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I mostri del nostro tempo

di Rosanna Spadini - 05/12/2018

I mostri del nostro tempo

Fonte: Comedonchisciotte

Mentre le IENE (Italia1/Mediaset/Berlusconi) hanno sbattuto il mostro in prima pagina, cioè quello di Pomigliano D’Arco, il papà del vice ministro Luigi Di Maio, a Parigi, le lunghe proteste dei “Gilets Jaunes” sembra che abbiano abbattuto il vero mostro, delfino dei Rothschild, Emmanuel Macron, e attratto l’attenzione del premier, Edouard Philippe, che ha promesso alcune concessioni: sei mesi di sospensione dell’aumento delle tasse sui carburanti, e nessun aumento delle tariffe di gas ed elettricità per tutto l’inverno.

Per la saga dei mostri sul versante italiano, forse ci siamo persi la puntata delle IENE sul riciclaggio dei soldi mafiosi della Banca del papà di Silvio Berlusconi.

La Banca Rasini di Milano infatti, di proprietà negli anni ’70 di Carlo Rasini, fu indicata addirittura  da Sindona e nominata in molti documenti ufficiali della magistratura, come la principale banca utilizzata dalla mafia per il riciclo del denaro sporco nel nord Italia (Elio Veltri e Marco Travaglio, L’odore dei soldi).

Furono clienti di quella banca Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano, negli anni in cui formavano la Cupola, in quegli stessi anni in cui Luigi Berlusconi lavorava presso la Banca, prima come impiegato, poi come Procuratore con diritto di firma e infine come Direttore.

Nel 1970, il procuratore della Banca Luigi Berlusconi aveva ratificato un’operazione molto particolare, per l’acquisto di una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d’amministrazione figuravano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus.

Sempre intorno a quegli anni Silvio Berlusconi registrava presso la Banca Rasini ventitré holding come “negozi di parrucchiere ed estetista”, che hanno detenuto per molto tempo il capitale della Fininvest, ed altre 15 Holding, incaricate di operazioni su mercati esteri… etc etc.

Che dire… il mainstream ci informa dettagliatamente sui nanetti da giardino del papà di Di Maio e oscura tenacemente l’epopea del papà del Berlu, perché quel poco che la tv italiana ci ha trasmesso ce lo siamo in gran parte dimenticato.

Cestinate nell’oblio come refusi narratologici indigesti anche le storie di papà Renzi o di papà Boschi, poco interessanti per arginare i nuovi populismi che governano ‘in modo scellerato’ l’Italia e avrebbero velleità spendibili anche per l’UE, alle prossime europee.

La polizia tedesca irrompe nella sede di Deutsche Bank, alla ricerca di miliardi riciclati… invece quella italiana irrompe nel campetto incolto del mostro di Pomigliano, dimostrando che esistono spread di vario spessore, non solo il differenziale tra i rendimenti di Btp e Bund, ma anche tra  due culture diverse… da una parte i padroni, che non tollerano infrazioni al libero mercato, garante dello sfruttamento di classe, dall’altra i servi, che non tollerano che qualcuno osi liberare l’Italia dalla servitù dell’Eurozona.

Nella guerra all’ultima fake dei globalisti contro i nazionalisti, gli sciacalli e gli infami del vecchio regime si accaniscono contro tutto il governo, perché sta proponendo politiche troppo incompatibili con i loro interessi.

Poi irrompe sulla scena mediatica Sandro Veronesi, l’ultimo pseudo intellettuale, vero monstrum,  pronto a sacrificare la svendita dell’Italia per un posticino al sole, disposto a raccontare eresie politiche, a versare odio eurista a badilate, tanto che manco Giuda Iscariota era arrivato a tanto, perché aveva tradito Gesù zelota, vero, ma in nome della libertà della sua patria… però la verità dei fatti è privilegio di pochi, mentre la menzogna mercificata per 30 cents è una disgrazia per tutti gli altri.

