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Afghanistan: Oppio alle stelle, mai così tanto (...cuore di tenebra)

di Françoise Chipaux - 05/09/2006

6100 TONNELLATE IN UN ANNO, CHE COPRONO IL 92% DELLA PRODUZIONE MONDIALE

Nel 2006 battuti tutti i record




KABUL. Malgrado gli oltre 2 miliardi di dollari spesi dalla comunità internazionale per la lotta contro la droga, l’Afghanistan batte nel 2006 tutti i record, con una crescita della produzione di oppio del 49 per cento e un aumento della superficie coltivata del 59 per cento.

Secondo il rapporto annuale dell’Undcp (Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta contro la droga e il crimine), reso pubblico sabato 2 settembre, la raccolta prevista - 6.100 tonnellate di oppio, cifra largamente superiore a quella del 1999, annata record sotto il regime dei talebani, con 4565 tonnellate - rappresenta il 92 per cento della produzione mondiale e eccede del 30 per cento il consumo. Qualcosa come 165 mila ettari di terra, circa la metà delle zone irrigate, sono state coltivate a oppio, contro i 104 mila ettari del 2005. «Le notizie sono pessime, e nelle province del Sud la situazione è fuori controllo» ha detto sabato a Kabul Antonio Maria Costa, direttore dell’Undcp.

Fuori controllo
Costa è persuaso che «la chiave è il legame tra l’insicurezza e la cultura del papavero, almeno nelle province del Sud. Noi abbiamo le prove che gli insorti proteggono i convogli in cambio di una parte del reddito della droga», ha sottolineato, spiegando anche che i ribelli, in modo molto sottile, spingono i contadini a coltivare l’oppio per provocare una reazione ufficiale e così attrarre nuove reclute.

Costa, che è andato a più riprese in Afghanistan, ha insistito anche sulla «corruzione» come spiegazione maggiore all’accrescimento della produzione. «Abbiamo dei governi implicati, poliziotti, militari, amministratori provinciali», ha detto. In risposta a una questione sul rinvio del precedente governatore di Helmand, Sher Mohammad Akhund, nominato dal presidente Hamid Karzai al Senato, Costa ha affermato: «Ho chiesto pubblicamente al presidente che gli ufficiali corrotti non siano rinominati ulteriormente, ma scartati. Ciò detto, non abbiamo molti esempi che questo avvenga e speriamo che in questo settore saranno prese iniziative più decise».

Carceri speciali
Ricordando che la comunità internazionale aveva costruito, alla prigione di Pul-i-Charki, un’ala di massima sicurezza con 100 posti letto, Costa ha richiamato il governo ad arrestare e giudicare 100 tra i più grandi trafficanti e coltivatori di oppio: «Proponiamo di espropriare i loro beni e ridistribuirli al popolo, in particolare la terra», ha detto. E ha aggiunto: «Noi vogliamo che questi 100 letti siano occupati nei prossimi mesi». Costa ha tuttavia espresso il suo timore che la prigione di Pul-i-Charki venga occupata solo da piccoli trafficanti: «Dobbiamo ricordarci - e forse ricordare ai nostri partner afgani - che questa prigione di massima sicurezza è stata costruita solo per casi molto importanti e che è così che vogliamo veder utilizzati questi locali».

I tribunali organizzati con l’aiuto della comunità internazionale, che ha formato e addestrato una polizia speciale e dei giudici, hanno trattato 600 casi, di cui 400 sono stati giudicati. Ma quasi tutti riguardano corrieri e piccoli trafficanti.

Speranze e realismo
Il ministro afgano della lotta antidroga, Habibullah Qaderi contraddice le speranze di Costa. «Spero che potremmo fare qualche cosa, ma voglio essere realista: contro i pezzi grossi dobbiamo avere prove, e solo allora possiamo condurli in giudiczio. Questo prende tempo e, al momento, il governo afgano non ha i mezzi per trovare dove sono i loro patrimoni, l’ammontare reale dei portafogli, i mezzi di comunicazione», ha detto, accontentandosi di chiedere l’aiuto della comunità internazionale. Secondo gli esperti, tuttavia, più che di mezzi, è di volontà che i governi afgani hanno bisogno per frenare un fenomeno che rischia di distruggere il paese».