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Parole cristalline, squillanti e trionfali

di Miguel Martinez - 29/08/2006

 

I lettori di Repubblica, al contrario di quelli di Libero o della Padania, sono intellettuali di sinistra un po' supponenti.

Per questo, gli editori pagano delle belle menti per spiegare loro le cose, in maniera pacata e razionale.

Ieri, la bella mente è stata quella del cattolico paragnostico Pietro Citati, cui si è concesso uno spazio che parte dalla prima pagina.

Citati è stato affittato per spiegare ai perplessi lettori di Repubblica una faccenda che è effettivamente strana.

C'è un paese mediorientale che ha recentemente invaso il proprio vicino, radendo al suolo villaggi e quartieri interi, uccidendo un migliaio e passa di persone e avvelenando lo stesso mare.

Questo paese mediorientale affronta, inoltre, il problema dell'esistenza di una vasta minoranza etnica interna, bombardando da un paio di mesi una città del tutto indifesa, in cui vivono rinchiusi da mezzo secolo i profughi che lo stesso stato ha creato.

Ora, a parte qualche osservatore dell'ONU, tutte le vittime di questo stato sono semplicemente arabi, e quindi a guardare bene, non si capisce perché qualcuno da noi si dovrebbe indignare. Eppure in Europa succede.

Citati accende gli alati motori del suo cervello, e ci spiega che tutto quanto è colpa dell'antisemitismo.

Sono antisemiti, ad esempio, tutti i giornalisti italiani:

"Che l'esercito italiano non avanzasse con la velocità consueta, che cento soldati israeliani morissero e soprattutto che i lucidi ed elegantissimi missili di Hezbollah colpissero Haifa, suscitava nelle prose dei nostri giornalisti un buon umore inconsueto".

Antisemiti, secondo Citati, sono un po' tutti: nell'elenco ci mette Bossi, il grammatico alessandrino Apione, i kamikaze giapponesi (sì, giapponesi, lo precisa lui, e aggiunge che sono "di fonte nazista"), Osama bin Laden e Karl Marx, ad esempio.

La capacità di Citati di trascendere le domande banali - perché, chi, come, quando, dove - si trova tutta in questo straordinario brano:

"Quanto agli antisemiti di sinistra, sono talmente tanti che non oso nemmeno nominarli. Ricordo soltanto una giovane, non so se casariniana o carusiana o agnolettiana, che proclamava ad alta voce: 'Quelli che non ha ucciso Hitler, li ammazzeremo noi".

Citati ha qualche difficoltà con i passaggi, e quindi non è chiaro se il seguito si riferisca ancora a quelli di sinistra, o no: nella prima ipotesi, comunque, si tratta di una conferma autorevole della teoria secondo cui i comunisti mangerebbero i bambini, almeno quelli dai due giorni in su:

"Anche coloro che non sono apertamente antisemiti considerano Israele una grandissima seccatura, che turba la tranquillità dei loro sonni. Se una notte, possibilmente di sabato, una misteriosa bomba atomica facesse scomparire tutto Israele, fino ai bambini di due giorni, sarebbe per loro una piacevolissima liberazione."

Citati fa anche dell'ironia, a modo suo: si immagina che i telegiornali, dopo questa piacevolissima bomba, potrebbero tornare a occuparsi di delitti familiari, del clima estivo e della tragedia della Juventus, "mostrando ogni sera il volto di Alfonso Pecorario Scanio: visione, come ognuno sa, meravigliosa".

Ma non c'è da preoccuparsi. Lo stato d'Israele non "scomparirà mai dalla terra", perché gli ebrei

"non appartengono completamente alla terra. Con una parte di sé, vivono altrove, dove vaga esiliata la Shekinah, il volto femminile di Dio, ora emanando una pallida luce lunare, ora intonando una musica sempre più cristallina, squillante e trionfale".

Credo che tra poco, Pietro Citati e Paolo Guzzanti faranno un libro insieme.