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Petrolio: le montagne russe dei prezzi

di Ugo Bardi - 25/09/2006

 
Un paio di anni fa, una televisione finanziaria mi invitò a una loro trasmissione sul petrolio. In onda, mi chiesero, "Professore, ma come mai il petrolio è a 38 dollari al barile?" Mi venne in mente di rispondere, "perché non è a 37 e nemmeno a 39", ma non sarebbe stato gentile. Quindi cercai di spiegare rapidamente come il progressivo esaurimento delle risorse "facili" stava portando a una strozzatura della capacità di produzione e quindi a un aumento dei prezzi.

La mia spiegazione non ebbe molto successo. Uno dopo l'altro, gli ospiti della trasmissione dissero tutti più o meno la stessa cosa: che le risorse erano abbondanti, che non c'era problema, che i prezzi si sarebbero rapidamente abbassati e uno addirittura ripetè la famosa idea che "Nei prossimi anni si potrà facilmente raddoppiare la produzione di petrolio dall'Arabia Saudita." Ripensandoci oggi, se avessi detto che il petrolio avrebbe superato i 70 dollari al barile in un paio di anni, forse mi avrebbero preso a legnate.

Uno dei problemi che abbiamo con il petrolio è la fissazione che hanno molti addetti ai lavori con le tendenze a breve termine dei prezzi. Al tempo dell'intervista di cui vi ho raccontato, la grande preoccupazione era se il petrolio avrebbe superato i 38 dollari al barile. Qualche settimana fa, con il petrolio a oltre 75, tutti si domandavano se saremmo arrivati a 100. Oggi che il petrolio si è abbassato ad avvicinarsi ai 60 dollari al barile, è un coro che dice che tutti i problemi sono finiti, che la storia del picco del petrolio era una bufala e chissà perché ci siamo preoccupati tanto. D'altra parte, solo pochi anni fa, nel 1999, il petrolio si vendeva a 10 dollari al barile e tutti erano preoccupati che scendesse a 5 o anche meno.

Evidentemente, se continuiamo a preoccuparci soltanto delle montagne russe dei prezzi, magari ci divertiamo, ma non andiamo molto lontani. Se non guardiamo le tendenze un po' più a lungo termine, non riusciremo a capire che cosa sta succedendo. E le tendenze le vediamo in questa figura, con i prezzi del petrolio degli ultimi cinquant'anni.



Siamo da trent'anni in una fase di oscillazioni fortissime. Oscillazioni che hanno periodicità molto diversa, alcune anche decennale e quindi impossibile da percepire guardando il prezzi del Nymex tutti i giorni. Possiamo dire però con certezza che dopo il 1973 (la prima crisi del petrolio) il prezzo medio è sempre stato alto e non è mai più tornato ai livelli bassi di prima della crisi.

Nel prossimo futuro, il petrolio potrebbe abbassarsi anche di parecchio, non ci sarrebbe da stupirsi se tornasse sotto i 50 dollari al barile, o anche sotto i 40 il che darebbe ancora più fiato agli abbondantisti che cercano di convincerci che non c'è nulla di cui preoccuparsi. Oppure potrebbe salire a 100 dollari al barile, ma sarebbe altrettanto sbagliato prendere questo valore come la prova del picco del petrolio.

Prevedere gli andamenti dei prezzi è difficile, probabilmente impossibile. L'unica cosa che possiamo dire con certezza è che i tempi del petrolio facile sono finiti. Prendiamone atto e agiamo di conseguenza.

Ugo Bardi
Presidente di AspoItalia
Fonte:
http://petrolio.blogosfere.it/