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Gas e sangue

di Luca Pinasco - 14/12/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


I motivi della guerra in Siria non sono confinati al commercio del gas, ma alcuni magnati della finanza proprietari delle maggiori aziende di gas e petrolio accompagnati dalla insaziabile quanto folle classe dirigente degli Stati Uniti e dai fedeli monarchi del golfo, pur di ottenere il controllo delle vie del Gas, non si sono preclusi l'utilizzo di alcun mezzo ne lo scatenarsi di alcuna conseguenza.

  

Imad Shueibi, intellettuale e politologo Siriano di spessore mondiale nonché presidente del “Centro studi strategici di Damasco” qualche anno fa scrisse con estrema lungimiranza che <<Se il ventesimo è stato il secolo del petrolio, il ventunesimo sarà il secolo del gas>>. Non si sbagliava. Al mondo esistono tre paesi capaci di soddisfare a lungo termine il fabbisogno di gas di un intero continente, la Russia, l’Iran e il Qatar. I primi due utilizzano le risorse di cui dispongono per contrastare con accordi commerciali l’egemonia militare e finanziaria anglo-americana ovunque nel mondo, per quanto non sia meritata tale assistenza, anche in Europa. Il terzo è un protettorato degli Stati Uniti nel golfo persico tanto piccolo quanto ricco di risorse utilizzate da tiranni per arricchirsi e per danneggiare chi si oppone ai propri protettori. Nel 2009 Bashar Al Assad si oppose una prima volta alla proposta del Qatar di far passare in Siria il gasdotto Qatar-Turchia. Nel 2010 rifiutò definitivamente il progetto. Questa pipeline partendo dal Qatar, attraverso Arabia Saudita, Giordania, sarebbe dovuta arrivare in Siria dove, riempita ulteriormente di gas Israeliano, avrebbe raggiunto la Turchia per poi lanciarsi verso l’Europa tramite le linee del gasdotto Nabucco (oggi TAP, TANAP e SCP). Tutti gli stati coinvolti dal passaggio di questo gasdotto rappresentano oggi la fazione che in medio oriente finanzia l’ISIS ed è responsabile della morte di 300.000 esseri umani nella guerra in Siria. Oggi sappiamo che quella del 2009 non fu una proposta ma un imposizione, e quasi nessuno si sarebbe mai aspettato fin dove si sarebbero spinti per tentare di realizzarla.

Nel 2011 ebbero cosi inizio la più sanguinosa guerra e la più eroica resistenza di questo secolo. In risposta alla violenta aggressione subita, con estremo stoicismo il presidente Siriano Assad firmò il 25 giugno 2011, mettendosi contro tutte le maggiori potenze mondiali, un atto di sovranità, un atto simbolo della volontà di resistere, simbolo della voglia di non lasciar passivamente cancellare dalle cartine geografiche una nazione dalla storia millenaria. Firmò il memorandum Bushehr, approvando la costruzione della “Islamic Pipeline”, un gasdotto capace di trasportare gas dall’ Iran al Mediterraneo attraverso Iraq, Siria e Libano. Dopo l’approvazione da parte del governo Iracheno nel Febbraio 2013 l’unico ostacolo al progetto è l’ assenza della pace in Siria. Gli stati coinvolti da questo progetto rappresentano la fazione che in medio oriente difende l’esistenza della Siria, la vita e la pace dei Siriani.

In questa competizione per i gasdotti la Russia è uscita in parte sconfitta. Il progetto Southstream nato per portare gas Russo in Europa attraverso il Mar Nero è fallito per volontà di Bruxelles. Il primo di Dicembre 2014 Putin propose il progetto Turkish Stream-Balkan Stream, un gasdotto capace di portare gas in Europa attraverso Turchia, Grecia, Macedonia e Serbia, ma fu da subito tenuto in stallo da una guerra ibrida condotta contro i Balcani dagli Stati Uniti attraverso i due principali centri dell’ intelligence USA nell’ Europa dell’ est quali l’ enorme ambasciata Americana a Skopje e la base di Bondsteel in Kosovo, con l’indispensabile aiuto delle numerosissime ONG di alcuni magnati della finanza come George Soros. Contro Serbia e Macedonia sono stati inscenati tentativi di “rivolta colorata” atti a destabilizzarne i governi, la Grecia e stata tenuta al guinzaglio sotto ricatto finanziario, al Montenegro infine è stato proposto l’ingresso nella NATO causando i presupposti di una guerra civile in un minuscolo paese chiaramente colmo di risentimento a causa dei bombardamenti subiti dall’ alleanza atlantica nel 1999. Lo stop definitivo al progetto Turkish Stream-Balkan Stream è arrivato questo 24 novembre con l’abbattimento dello Sukhoi SU-24 Russo da parte della Turchia. Numerose prove dimostrano che l’attacco Turco sia stato appoggiato da Washington tantoché oggi, dopo lo stop al progetto Turkish Stream annunciato dal presidente Turco Erdogan il 5 Dicembre, possiamo dire con il chiaro obbiettivo di interrompere ogni possibile relazione tra Turchia e Federazione Russa. In ogni caso la Turchia si è prestata volentieri al gioco avendo garanzia da oltre oceano che l’unico progetto che potrebbe togliere alla Turchia il ruolo di Hub per lo smistamento di gas mediorientale, ovvero la Islamic Pipeline, non verrà realizzata. La Russia pur avendo fallito nella costruzione di nuove linee a sud, non soffre certo di carenza di acquirenti. Nel 2011 è stata inaugurata la pipeline North Stream capace di trasportare gas Russo in Germania attraverso il Mar Baltico. L’anno scorso ha firmato un accordo trentennale con la Cina per la fornitura di gas. La scorsa settimana, nonostante le pressioni americane sull’ Unione Europea per interrompere le relazioni con la Russia, la Germania su proposta di Gazprom ha dato il via attraverso le società partecipanti al progetto (E.ON BASF, Wintershall, OMV, Engie e Shell) alla costruzione del gasdotto North Stream 2, il quale ha l’obbiettivo di escludere totalmente l’Ucraina dal commercio del gas, raddoppiando la capacità di trasporto del North Stream.

Tornando al medio oriente, la pipeline Qatar-Turchia è ancora oggi l’unica opzione valida per Washington. Lo dimostra la recente proposta di “nuovo medio oriente” da parte dell’ ex ambasciatore statunitense all’ ONU John Bolton. In questa nuova cartina geografica la Siria e l’Iraq vengono sostituiti da uno stato Sunnita (Sunnistan), uno Sciita (Iraq Sciita) e uno Curdo (Kurdistan), lasciando un corridoio libero a est di Aleppo per collegare il Sunnistan (area ISIS) con la Turchia. Il corridoio è situato esattamente dove dovrebbe passare la tubatura Qatar-Turchia, tra Aleppo e Idlib. I motivi della guerra in Siria non sono confinati al commercio del gas ,ma alcuni magnati della finanza proprietari delle maggiori aziende di gas e petrolio accompagnati dalla insaziabile quanto folle classe dirigente degli Stati Uniti e dai fedeli monarchi del golfo, pur di ottenere il controllo delle vie del Gas, non si sono preclusi l’utilizzo di alcun mezzo ne lo scatenarsi di alcuna conseguenza. Ad oggi negli spezzoni di tubatura non scorre una sola goccia di gas, però sono ricoperti da litri di sangue, del quale ha sporche le mani qualsiasi uomo politico o intellettuale che senza vergogna continua a ripetere “Assad deve andare”.