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Israele? “Viola la risoluzione 1701 dell’Onu”

di Dagoberto Husayn Bellucci - 26/09/2006

 
Era ovvio, anche se non gradito agli atlantici, che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite prestasse attenzione al dossier relativo alla situazione del Libano dopo l’aggressione israeliana e la decisione di inviare il contingente rafforzato Unifil.
Anche se ufficialmente non era prevista alcuna discussione né figurava all’ordine del giorno dei lavori dell’assise internazionale di Nuova York il “caso Libano” è emerso come il principale tra i temi caldi della politica internazionale.

I principali media internazionali hanno focalizzato la loro attenzione in queste ultime quarant’otto ore su alcuni temi di altra attualita’: dal nucleare iraniano alle polemiche che hanno accompagnato il discorso di papa Benedetto XVImo , dalla situazione in Iraq a quella recentissima ungherese.
Ma la politica mondiale ha dovuto inevitabilmente fare anche i ‘conti’ con il mondo islamico, un rapporto che è stato al centro delle discussioni della diplomazia mondiale nella sede delle Nazioni Unite, assise mondialista per eccellenza.

Un vertice molto atteso anche per l’inevitabile faccia a faccia , almeno sul piano dialettico, tra il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad e il suo omologo americano George W. Bush.
Una polemica che, al di la’ di ogni ragionevole dubbio, si è mostrata essenzialmente come uno scontro tra due visioni opposte del mondo: da un lato quella iraniana a difesa degli oppressi e dello sviluppo dei paesi del cosiddetto Terzo Mondo (i “mustadhafin” dell’Islam al quale si appellava lo stesso Imam Khomeini) e dall’altro lato l’aggressiva e arrogante politica atlantico-sionista che l’amministrazione statunitense persegue senza sosta in nome dei suoi interessi strategici e dei suoi programmi egemonici.

Washington non ha ancora mandato giù la pessima figura fatta dal suo alleato sionista contro Hizb’Allah. L’aggressione israeliana che doveva piegare definitivamente la Resistenza libanese si è risolta in un sostanziale smacco per le truppe di terra dell’entità che occupa la Palestina e per il suo esecutivo Olmert.
E così, mentre “Israele” è ancora convalescente per le ferite di un conflitto che ha pretestuosamente scatenato contro un intera nazione e l’America cerca nuove strategie per dominare un Vicino Oriente che continua a rappresentare il principale ostacolo all’One World mondialista, il Libano rimane al centro delle attenzioni della politica mondiale.

La delegazione libanese al Palazzo di Vetro comprendeva oltre al Presidente della Repubblica, Emile Lahoud, anche il Ministro degli Affari Esteri, Faouzi Sallouk, l’incaricato per gli affari libanesi della delegazione permanente all’Onu, signora Caroline Ziade’ e l’ambasciatore del Libano, Bassam Naamani.

Già martedì scorso Lahoud ha risposto una volta ancora ai giornalisti stranieri sulle numerose questioni irrisolte postbelliche.
Secondo il Presidente libanese infatti la situazione non è affatto stabilizzata perché “Israele continua a violare quotidianamente la risoluzione Onu nr 1701” e “a più di un mese dalla cessazione delle ostilità il Libano e Israele non hanno ancora raggiunto un cessate il fuoco”.

Il Capo dello Stato ha trasmesso al Segretario Generale dell’Onu, Kofi Annan, queste critiche rivolte all’entità sionista che pretende dettare le sue condizioni anche sul destino della forza internazionale di “pacificazione” dell’Unifil i cui ranghi sono stati rinforzati nel Libano meridionale.

A trasmettere queste note polemiche di Lahoud e del Libano è stato il Ministro degli Esteri, dr. Sallouk , che ha avuto un incontro di un ora con il Segretario Generale Kofi Annan.

Nella lettera inviata alle Nazioni Unite il Presidente della Repubblica aveva sollecitato l’adozione di cinque punti essenziali per mettere fine alle quotidiane violazioni sioniste contro il territorio , lo spazio aereo e navale libanesi.

