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Scienziati che ritoccano le notizie per ottenere più fondi

di Eugenia Roccella - 29/08/2006

 

 

Non era vero: il metodo messo a punto da Robert Lanza, prestigioso ricercatore americano, per ricavare linee di cellule staminali dall'embrione senza distruggerlo, era una bufala. Magari non al livello clamoroso della falsa clonazione del coreano Hwang Woo Suk, che potremmo paragonare a un classico di Totò come la vendita della Fontana di Trevi, ma certamente un'altra gaffe internazionale, molto imbarazzante per la comunità scientifica. In effetti, a leggerlo con attenzione, l'articolo pubblicato sulla rivista Nature parla chiaramente di embrioni «dismantled cell by cell», demoliti cellula per cellula, ma in un'intervista Lanza aveva lasciato capire invece che la sua tecnica superava il problema etico della sopravvivenza dell'embrione.
Costretti a prendere atto dell'ennesimo falso annuncio prodotto dalla ricerca biotecnologia, molti scienziati oggi lamentano l'eccesso di pressioni economiche, che impone la necessità di "colorire" un po' (lo afferma il prof. Giulio Cossu del San Raffaele) i risultati ottenuti, per ottenere fondi. Siamo lieti che questa ambigua verità approdi finalmente sulle pagine dei quotidiani a grande tiratura, e sia ammessa in prima persona dai protagonisti. Finora i rapporti concreti tra gli enormi interessi economici in gioco e gli istituti di ricerca sono stati consapevolmente tenuti in ombra, preferendo offrire al pubblico l'immagine romantica di una scienza eroica e disinteressata, che agisce esclusivamente per il bene dell'uomo. Le biotecnologie hanno aperto al mercato un nuovo territorio di conquista economica, una nuova frontiera che richiede una certa dose di spregiudicatezza imprenditoriale e scientifica. Per ottenere i sospirati (ed enormi) finanziamenti, inserendosi in una dura competizione, bisogna colpire al cuore l'opinione pubblica, rilasciando dichiarazioni a effetto, lasciando intravedere scenari utopici di eliminazione della malattia, dell'imperfezione, forse persino della morte. In questo modo, però, si è messo in moto un meccanismo infernale che si autoalimenta e continua a produrre pericolosi bluff. Le attese generali sono cresciute al punto da generare un clima fideistico e profondamente antiscientifico intorno a qualunque annuncio provenga dal mondo della ricerca, che viene accolto e propagandato senza necessità di verifiche.
Per ridurre queste smisurate aspettative ci vuole la fatica di un'informazione controcorrente, che miri a ristabilire alcune semplici verità: per esempio, che fino ad oggi la ricerca sulle staminali embrionali non ha avuto esiti terapeutici, e che le promesse di cure a breve termine per le malattie degenerative fatte durante la campagna sul referendum contro la legge 40, erano pure illusioni. Oppure che quando ci si lancia in roboanti affermazioni circa il divieto della clonazione terapeutica, si dovrebbe almeno ricordare che l'operazione non è mai riuscita ancora ad alcun scienziato; o ancora che è impossibile che la pillola Ru486 renda l'aborto facile e indolore, quando su tutti i protocolli si certifica che le donne soffrono di più rispetto al metodo chirurgico.
L'approccio scientifico è fatto anche di cautela, capacità critica, e persino di onesta ammissione dei propri limiti.