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Folza Intel!

di Antonio Serena - 07/06/2016

Folza  Intel!

Fonte: Liberaopinione


 

Ho avuto un attimo di commozione leggendo che la mia squadra del cuore, l’Inter, è stata acquistata dai cinesi. Avevo già faticato molto a digerire per anni che scendessero talvolta in campo undici stranieri su undici giocatori, ma sarà ancor più difficile adattarmi a sentir gridare dagli spalti: “Intel, Intel!.....”. Se ne andrà anche Moratti, leggo sulla stampa. Moratti senior, junior…solo ricordi. Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Mazzola, Corso……Sembra ieri.

Giorno per giorno mi sento togliere qualcosa di mio, di profondamente mio: mi sento sprofondare la terra sotto i piedi. Loris, il pizzicagnolo vicino a casa mia, ha chiuso la scorsa settimana, appena prima di Marietto, il calzolaio. Ormai le scarpe si gettano nei rifiuti mezze nuove e si acquista tutto al supermercato. Si trova anche il pane, al supermercato: viene dalla Bulgaria, Ungheria, Moldavia, comprato già fatto e confezionato con il processo di fabbricazione del “pane istantaneo”, molliccio e senza crosta. Mi ricordo che per andare a scuola, alle elementari, facevo il giro largo per passare davanti al fornaio, solo per sentire l’odore del pane appena sfornato.

Ho chiesto a mio figlio, 14 anni, quello che sta cercando da anni di globalizzarmi portandomi al McDonald’s, se ha mai sentito parlare di carne chianina, una specie bovina allevata nel Centro Italia: mi ha guardato come avessi bestemmiato. Mi ha risposto che a scuola gli hanno detto che il nostro Paese compra la carne all’estero perché costa meno. E’ vero. Qui costa tutto troppo, a cominciare dalla terra. In Irlanda un ettaro di terra agricola costa 5/6 mila euro, a Ferrara sei volte tanto. Perché continuare a produrre in perdita? Meglio importare l’olio dalla Tunisia e i pomodori in scatola dalla Cina. Costano meno. E il “made in Italy”? E’ una presa per il culo a cominciare dal marchio, scritto in inglese.

A mio figlio ogni tanto recito qualche poesia a memoria: “L’albero a cui tendevi la pargoletta mano…”… “Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia…”. Il più delle volte termino la poesia che lui è già lontano. Del resto, nel sessantotto, anche a me hanno detto che non serviva imparare le poesie a memoria, come pure il latino o il greco: lingue morte.

Quando ero piccolo mia madre mi spiegava che ogni cibo va accoppiato a determinati contorni e a determinati vini. Mi diceva anche che i maglioni e i pantaloni andavano piegati e riposti sulla sedia prima di andare a letto. E che ci si doveva lavare ogni giorno e cambiare soprattutto la biancheria intima. “Capita un incidente o che ti ammali e devi andare di corsa all’ospedale…devi essere sempre pulito sotto…”, mi diceva. Stava su di notte, mamma, per cucirmi i pantaloni strappati. Oggi i jeans strappati sono un segno di qualità, sono “firme” e costano molto di più di quelli integri.

Capitava per strada, una volta, di urtare un’altra persona e immediatamente scattava il “mi scusi”; oggi se uno ti urta e ti chiede scusa, ti giri meravigliato. E chi è, un marziano?

Sembra sia passato un secolo da quando mio padre si recò in commissionaria a comprare una FIAT nuova. Per errore aveva portato con sé dieci mila lire in meno. Il venditore, che lo conosceva, gli disse: “Cavaliere, non si preoccupi, quando ha occasione di ripassare…senza fretta”. No, tornammo a casa e ritornammo con i soldi giusti: 27 + 27 chilometri di rettitudine. Ma a quei tempi i soldi erano soldi e le banche non ti accordavano prestiti con rate mensili superiori al tuo stipendio per poi venirti a pignorare la casa.