Tra questi cinque punti proposti da Lahoud all’Onu figurano:
1) la necessità di precisare quale sarà il meccanismo da adottare per arrivare alla completa liberazione delle Fattorie di She’eba - secondo le disposizioni della risoluzione 1701;

2) arrivare a fissare un cessate il fuoco permanente e definitivo tra il Libano e Israele;

3) la necessità di fare pressioni su Israele (sic! pura utopia pensare ad una politica anti-israeliana dell’Onu) per l’arresto immediato delle quotidiane violazioni della stessa risoluzione 1701;

4) la necessità di inviare in Libano degli esperti delle Nazioni Unite per esaminare minuziosamente i danni catastrofici causati contro le infrastrutture civili del paese dalle 200.000 bombe a frammentazione lanciate da “Israele” (questo paese che ama definirsi e autoincensarsi come la sola “democrazia” del Vicino Oriente e sparla di “pace e libertà” ad ogni pie’ sospinto accusando tutto e tutti di “antisemitismo” ogni qualvolta qualcuno provi solo a muovere una seppur minima critica alla sua quotidiana politica di genocidio commessa senza alcuna pietà contro un intero popolo);

5) la necessità infine di imporre all’entità sionista di donare al Libano la carta topografica esatta delle mine deposte sul territorio del paese dei cedri durante la recente aggressione.

Il Capo dello Stato libanese aveva preso parte ad un incontro, martedì scorso, con lo stesso Kofi Annan e ha ricevuto la solidarietà di numerose delegazioni presenti ai lavori della 61.ma assise delle Nazioni Unite.
I principali temi che Lahoud ha evocato ai suoi interlocutori sono stati poi ripresi e sviluppati nei quindici minuti a lui concessi per il discorso di ‘routine’ che ha tenuto giovedì.

Il presidente libanese non aveva nell’agenda incontri né con il suo omologo statunitense né con Jacques Chirac: il presidente francese infatti, una volta calcato il suolo americano si è subito affrettato a smentire le proprie dichiarazioni precedenti di dialogo sia in favore del Libano che per una soluzione della crisi diplomatica Occidente-Iran.
L’America addirittura di fatto rifiuta anche di riconoscere la legittimità presidenziale libanese e con un ennesima caduta di stile ed uno sgarro diplomatico ‘classico’ per gli eredi dei mandriani del “West” ha perso una buona occasione per rilanciare quel processo di pace nel Vicino Oriente di cui ama tanto blaterare il Segretario di Stato Usa , “madame” Condoleeza Rice, e per il quale abbiamo tutti quanti - qui in Libano - visto l’alacre lavoro e l’efficiente operatività “made in Usa”.

La stessa ‘efficiente’ operatività con la quale l’aviazione sionista colpiva quotidianamente strade e ponti del Libano; la stessa alacre tenacia con cui venivano ‘distribuite’ bombe a grappolo sui territori meridionali e nella Beqa’a e l’identica volontà di morte che - in Libano come in Iraq - contraddistingue le strategie di “democratizzazione” dei padroni del mondo.

Un mondo che comincia a capire cosa intrendano per “pace” e “normalizzazione” e “democrazia” gli atlantici. Si chiamino Bush o Rice, Rumsfeld o Blair, Olmert o Peres costoro stanno disegnando, con il sangue fresco di migliaia di innocenti vittime delle loro trame e dei loro complotti dalla Palestina all’Afghanistan, un Nuovo Ordine Mondiale che gronda del sangue di centinaia di migliaia di innocenti trucidati dall’arroganza, dall’avidità, dall’invidia e dalla perfidia della politica statunitense e dalle strategie piccolo-egemoniche del suo alleato sionista.

Un secolo e mezzo di massacri perpetrati nei quattro angoli del pianeta hanno fatto degli Stati Uniti d’America la prima potenza criminale del pianeta.

Mezzo secolo di efferati delitti e di stragi inumane hanno dato all’entità criminale sionista la palma di principale stato-canaglia della regione vicinorientale.

Come aveva ricordato in occasione della sua visita a Teheran, qualche settimana or sono, il presidente venezuelano Hugo Chavez è diventato un imperativo etico e morale , un dovere di coscienza e una legittima aspirazione di tutti i popoli oppressi di porre fine a questo “impero di morte, sangue e dolore” che Washington e i suoi infami alleati (Israele e la Gran Bretagna) stanno costruendo giorno dopo giorno.

E’ vero, tuttavia che Israele e Stati Uniti non hanno ancora mollato la presa . Pensano che il Governo Unico Mondiale sia il destino ineluttabile per l’umanita’... peccato , per loro, che il mondo intero e i popoli del pianeta stiano sonoramente rispedendo al mittente qualsivoglia progetto di omologazione planetaria.