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L’ONU del Sud del mondo

di Tito Pulsinelli. - 13/10/2006

Fonte: Selvas.org

Dal 14 al 17settembre all'Avana si è svolto il 14º Summit del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL). All’incontro dei 118 Paesi hanno partecipato più di cinquanta capi di Stato e di Governo, tra i quali il sudafricano Tabo Mbeki, incaricato del Gruppo dei 77 in questa fase; l’algerino Abdelaziz Bouteflika; i presidenti della Bolivia Evo Morales e del Venezuela Hugo Chávez; Mahmud Almanideyad, dell’Iran e i massimi rappresentanti dell’ONU, dell’Organizzazione per l’Unità Africana e della Lega Araba. Inoltre gli osservatori di 11 Paesi e una trentina di invitati da vari continenti e paesi europei.



:: MNOAL ::



Al Movimento dei Paesi Non Allineati deriscono 118 Paesi:

53 dell'Africa,

38 dell'Asia,

1 dell'Europa,

26 dellAmerica Latina e Caribe.

Per l'America latina e Caribe erano presenti:

Antigua y Barbuda.
Bahamas
Barbados
Belice
Bolivia
Chile
Colombia
Cuba
Dominica
Ecuador
Granada
Guatemala
Guyana
Haití
Honduras
Jamaica
Nicaragua
Panamá
Perú
Rep. Dominicana
San Vicente y las Granadinas
Saint Kitts y Nevis
Santa Lucía
Surinam
Trinidad y  Tobago
Venezuela


Sono appena ripartite dall’Avana le delegazioni dei 118 Paesi che formano parte del movimento delle nazioni Non Allineate (NOAL), e tra gli addetti ai lavori della comunicazione, convenuti in gran numero, affiora chiaramente che hanno presenziato a un evento rilevante.
Ben al di là dell’interesse meramente spettacolare legato all’assenza fisica del Presidente Fidel Castro –motivo per cui erano stati inviati a Cuba molti di loro- il vertice dei NOAL ha cancellato definitivamente il clichet di organismo residuale, senza identità, sopravvissuto alla bell’e meglio alla morte del mondo bipolare.
 
L’importanza dell’appuntamento a Cuba dei due terzi delle nazioni del mondo è stata espressa dalla presenza di una trentina di capi di Stato, tra cui spiccavano quello indiano, del Pakistan, Kofi Anan, Chavez, Evo Morales e il Presidente dell’Iran Mahmud Ahmad Nejad.
I titoli della stampa mondiale sono stati in gran parte dedicati alla "scandalosa" risoluzione finale, con cui i NOAL difendono il diritto di qualsiasi Paese a sviluppare la tecnologia nucleare per uso pacifico. Si oppongono alle minacce di quelli che vogliono conservare il monopolio dell’energia atomica, soprattutto il suo uso militare. Le bombe atomiche, è stato segnalato, dovrebbero essere distrutte.
 

I rappresentanti dell’80% della popolazione mondiale
, nonostante le differenze di tipo di regime politico e di modello delle loro economie, hanno messo in risalto e valorizzato il denominatore comune dell’appartenenza al Sud del mondo, e la favorevole congiuntura mondiale che consente loro di fare passi concreti per presentarsi con una sola voce davanti agli organismi multilaterali.
 
Kofi Annan ha dovuto ascoltare critiche aspre
contro la struttura obsoleta e discriminatoria dell’ONU, dove una cupola di 5 Paesi fa il bello e cattivo tempo, abusa del privilegio feudale del diritto di veto, e si impone ai restanti 191 Paesi, lasciati alle discussioni, il più delle volte senza conseguenze pratiche, dell’Assemblea generale. La cupola -formata da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina- funziona concretamente come un comitato ancor più ristretto in cui i primi tre decidono i temi da trattare, quelli da escludere o da tergiversare, e mettono i cinesi e i russi di fronte al fatto compiuto.
Kofi Annan ha ammesso il "deficit di democrazia" esistente, ma ha glissato sulla benevolenza del Consiglio di sicurezza con le sistematiche violazioni della legalità in cui incorrono Israele e Stati Uniti.
 
E’ stato in questi frangenti che si è percepito con nitidezza la potenzialità e il nuovo ruolo che i Non-Allineati stanno assumendo. Di fronte agli ostacoli crescenti che incontra l’unipolarismo e al suo declino morale, cominciano ad agire come l’ONU del Sud.
 
Il Presidente iraniano Mahmud Ahmad Nejad, che parlava a nome dei Paesi asiatici, lo ha espresso chiaramente quando ha chiesto per i NOAL un posto nel Consiglio di sicurezza.
Lukashenko, presidente della Bielorrusia –unico Paese europeo presente all’Avana- ha detto "…al nostro interno c’è chi ha abbondanza di materie prime, chi ha sviluppato tecnologie e saperi, c’è chi ha ricchezze agroalimentari, e ci sono anche quelli che hanno notevoli di risorse finanziarie. Dobbiamo scambiarcele direttamente e cooperare senza intermediazioni di terzi".
 
