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Finanza islamica: le ragioni di un boom

di Paolo Petrillo - 01/10/2006

 
"Quella dei prodotti finanziari islamici, che cioe' rispettano i precetti della legge coranica, e' una categoria relativamente nuova, affacciatasi sul mercato all'inizio degli anni '90. Una categoria che ha conosciuto una crescita costante fino al 2001, una flessione considerevole fra il 2001 e il 2003 e che infine, in questi ultimi anni, registra una ripresa decisamente molto vivace". A commentare al VELINO l'andamento dei prodotti finanziari islamici, che secondo un recente rapporto di Standard & Poor's sono in piena espansione con una media di crescita annua dell'11 per cento e un complessivo giro d'affari stimabile intorno ai 300 miliardi di dollari, e' Gianmaria Piccinelli, preside della facolta' di Studi Politici per l'Alta formazione Europea e Mediterranea "Jean Monnet" della seconda Universita' di Napoli.

Per essere riconosciuti come appartenenti alla famiglia dei prodotti finanziari islamici, gli investimenti in questione devono naturalmente corrispondere ad alcune linee guida: ad esempio il divieto di prender parte a "speculazioni" oppure di partecipare ad imprese legate al settore del gioco d'azzardo, della lavorazione della carne suina o della produzione e distribuzione di alccol. "Al di la' di queste caratteristiche pero' - spiega Piccinelli - cio' di cui stiamo parlando non si differenzia molto dai prodotti cui e' abituato un investitore occidentale. Si tratta fondamentalmente di investimenti in titoli azionari (le obbligazioni, rappresentando titoli di debito, sono infatti vietate dalla sharia, Ndr) ad alto rischio. Spesso anzi abbiamo a che fare proprio con lo stesso titolo, ad esempio Microsoft, quotato sia sul Dow Jones, che sull'Islamic market index ad esso collegato".

Vari sono i motivi che contribuiscono a spiegare l'espansione del settore. "Alla base di questa crescita - spiega Piccinelli - vi e' naturalmente il rialzo dei prezzi del petrolio, che per i Paesi medio-orientali si traduce in una grande abbondanza di capitali liquidi e nella consguente domanda di prodotti finanziari. Un fenomeno che produce conseguenze interessanti anche in Europa: la regione tedesca della Sassonia, ad esempio, ha rilasciato un titolo di debito pubblico conforme con le regole della sharia. Questo perche' ci si sta rendendo conto che al di la' dei requisiti etico/religiosi si tratta di titoli che possono tranquillamente convivere sui mercati occidentali, in grado di competere con i prodotti non islamici. Cosa che ha comportato anche una forte espansione delle societa' d'intermediazione, nate soprattutto nel Golfo, che propongono soprattutto fondi d'investimento islamici". Elementi che contribuiscono a far si' che il settore, senza incontrare particolari problemi d'integrazione con il resto del mondo finanziario, cresca molto rapidamente agevolato in cio' anche da fattori di carattere religioso e culturale. "L'aspetto religioso naturalmente incide - commenta il docente universitario -.

Potendo scegliere, il credente musulmano preferisce orientarsi verso un prodotto la cui compatibilita' con la legge islamica e' garantita da una certificazione e che quindi possa essere acquistato o ceduto con la buona coscienza di non violare i precetti della sharia". Intervenendo al recente incontro del G7 a Singapore, il segretario al Tesoro Usa Henry Paulson ha invitato i propri colleghi a fare molta attenzione nell'intrattenere rapporti economici con l'Iran di Mahmoud Ahmadinejad, data la possibilita' che parte di quelle risorse possano poi finire a finanziare i circuiti del terrorismo islamico. Una preoccupazione che potrebbe essere estesa, almeno in teoria, all'intero mondo musulmano ma che Piccinelli non sente di condividere in toto. "Il problema della trasparenza e della liceita' dei comportamenti bencari e dei grandi capitali internazionali non riguarda solo il mondo islamico", precisa Piccinelli: gli altissimi profitti che provengono dal traffico d'armi e ancor piu' da quello degli stupefacenti rappresentano infatti un potente elemento di seduzione, a prescindere dai confini nazionali o religiosi.

"Oggi - ammette pero' il docente - vi e' una grande attenzione all'interno del mondo musulmano verso quelle azioni volte a sostenere l'Islam in ogni parte del mondo e comunque a limitare quelli che l'Islam considera come veri e propri attacchi alla propria religione. Si tratta di capitali che si muovono in una direzione e con sentimenti fortemente anti-occidentali. Sono fondi che provengono soprattutto dai Paesi del Golfo, e che non sempre vengono fatti girare attraverso i normali canali bancari". "La grande domanda che l'Islam si pone riguarda la possibilita' di una reazione contro il mondo occidentale, fondata su ragioni storiche e culturali di varia ragione, che oggi viene vista come possibile - conclude Piccinelli -. Alcuni considerano la possibilita' in termini politici, e pensano sia arrivato il momento per il mondo musulmano di affermare la propria autonomia, in modo analogo a quanto operato dall'Occidente negli ultimi secoli. Altri invece ritengono che

Paolo Petrillo -(Velino)
Fonte:
www.legnostorto.com
28.09.06