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Ilan Harari, generale israeliano: in Libano abbiamo perso

di Alessia Lai - 26/09/2006

 

Ieri, la dichiarazione di Ilan Harari, alto ufficiale delle forze armate israeliane, ha coronato la giornata di festeggiamenti indetti da Hizbollah per celebrare le vittoria della Resistenza libanese.
Secondo quanto riferito da ‘Ha’aretz’, infatti, l’ex comandante di battaglione nell’unità scelta della Brigata Golani, ha detto in una conferenza, parlando a degli ufficiali dell’esercito ebraico, di ritenere che Israele abbia perso la guerra in Libano.
Alla dichiarazione ha reagito aspramente il capo di Stato maggiore Dan Halutz, affermando che “i soldati che hanno combattuto, non la pensano così”.
Ma i fatti parlano chiaro, nonostante la propaganda occidentale sorvoli sulla vittoria ottenuta dal Partito di Dio sull’esercito israeliano. La guerriglia, almeno secondo quanto blateravano agli inizi dell’aggressione i vari portavoce di Tel Aviv, avrebbe dovuto cedere dopo pochi giorni di bombardamenti da parte dell’aviazione sionista, le sue roccheforti sarebbero dovute essere state distrutte, Hassan Nasrallah catturato o ucciso. Previsioni più che ottimistiche visto poi l’evolversi del conflitto.
Così, ieri, Hizbollah ha festeggiato la vittoria.
A Beirut sud, nel quartiere di Haret Hreik, letteralmente raso al suolo dalle bombe israeliane, ha avuto luogo una grande manifestazione convocata da Seyyed Hassan Nasrallah, leader del Partito di Dio, una settimana fa. L’evento è stato trasmesso in diretta da ‘al Manar’, l’emittente di Hizbollah. Avvolti nelle bandiere libanesi mischiate a quelle gialle e verdi della Resistenza sciita, i militanti del ‘Partito di Dio’ hanno cominciato ad arrivare a Beirut già da giovedì sera per partecipare al raduno, cui hanno preso parte anche i ministri del movimento sciita nell’esecutivo libanese.
Presenti nella piazza di Hadath, ai margini col quartiere cristiano  della periferia meridionale, anche rappresentanti delle forze alleate  di Hezbollah: gli sciiti di Amal, i cristiani del generale Aoun e del  tripolino Samir Franjie, i comunisti prosiriani e membri del Partito  Social Nazionale pansiriano. E anche Nasrallah, il segretario della resistenza sciita libanese, era presente alla grande manifestazione, nonostante l’annunciata intenzione israeliana di assassinarlo.
Era dal 12 luglio scorso che non compariva in pubblico e il suo arrivo nella parte meridionale della capitale è stato salutato da un boato della folla, calcolata in non meno di un milione di persone, in un Paese la cui popolazione non arriva ai quattro milioni di abitanti.
“E’ una grande vittoria divina – ha affermato Nasrallah rivolgendosi alla folla riunitasi nella capitale - perché solo con l’aiuto di Dio abbiamo potuto ottenere questo risultato”.
Il leader di Hizbollah ha elogiato “i combattenti della Resistenza” per essere “riusciti a far fronte al più potente esercito del Vicino Oriente, da terra, dai cieli e dal mare. In poche migliaia, avete respinto la flotta nemica, i carri armati nemici, avete resistito a cielo aperto contro i raid aerei per settimane”. Nel suo discorso, durato un’ora e un quarto, Nasrallah si è poi rivolto a Usa e a Israele,  avvertendoli che il loro obiettivo, quello di “schiacciare Hezbollah”, è  fallito e che “la guerra americana” è stata respinta. Il capo del ‘Partito di Dio’ ha attaccato anche i leader arabi che sin dall’inizio della guerra avevano annunciato di non voler  combattere a fianco del Libano e ha mandato un messaggio all’Unifil-2: “siete i  benvenuti a patto che non proverete a disarmarci e a patto che  rispetterete la missione della risoluzione 1701”.
L’ultima parte del discorso lo ha riservato al governo-fantoccio libanese alleato di Washington. “all’interno del paese: l’attuale esecutivo non è in grado di  difendere e di mantenere il Libano unito – ha dichiarato - per questo chiediamo un  governo di unità nazionale per un Libano forte, in grado di liberare  le terre occupate e di far tornare a casa i nostri prigionieri”. 
Per domenica prossima intanto, il leader  cristiano delle ‘Forze libanesi’, il criminale di guerra amico della Casa Bianca Samir Geagea, esponente del fronte contrapposto al Partito di Dio, ha convocato una contromanifestazione. Ma la folla oceanica che ha celebrato la resistenza libanese ha dimostrato ancora una volta da che parte stia il popolo del Paese dei Cedri, nonostante il debole esecutivo di Beirut continui a mantenere le sue posizioni filo-occidentali e mentre i rappresentanti dell’ala di maggioranza anti-siriana continuano ad attaccare Hizbollah additando il partito sciita come la causa della guerra.