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La "sanintesa" tra governo e Goldman sachs

di Gianfranco La Grassa - 13/10/2006

 

Ci si avvicina alla resa dei conti e i pericoli sono grossi. La fusione che porterà alla SanIntesa è in linea d’arrivo. Il Crédit agricole (francese) ha accettato di dimezzare la sua partecipazione azionaria nel colosso che nascerà, avendo in cambio sportelli della Cariparma e della Friuladria. C’è ancora l’opposizione dello spagnolo Santander (azionista del San Paolo), ma è solo questione di trovare l’accordo sulla valutazione delle azioni. Il colosso che nasce – è bene averlo presente – ha alleanze (e non da pari a pari, ma come un subdominante verso il predominante) con la Goldman Sachs; esso fornisce inoltre un’ottima base di partenza per andare verso la conquista di Mediobanca e, tramite questa, di Generali. Va infine rilevato come vi sia stretto collegamento tra questo blocco finanziario e l’attuale Governo Prodi, che ne è – almeno per quanto concerne il gruppo prodiano, supportato dagli scalzacani di Bertinotti e di Epifani – l’esecutore politico.

Il vero oppositore di questo progetto è l’altro gruppo finanziario che fa capo alla Capitalia (Geronzi). Unicredit, e ancor più Montepaschi, sembrano al momento incerti su come schierarsi in questa battaglia. Fino a qualche tempo fa, Tronchetti (Telecom) era di fatto d’appoggio a Capitalia più che all’altro gruppo. Sappiamo però come tale personaggio è stato conciato ed escluso dalla presidenza della società telefonica. In questo momento, Bazoli (Intesa) ha un suo uomo, il finanziere polacco Zalewski, dentro quest’ultima, il cui attuale presidente è Guido Rossi, con una posizione da definirsi in bilico.

Ovviamente, il problema non è pensare che, tra i due contendenti, uno sia migliore dell’altro; si tratta solo di capire qual è attualmente il maggiore pericolo, dato che la finanza americana (cioè una sua parte), tramite questa nefasta Goldman, ha messo non so quanti uomini in posti chiave dell’economia e della politica italiane. Qui sta dunque il pericolo imminente. Questo Governo – incredibilmente appoggiato da personaggi che giocano ancora ai “comunisti”, ai rappresentanti dei lavoratori (con un sindacato, la CGIL, che ha il 55% degli iscritti pensionati!) – è ormai una vera “emergenza nazionale”; se ne deve andare al più presto! Ripeto, non bisogna sperare che qualche altro gruppo finanziario-politico faccia gli interessi del paese e della maggioranza della popolazione. Si tratta solo del pericolo più immediato e vicino. Quindi, non vi è dubbio che la caduta di Prodi – questo lobbista di poca intelligenza e per ciò stesso ancor più dannoso in quanto servitore sciocco della cosca Goldman-SanIntesa, e dei suoi molteplici addentellati economico-politici – è a mio avviso una priorità. Senza illusioni sul dopo; solo come riflesso di difesa per adesso. Dopo, appunto, si vedrà. Ma questo Governo deve cadere, altrimenti ci troviamo in una autentica dittatura finanziaria, corroborata dall’appoggio di masse rincoglionite che seguono i peggiori residui del fu movimento sedicente operaio.

Chi difende oggi questo Governo, difende i lobbisti al servizio della peggior parte dei gruppi predominanti statunitensi. Essere contro questo Governo è solo una difesa minimale dalla più completa e devastante subordinazione! Sia chiaro che quanto detto non significa invocare nuove elezioni, né credere che qualsiasi altro personaggio del centrosinistra faccia rifiorire un qualche interesse nazionale. Lo ripeto: non suicidiamoci così passivamente; buttiamo intanto Prodi “dalla rupe”!