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No Guerra No Nato. Per la sovranità dell'Italia e di tutti i popoli

di Renato F. Rallo - 07/04/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente




   

Dopo mesi di preparazione, è partita la campagna nazionale “No Guerra No Nato”. Lanciata dalla Rete No War insieme a Giulietto Chiesa e Manlio Dinucci, l’appello (riportato in basso) riassume la paradossalità di un’organizzazione nata in funzione “difensiva” e rapidamente trasformatasi in strumento di aggressione e devastazione imperialista.

La Nato calpesta l’indipendenza degli Stati-zerbino che ne fanno parte per distruggere gli Stati che ancora non si sono sottomessi alla sua egemonia. Per questo motivo la campagna per l’uscita dell’Italia dalla Nato, prima ancora di essere una battaglia politica, è una questione di civiltà, e come tale non si rivolge a determinati gruppi politici, ma a tutta la cittadinanza che ancora ha a cuore la sovranità del paese e non è più disposta a concedere territorio e risorse per massacrare altri popoli.

Tra i primi firmatari compaiono giornalisti, professori universitari, operai e artisti di ogni provenienza culturale e politica. L’obiettivo è rompere la cortina di silenzio e disinformazione in cui viene custodito il patto atlantico, e aprire un dibattito mediatico di portata nazionale. È un obiettivo enorme, visti gli interessi che si andrebbero a toccare, ma urgentissimo; e proprio in nome di questa urgenza, l’augurio è che ognuno dei sostenitori possa lasciare da parte le proprie (sacrosante) posizioni ideologiche, per mettersi al servizio di questa battaglia di civilità.

No Guerra No Nato

Portare l’Italia fuori dal sistema di guerra
Attuare l’articolo 11 della Costituzione

L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realtà superiore che l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro al giorno.
Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno.

È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva.

Già il 7 novembre del 1991, subito dopo la prima guerra del Golfo (cui la NATO aveva partecipato non ufficialmente, ma con sue forze e strutture) il Consiglio Atlantico approvò il Nuovo Concetto Strategico, ribadito ed ufficializzato nel vertice dell’aprile 1999 a Washington, che impegna i paesi membri a condurre operazioni militari in “risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza”, per ragioni di sicurezza globale, economica, energetica, e migratoria. Da alleanza che impegna i paesi membri ad assistere anche con la forza armata il paese membro che sia attaccato nell’area nord-atlantica, la Nato viene trasformata in alleanza che prevede l’aggressione militare.

La nuova strategia è stata messa in atto con le guerre in Jugoslavia (1994-1995 e 1999), in Afghanistan (2001-2015), in Libia (2011) e le azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste locali, ed in Siria. Il Nuovo concetto strategico viola i principi della Carta delle Nazioni unite.
Uscendo dalla Nato, l’Italia si sgancerebbe da questa strategia di guerra permanente, che viola la nostra Costituzione, in particolare l’articolo 11, e danneggia i nostri reali interessi nazionali.

L’appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacità di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi costituzionali.
La più alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo alleato in Europa, spetta sempre a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati uniti. E anche gli altri comandi chiave della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. La Nato è perciò, di fatto, sotto il comando degli Stati uniti che la usano per i loro fini militari, politici ed economici.
L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell’Italia agli Stati uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo.
Particolarmente grave è il fatto che, in alcune di queste basi, vi sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.
L’Italia, uscendo dalla Nato e diventando neutrale, riacquisterebbe una parte sostanziale della propria sovranità: sarebbe così in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.

Sito: http://www.noguerranonato.it/

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