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Privatizzare i ricavi, socializzare le perdite (sempre sulla Telecommedia)

di Uriel - 17/09/2006

Fonte: wolfstep


La saga Telecom sembra arrivata agli ultimi capitoli. Il gigante morente si contorce, in preda alle convulsioni che precedono la morte. Morte per "agnellizzazione", si potrebbe dire, ovvero per abuso di una strategia tanto cara agli Agnelli, quella di socializzare le perdite dopo aver privatizzato gli utili.
Si parla, come gia' avevo preannunciato, di un'azienda che ha perso tutti i treni possibili:
Vuole cedere la rete fissa oggi, quando nessuno la vuole e a breve le tecnologie wireless la renderanno inutile.
Vuole vendere TIM oggi, mentre siamo all'alba di una nuova era, quella degli operatori virtuali, che ne dimezzeranno il valore nei prossimi 5 anni.
Vuole fare il media provider, oggi che il mercato delle TLC e' esausto e non fornisce gli investimenti.
Quella che e' uscita ieri, e che ha portato alle dimissioni di Provera, e' solo il primo capitolo, il primo treno perso da Telecom.
La rete fissa, nel 2006, e' un suicidio economico. E' costosa, richiede sforzi sempre maggiori di implementazione (a due generazioni di centraline dopo la fine dell' internet analogico, ancora la rete telecom NON arriva alle capacita' della fibra di Fastweb) e non rende.
Si tratta della voce peggiore sul bilancio telecom, la rete fissa consuma risorse in quantita' sempre maggiori. Ma non basta: dall'altro canto garantisce entrate, sinche' Telecom rimane monopolista, ovvero incumbent.
Se fosse stata ceduta anni fa, mettendola DAVVERO in sharing con gli altri operatori, oggi telecom avrebbe meno share con Alice (visto che lo share di Alice e' dovuto essenzialmente alle politiche "un pelino discutibili" di Telecom verso il cliente) , ma avrebbe una montagna di costi di gestione in meno, che sarebbero suddivisi fra gli operatori.
E questo, mentre si tengono artificialmente al palo le tecnologie wireless, inventando che sarebbero "ancora poco affidabili", quando all'estero ormai ci cablano intere citta'.
In un certo senso la rete fissa e' oggi il prezzo da pagare, il conto amaro di una politica stupida e miope: quella di voler tenere a tutti i costi la rete fissa per se'.
Oggi, Telecom e' COSTRETTA a tenersela per se'. Purtroppo per l'azienda, che sta morendo schiacciata dai costi di quel presto inutile catafalco. LA rete fissa oggi e' il simbolo, la bandiera se non la stessa essenza di una miopia tecnologica paurosa, di una stupidita' manageriale senza limiti, di una mancanza di visione clamorosa.
Un conto spaventoso da pagare. Non appena si dara' il via libera alle reti wireless su scala geografica, solo Fastweb potra' sopravvivere in quanto la fibra ottica offre notevoli valori aggiunti E puo' venir usata come trasporto broadband per i punti wi-fi.
Tutti gli altri titolari di reti fisse (=Telecom) si troveranno una catastrofica pietra di mulino al collo. Possedere una rete fissa oggi , nel 2006, e' come essere malati di cancro, HIV ed Ebola nello stesso momento.
Ed ecco qual'era la trovata di Tronchetti, aiutato (sembra. forse. boh?) da un consigliere economico di Prodi: scaricare la rete fissa sullo stato. Con dieci anni di ritardo, quando ormai la rete fissa non la vuole piu' nessuno, quando e' ormai un orpello, Telecom voleva far pagare al cittadino quello che il cittadino ha gia' pagato amaramente.
Voleva scaricare sullo stato il catafalco, "statalizzando" l'infrastruttura, continuando a mantenere i clienti (anzi, se qualcun altro paga la manutenzione della rete fissa i clienti sono piu' "grassi") , tanto poi pagava il cittadino, cioe' lo stato.
Oh, ci guadagnava bene anche il partito: la rete fissa telecom per i partiti politici e' manna. In cambio di un solo nulla osta per un pilastro, o di un solo permessino per la qualsiasi, i partiti contavano su