Quando ero giovane sentivo dire che se un uomo uccide per difendersi è legittima difesa e il giudice ti assolve; ora non più. E successo poco tempo fa dalle mie parti che uno abbia trovato il ladro in casa e lo abbia freddato venendo condannato a risarcirne la famiglia; eccesso di legittima difesa. Forse prima di sparare doveva chiedergli: “Scusi, lei ha intenzione di uccidermi?”,

Mi devo rassegnare, il mondo è cambiato. Ma è davvero cambiato il mondo o è questo paese ad essere ammattito? Me lo chiedo sempre quando vado in Austria e vedo che tante cose diverse e se parcheggi l’auto in maniera sbagliata o getti un pezzo di carta a terra la gente te lo fa subito notare. Anche in Francia la gente mi pare un po’ diversa: dopo l’approvazione da parte del Parlamento del loro Jobs Act giovani e meno giovani sono andati in piazza scatenando un finimondo; qui si fanno rapinare da Veneto Banca o dal Consorzio Vattelapesca che ti fa pagare i servizi senza darteli e tutti brontolano ma pagano.  Che la nostra gente, nota un tempo per essere un “popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori….”, sia diventata all’improvviso un popolo di coglioni?

Quel signore che mio figlio chiama “l’inamidato” per la sua postura rigida e il volto imbiancato e pallido è andato il 24 maggio scorso ad Asiago scusandosi quasi per avere il nostro Paese vinto la guerra contro l’Austria nel 1915-‘18 , facendo così passare per utili idioti i 600 mila morti immolatisi per la loro Patria. Forse che, invece di “tacere e andare avanti”, dovevano ribellarsi e disertare? Ma allora perché il presidente americano Obama, visitando il Giappone poco tempo dopo, ha detto che non intende affatto scusarsi per i 200 mila morti causati nel 1945 dalle atomiche sganciate su Nagasaki ed Hiroscima? Chi ha ragione tra il pallido e l’abbronzato?

Laura Boldrini, “Presidenta” della Camera, incurante del fatto che tra pillole, aborti e massacro della famiglia muoia in Italia più gente di quanta non ne nasca e ogni anno 500.000 italiani abbandonino la loro terra, non si preoccupa più di tanto: “Il nostro paese non morirà, – ha detto - questo flusso migratorio così importante avrà il fine di rimpiazzare e chi se ne va, e chi non nasce. Sul territorio italiano si contano ormai 4 milioni di bambini immigrati, che senso ha fare figli ormai? Tanto vale adottare un immigrato, è la migliore soluzione…si sfama un bambino (anche se di altri) e si evita di andare incontro a molte complicanze! L’immigrazione salverà il nostro paese rendendolo più ricco e multiculturale”.

E allora come mai il leader del suo partito, Nichi Vendola, comunista duro e puro, invece di adottare un bambino, è andato all’estero con il suo compagno Eddy Testa per affittare l’utero di una poveraccia e farle partorire Tobia Antonio? Il tutto, riporta il “Corriere della Sera”, per una cifra che si aggira tra i 135 mila e i 170 mila euro?

In fondo io devo molto a questa signori che mischiano i pacifisti ai combattenti, resuscitano i partigiani e straparlano di femminicidi.  Perché mi hanno spiegato a chiare lettere che quello che vedo è proprio vero, che è addirittura istituzionalizzato, che non è un sogno. Dandomi la forza per continuare ad essere un “razzista”, cioè uno che difende le sue identità di veneto, di italiano, di europeo; che ama la propria Patria, la sua Storia, le sue Tradizioni e i suoi confini e che apprezza la solidarietà ma non le invasioni programmate; che predilige la famiglia tradizionale con un papa’ e una mamma e non con il genitore 1 e il genitore 2 e che ama  i pomodori colti nell’orto e l’odore del pane che esce dalla bottega del fornaio. Che non ci sono più, ma che mi illudo tornino presto nelle tavole di tutti non appena questo mondo infame ubriacato dal lucro e dall’usura tornerà a riscoprire le sue origini e suoi valori immortali.