Il Presidente venezuelano Chavez, cha parlava a nome degli altri capi di Stato latinoamericani e dei Caraibi, ha proposto di prendere l’iniziativa sul terreno finanziario, indicando l’importanza di "ritirare parte delle nostre riserve monetarie, che ora si trovano nelle banche del nord, e formare una poderosa Banca per finanziare il nostro sviluppo, alla nostra maniera, non quella che ci vuole imporre il Fondo Monetario o la Banca mondiale".
Il punto critico è che il risparmio del sud non è mai stato al servizio dello sviluppo di quelle regioni, perchè si evapora sotto forma di fuga di capitali, o come trasferimenti delle Banche centrali nel circuito finanziario del G7. E ritorna come "investimenti per lo sviluppo", però alla condizione di pagare interessi ingiustificati alla banca internazionale.




La proposta di Chavez, che si abbina e coincide con una simile elaborata dall’Iran, rilancia il progetto della Banca del sud per il blocco sudamericano: i risparmi e le riserve monetarie devono finanziare lo sviluppo della regione.
La concretizzazione di questo progetto è attesa nei due vertici degli 11 Paesi della Comunità Sudamericana di Nazioni, alla fine di settembre a Montevideo, e in dicembre in Bolivia.
La prospettiva è quella di un mercato di capitali sudamericano in grado di commerciare titoli propri –come sta avvenendo tra Venezuela ed Argentina- e un sistema finanziario che possa proteggere il prezzo delle materie prime (alluminio, stagno, caffè ecc), sottraendole al controllo dei monopoli transnazionali.
 
L’implosione dell’Unione sovietica e la fine del mondo bipolare non ha eliminato la ragion d’essere e di esistere del polo di potere creato a Bandung mezzo secolo fa. La breve stagione dell’illusione neocons su di un illimitato egemonismo unipolare, rapidamente degradatosi a delirio unilateralista, ha rinvigorito i NOAL. E' stata unanime la costatazione che il mondo -dall'inizio della "guerra al terrorismo"- è diventato più insicuro e crudele, soprattuto per i civili.
Parallelamente, le conseguenze draconiane del fondamentalismo di mercato del FMI, hanno permesso di conoscere le vere sembianze del neoliberismo anche a Paesi -ben rappresentati nel NOAL- che non hanno nulla di progressista, di sinistra o di "populista".
La paralisi della Ronda di Doha esprime che le "aperture" dei mercati hanno raggiunto il limite massimo; senza l’abbandono dei sussidi all’agricoltura da parte dell’UE e degli Stati Uniti, la Banca Mondiale dovrà limitarsi all’amministrazione dell’esistente. In altre parole, la spinta propulsiva del neoliberismo è pressochè esaurita.
 
Il FMI sta in cattive condizioni di salute, attualmente ha le casse colme ma ha perso clientela, e sta svanendo lo status di unico erogatore di crediti. Per una banca è il colmo aver perso il 95% del portafoglio-clienti. C'è poca gente agli sportelli, perchè non è un affare ricevere crediti a patto di dare in appalto al FMI la sovranità sulle economie nazionali. E' un bizzarro liberismo quello di pianificare dall'esterno le scelte economiche e monetarie degli altri.
 
Il fallimento della colonizzazione dell'Iraq
, l'impossibile controllo monopolistico delle riserve energetiche del pianeta, ha decuplicato il prezzo del petrolio e del gas. Grandi flussi finanziari si sono spostati verso l'area dell'OPEC, Russia, Iran e Venezuela, che stanno provvedendo al fabbisogno energetico dell'India e della Cina.
E' aumentata l'importanza strategica dell'energia, per di più tende ad essere commerciata direttamente da Stato a Stato, si vendono meglio le altre materie prime, e la Russia, Brasile ed Argentina hanno azzerato o ridotto al minimo il contenzioso con il FMI.
 
Esistono risorse crescenti ed un potenziale mercato fianziario alternativo, dislocato all'interno o nelle adiacenze dell'area NOAL,che di fatto è concorrenza o alternativa al FMI.
Ormai malfamato, per rimediare fa concessioni dell'ultima ora, ed offre una maggiore rappresentatività alla Corea del sud, Messico, Costarica e Cina.
Con questo scenario di fondo, si può apprezzare nella giusta luce il compattamento dei non-allineati e il grande spazio di manovra possibile nei riguardi degli organismi multilaterali come l’ONU, FMI e BM. Come dicono i cronisti del calcio, ci sono vaste praterie disponibili davanti agli attaccanti NOAL, qualora facessero un gioco più di squadra e più offensivo.


Tito Pulsinelli.
Analista continentale, ha pubblicato numerosi testi sulla geopolitica
latinoamericana per l'Osservatorio Indipendente Selvas.org.

E-mail : redazione@selvas.org