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La Terra non è infinita

di Leonardo Boff - 17/09/2006

 
L´espressione «sviluppo sostenibile», usata per la prima volta nel 1972 nel Rapporto Brundtland dell´Onu, è stata adottata da tutti gli organismi internazionali e dai governi di tutto il mondo. Tuttavia fin dall´inizio è stata oggetto di critiche per la contraddizione tra i due termini che la compongono. La categoria di «sviluppo» viene dall´economia reale – quella capitalista – l´economia basata sui mercati oggi su scala mondiale. La logica interna di questa economia è lo sfruttamento illimitato di tutte le risorse terrestri per raggiungere tre obiettivi fondamentali: aumentare la produzione, espandere il consumo e generare ricchezza.

Questa logica implica un lento ma progressivo esaurimento delle risorse naturali, la devastazione dell´ecosistema e una considerevole estinzione delle specie, nell´ordine di 3.000 l´anno, dieci volte di più rispetto al normale processo evolutivo. In termini sociali crea disuguaglianze crescenti poiché sostituisce la cooperazione e la solidarietà con una concorrenza feroce. Oltre la metà degli esseri umani vive in miseria. Questo modello presuppone la credenza in due infiniti. Il primo presume che la Terra possieda risorse illimitate; il secondo che la crescita economica possa essere infinita. I due infiniti sono illusori. La Terra non è infinita perché è un pianeta piccolo, con risorse limitate, molte delle quali non rinnovabili. Se volessimo universalizzare questo tipo di crescita, avremmo bisogno del triplo delle risorse che il nostro pianeta ci mette a disposizione. Oggi ci rendiamo conto che il pianeta Terra non sopporta più la voracità e la violenza di questo modo di produzione e di consumo. Nonostante le critiche, il concetto di "sviluppo sostenibile" può essere utile per definire un tipo di sviluppo in regioni limitate e in ecosistemi definiti. Postula la possibilità di preservare il capitale naturale, razionalizzare l´uso delle risorse e mantenere la capacità di rigenerazione di tutto il sistema. È possibile, per esempio, una utilizzazione delle ricchezze naturali della foresta amazzonica in modo che conservi la sua integrità e rimanga aperta alle esigenze delle generazioni presenti e future.

Tuttavia, in termini di strategie globali, che riguardano tutto il pianeta con i suoi ecosistemi, il paradigma utilitaristico, devastatore e consumista imperante produce un tasso di iniquità ecologica e sociale insopportabile per la Terra. La soluzione va trovata in un nuovo paradigma di convivenza tra natura, Terra e Umanità che garantisca centralità alla vita, mantenga la sua diversità naturale e culturale e garantisca il sostrato fisico, chimico ed ecologico per la perpetuazione e l´ulteriore evoluzione. È qui che si inserisce la questione dell´etica. Oggi, come mai prima nella storia del pensiero, la parola ethos nella sua accezione originale, ha acquisito attualità. Ethos in greco significa dimora umana, lo spazio di natura che riserviamo, organizziamo e curiamo per farne il nostro habitat. Però oggi ethos non è solamente la dimora che abitiamo, la città in cui viviamo o il paese al quale apparteniamo. Ethos è la Casa Comune, il pianeta Terra. Di conseguenza abbiamo bisogno di un ethos planetario.

Il fondamento di questa nuova etica è esposto in due documenti. Il primo - la Carta della Terra – è internazionale e venne assunto dall´Unesco nel 2000. Il secondo è stato approvato nel 2002 dai ministri dell´Ambiente latinoamericani e si intitola: "Manifesto per la Vita. Per un´Etica della Sostenibilità". Entrambi questi documenti hanno molto in comune con gli Obiettivi per lo Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Utilizzerò liberamente le proposizioni di questi testi in una elaborazione personale. Lo scenario di fondo è ben espresso nell´introduzione della Carta: «Le basi della sicurezza globale sono minacciate». Questa situazione ci obbliga a «vivere un sentimento di responsabilità universale, identificandoci con tutta la comunità degli esseri viventi terrestri come con le nostre comunità locali». La situazione è tanto urgente che obbliga «l´umanità a scegliere il suo futuro. L´opzione è formare un´alleanza globale per prendersi cura della Terra e gli uni degli altri, o altrimenti rischiare la nostra distruzione e la devastazione della diversità della vita». La nuova etica deve nascere da una nuova ottica, ossia: «L´umanità è parte di un vasto universo in evoluzione; la Terra, nostra dimora, è una comunità di vita unica; la Terra offre le condizioni essenziali per l´evoluzione della vita; ciascuno condivide la responsabilità per il presente e il futuro, per il benessere della famiglia umana e di tutto il mondo degli esseri viventi; lo spirito della solidarietà umana e di parentela con tutte le forme di vita si rafforza quando viviamo il mistero dell´esistenza con rispetto, il dono della vita con gratitudine e il posto che l´essere umano occupa nella natura con umiltà». La Terra, la vita e l´umanità sono espressioni dello stesso e immenso processo evolutivo iniziato tredicimila milioni di anni fa e formano un´unica realtà complessa e diversificata.

La Terra è Gaia, un superorganismo vivente. L´essere umano (la cui origine filologica viene da humus=terra fertile e buona) è la Terra stessa che sente, pensa, ama, si prende cura e venera. La missione dell´essere umano, come portatore di coscienza, intelligenza, volontà e amore, è prendersi cura della Terra, essere il giardiniere di questo splendido giardino dell´Eden. Questa missione deve essere oggi urgentemente risvegliata, perché la Terra, la vita e l´Umanità sono malate e minacciate nella loro integrità. In breve la Carta della Terra postula: «vivere un modo di vita sostenibile». Questo è il nuovo principio di civiltà, un sogno promesso per il futuro della vita. Più che parlare di "sviluppo sostenibile" occorre assicurare il sostentamento della Terra, della vita, della società, dell´Umanità. Dice bene il Manifesto per la vita: «L´etica della sostenibilità colloca la vita in cima agli interessi economico-politici o pratico-strumentali; l´etica della sostenibilità è un´etica del rinnovamento permanente della vita, da cui tutto nasce, cresce, si ammala, muore e rinasce». Il risultato di questa etica è ciò che più cerchiamo in questi tempi: la pace. Nella definizione che ne dà la Carta, la pace è «pienezza creata mediante relazioni corrette con se stessi, le altre persone, le altre culture, le altre forme di vita, la Terra e con il Tutto di cui siamo parte». L´umanità deve camminare verso questo nuovo tipo di futuro; la situazione attuale è di crisi ma non di tragedia e sicuramente, come altre volte, sarà in grado di incontrare le nuove condizioni per realizzare la vita e il suo destino.

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Traduzione di Cristiana Paternò
Leonardo Boff, teologo, è scrittore e membro della Commissione Internazionale per la Carta della Terra