Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le strutture sanitarie in Libano hanno subito gravi danni

Le strutture sanitarie in Libano hanno subito gravi danni

di Valeria Confalonieri - 10/09/2006

La sanità si conta le ferite
Le necessità mediche sono cresciute: richiedono assistenza i feriti, come pure gli sfollati che stanno facendo ritorno ai loro luoghi di origine. Ma il sistema sanitario del Libano è in difficoltà: edifici distrutti, carenza di acqua e di energia necessaria al funzionamento, personale sanitario sotto organico. Questi alcuni dei dati emersi dalla valutazione del Ministero della salute del Libano e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sullo stato delle strutture sanitarie nel Paese.

Uno su quattro non funziona. Sono state esaminate oltre 400 strutture, dislocate nelle zone più colpite dal conflitto. Si trattava di dispensari, centri sanitari, ambulatori e ospedali. Secondo quanto riportato dall’Oms, un quarto degli edifici esaminati non funziona per i danni riportati, la mancanza di personale e di accesso alle strutture,
12 edifici sono completamente distrutti e 38 hanno subito danni gravi. Inoltre rimane critica la situazione rispetto alla fornitura di acqua e di energia. “In diverse aree del Libano, le persone non possono accedere a servizi sanitari funzionanti” spiega Ala Alwan, rappresentante dell’Oms per gli interventi sulla salute in situazioni di crisi. “O sono stati danneggiati gravemente, o non hanno acqua, combustibile o le forniture necessarie a garantire servizi di emergenza, quali le cure ostetriche”. L’acqua potabile appare disponibile soltanto in un terzo delle strutture sanitarie, e solo un quarto è rimasto collegato a un sistema di fognature o a una fornitura energetica. In questo ambito, il 31 percento delle strutture si appoggia a generatori, ma meno di un quinto ha carburante sufficiente per farli funzionare.

Come prima, meglio di prima. L’Oms riporta come l’impatto maggiore dei danni subiti dalle strutture e delle carenze nell’approvvigionamento di acqua ed energia si rifletta soprattutto sui servizi collegati alla maternità. Solo una su quattro delle strutture sanitarie di base appare in grado di offrire cure prenatali, e una su dieci assistenza al parto adeguata dal punto di vista igienico e cure ostetriche di emergenza; inoltre, una su tre è ancora in grado di conservare adeguatamente i preparati vaccinali e solo il 13 percento può fornire alcuni servizi riguardo alla salute mentale. E tutte queste attività, scrive l’Oms, di servizi di assistenza sanitaria prima forniti da tutti questi centri. Un altro aspetto della carenza di assistenza sanitaria è poi rappresentato dalla mancanza di personale: medici di medicina generale, specialisti in ostetricia e chirurgia, infermieri ma anche tecnici di laboratorio, farmacisti, internisti e anestesisti. In parte il personale non era sufficiente anche prima, ma molti sono fuggiti duarnte il conflitto e non sono ancora ritornati al lavoro. “Le persone sono particolarmente vulnerabili adesso, che hanno perso le loro case e i loro mezzi di sopravvivenza” dice ancora Alwan. “Non possono permettersi di spendere per cure sanitarie di base”. Ne consegue la necessità immediata nel settore sanitario: offrire assistenza alle persone sfollate, a coloro che hanno perso tutto. Nel frattempo, ristabilire e migliorare il sistema sanitario nelle zone del Paese maggiormente colpite.