Appalti ad aziende amiche. Telecom appalta i lavori quasi completamente all'esterno.
Consulenze. In una rete cosi' grande, occorrono consulenze. Le consulenze si perdono nella cifra totale, e quindi possono venir usate come merce di scambio.
Assunzioni. Il personale addetto alla rete telecom , quello assunto, e' spaventosamente sindacalizzato, e perdipiu' spaventosamente politicizzato. Non e' un caso.
In pratica, i furbetti del quartierino volevano mantenere uno dei peggiori baracconi di malcostume politico  in mano ai partiti caricandolo sul bilancio pubblico. L'arrivo dei servizi wireless lo avrebbe trasformato nell'ennesima voce in perdita sul bilancio pubblico, ma tanto paga il fesso contribuente.
Dall'altro canto, Telecom si liberava del catafalco prima che divenisse una voce completamente in perdita, mantenendo pero' i clienti, per i quali avrebbe affittato la rete allo stato. Sempre prima, dicevo, che i servizi wireless rendessero il catafalco inutilmente costoso per il gia' fragile bilancio dell'azienda.
L'italiano medio avrebbe pagato, anzi il canone per la borchia isdn o per l'allacciamento telefonico sarebbero diventate vere e proprie imposte, incontestabili, inamovibili, nemmeno se il mercato spingesse verso il gratuito.
"Liberarsi del canone telecom" (come promettono tanti operatori che chiamano) sarebbe diventato impossibile, perche' esso sarebbe diventato UNA TASSA DELLO STATO.
Qualcuno (non si sa chi) ha sgamato il gioco (per fortuna dei contribuenti), e il furbetto del quartierino ha dovuto dimettersi. Sembra quindi che il catafalco rimarra' sul groppone di Telecom, che ne sara' schiacciata nei prossimi anni.
Adesso, sui tre capitoli, inizia il secondo: la cessione di TIM. TIM e' apparentemente una gallina dalle uova d'oro. Apparentemente, perche' la sua fortuna si basa sul fatto che tutte le licenze UTMS sono comprate e bloccate. Non e' possibile farsi assegnare un roaming ID per poi aprire un operatore virtuale.
In queste condizioni, i vari TIM e compagnia sono avvantaggiati, e quindi TIM vale. Ma la cuccagna scade nel 2007,. quando le licenze scadono. Dopodiche' (coop ha gia' annunciato che lo fara') chiunque con un capitale non eccessivo potra' fare da operatore virtuale, cioe' farsi assegnare un roaming ID e vendere propri cellulari, con proprie sim, eccetera eccetera.
Quindi, TIM e' una gallina dalle uova d'oro, ma e' una gallina che ha un'aspettativa di vita breve. Dopodiche' continuera' ad esistere, sicuramente, ma con ben altro valore.
LA seconda astuzia di Rossi, adesso, e' quella di riuscire a scaricare TIM a qualche pollo disposto a pagarla per quel che NON vale. Cioe', puntando su parole astruse quali l' "italianita'" del'azienda , trovare in italia una coalizione di polli che se la compri al valore azionistico attuale.
Personalmente dubito parecchio che l'azione possa andare in porto, perche' tutti quelli che hanno capitale per una simile operazione sono troppo astuti per cascarci.
Rimane quindi aperto un capitolo della saga Telecom-che-crolla, ed e' quello che vediamo in questi giorni.
Finito questo, finisca come finisca, ci sara' il prossimo: diventare un Media Provider.
Non c'e' al mondo un solo operatore disposto ad unirsi a Telecom in questa impresa. Al massimo, come Murdoch, saranno disposti a VENDERE i contenuti, ma un palinsesto e' lungo e Telecom non ha abbastanza soldi da pagare cosi' tanto.Mediaset, che potrebbe aiutare Telecom, ha gia' detto "vade retro Satana".
Come risolveranno il problema?
Oh, potremmo accettare scommesse: che ne dite di coinvolgere RAI?