continuare così? L´unico disturbo che può provocare un impianto eolico è quello dell´impatto visivo. In Germania e in Danimarca, ad esempio, c´è una sperimentazione che prevedere concorsi per design sull´eolico a livello urbano. Si parla di eolico decorativo, non quindi con pale di 20 metri, inserito in un contesto stradale. Viene visto con un arredo urbano».

Perché in Italia l´eolico non decolla?
«Perché la costruzione di un impianto costa ancora parecchio. Migliore il minieolico in questo senso e più indicato anche per le amministrazioni».

Ma qual è secondo lei la strada sulla quale investire maggiormente?
«Gli edifici sono il maggior traino. Bisogna sapere, infatti, che gli edifici in generale consumano più di un terzo dell´energia totale consumata a livello nazionale. Per cercare di risolvere il problema energetico bisogna che questi consumino meno e soprattutto consumino energia rinnovabile. Ad esempio il condizionamento di raffrescamento estivo (i condizionatori ndr) consumano più del riscaldamento invernale. Tutti vogliono stare bene e quindi le nuove edificazioni devono essere progettate in maniera corretta e energeticamente efficiente. E in questo settore non solo a livello di studi, ma già nella pratica, si è arrivati a progettare e costruire edifici che non solo sono a consumi zero, bensì anche producono energia. Ciò accade già in Germania, Svizzera e Danimarca...
Come ci si può riuscire? Con materiali isolanti per il freddo, raffrescamento passivo, illuminazione naturale, uso di colori che attirano il sole, così anche materiali, fino alla forma stessa dell´edificio e al suo orientamento. Tutto questo integrato in più sistemi solari per acqua calda, o fotovoltaici per la produzione di energia elettrica che poi viene rivenduta. Purtroppo da noi non esistono edifici di questo tipo neppure a livello sperimentale. Bisogna sensibilizzare tutti, dagli architetti, alle amministrazioni, alle aziende. Qui il problema delle fonti alternative non è solo legato all´ambiente, ma anche all´economia. Anche il petrolio a 75 dollari al barile impone una sterzata».

Al convegno si parlerà anche di idrogeno
e biomasse.

«Per quanto riguarda l´idrogeno, la tecnologia è pronta da anni. Problemi non ce ne sono, tranne bypassare le industrie automobilistiche...»

E per le biomasse?
«Ecco le biomasse sono una cosa molto importante per l´Italia. Sia per la riconversione del territorio, sia per il recupero degli scarti di lavorazione del legno. Ci sono già coltivazioni di colture energetiche adatte a farne biomassa come il sorgo, la canna da zucchero. Doppia funzione, quindi, alimentare e per l´utilizzo del fusto per essere bruciato. E poi, appunto, gli scarti della lavorazione del legno, che, se inseriti in una filiera produttiva, consentano di produrre energia. Esempio in Toscana, la gestione foreste del casentino. Inoltre, lo si può fare anche su piccola scala. Non a livello domestico, ma lo si può fare già per un condominio o un ospedale. In Toscana potrebbero farlo le strutture ricettive turistiche, che magari lo preferiscono ad una pala eolica».

Uno dei temi dibattuti negli ultimi tempi, grazie soprattutto al professor Montanari, è quello della produzione delle nanoparticelle. Ogni combustione ne produce un tot e quindi anche le biomasse.
«La tecnologia risolve quasi tutto, con un processo di mercato e con investimenti nella ricerca si può arrivare anche a migliorare questa situazione. Il punto, comunque, è un altro. Tutto viene contestato, ma qui non si può tornare indietro. I livelli di consmo di energia sono questi e non diminuiscono. Si deve lavorare per farlo, ma nel frattempo non si può stare fermi. Bisogna sfruttare energie alternative».

Come vede allora la possibilità che le centrali elettriche possano essere
convertite a carbone?

«Per il mondo scientifico il carbone è la preistoria. E´ chiaro che per l´Enel è più conveniente. E non cambierà strategia fino a quando non avrà benefici anche economici per farlo. Non solo con penalizzazioni, ma rendendo competitiva l´energia prodotta da fonti rinnovabili. Va comunque ricordato che le aziende che investono di più nelle fonti rinnovabili sono in realtà anche l´Enel e soprattutto le compagnie petrolifere come la Shell, Bp e Total».