“Io sono scappato via dalla Mondadori quando Berlusconi è diventato premier, però se mi chiedete di firmare per riavere domani Berlusconi e il suo governo, io firmo, e firmo col sangue”… così Sandro Veronesi a Circo Massimo, su Radio Capital. “Non bisogna chiedere scusa come dice Renzi. Berlusconi era arrogante, strafottente, in conflitto di interessi, ma sapeva qualcosa del mondo. Questi, invece, non sanno quello che fanno.”

 

 

Ma il carosello dei vampiri non finisce qui, perché a marcare il territorio a Torino arriva la carica dei 3000 imprenditori Sì-Tav,  artigiani, commercianti, cooperative, industriali, aderenti a 12 associazioni di categoria, si sono dati appuntamento alle Ogr di Torino per l’incontro dal titolo “Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa”. Obiettivo del convegno quello di chiedere al governo “una riflessione seria e libera da pregiudizi ideologici sulle scelte che riguardano grandi opere e sviluppo”. Col presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, erano presenti tutti i vertici di Casartigiani, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio e Cna.

 

 

Lo chiamano il partito del Pil quello che si è radunato a Torino il 3 dicembre, blaterando a favore della TAV e delle grandi opere. E cioè il partito dei ricchi, delle lobby, delle confederazioni di prenditori, che sembrano piuttosto incazzati, perché hanno perso i numeri di telefono dei loro referenti al governo, mentre sarebbero ansiosi di rincorrere nuovi appalti, grandi opere, concessioni, progresso… il loro naturalmente.

I PIL rivogliono le loro garanzie cementificate, le concessioni blindate e i trattamenti di riguardo, pretendono a gran voce la TAV, le grandi opere, le Olimpiadi… ma solo nell’interesse del Paese, nella prospettiva del progresso, ci mancherebbe altro !!

Nonostante l’inchiesta Alchemia abbia dimostrato che la ‘ndrangheta si cela dietro i movimenti ‘Sì Tav’, con l’obiettivo di infiltrarsi nei lavori per il ‘terzo valico’. L’inchiesta ha portato all’arresto di 42 persone da parte della polizia di stato e della Dia di Reggio Calabria e Genova.  Secondo il magistrato le cosche hanno utilizzato “mediaticamente i gruppi Sì Tav infiltrandoli con i propri affiliati per dare rilievo alla causa. Questo per inquinare gli appalti pubblici con le proprie imprese”.

“Dalle intercettazioni – gli fa eco il procuratore aggiunto Gaetano Paci – rileviamo l’interesse degli imprenditori prestanome della cosca a sostenere finanziariamente il movimento ‘Sì Tav‘ per creare nell’opinione pubblica un orientamento favorevole per quell’opera. Una strategia mediatica molto raffinata”.

 

Insomma, le élite dominanti, sia in Italia che in Europa, stanno usando tutti i mezzi a loro disposizione per delegittimare il governo in carica, fake news, scandali inesistenti pompati all’eccesso, propaganda mediatica e macchina del fango… perfino Salvini si è messo a difendere Di Maio, perché gli attacchi sono potenti, molto ben orchestrati, e arrivano da più parti.

Tutto li disturba delle scelte politiche del governo: la volontà di rispettare le promesse elettorali, la nuova visione sovranista e nazionalista anti UE, la guerra ai potentati d’interesse, l’ostracismo sulle grandi opere inutili, più per i 5S che per la Lega, ma comunque finora attuato (tranne che per il Tap, imposto dagli Usa), il decreto sicurezza, la difesa del welfare state e il tentativo di ripristinare con ogni mezzo la propria sovranità.

Nel frattempo le piene del fiume giallo francese hanno allagato i teleschermi di tutta Europa, fino ad indurre Macron ad una resa momentanea, chissà che l’ondata populista possa incrementare anche il potere contrattuale del governo italiano, molto strano però che mentre in Francia protesti la classe media diseredata, qui in Italia protestino le élite della Confindustria.

‘Monstrum’ in latino aveva assunto un significato del tutto diverso da quello attuale, voleva dire prodigio, fatto eccezionale, fenomeno portentoso, in senso sia positivo sia negativo, ma senza le connotazioni deteriori che il termine ‘mostro’ ha acquisito oggi.

Però i demoni del nostro tempo sono diversi, meno eccezionali e più umani, meno prodigiosi e più feroci, ci governano attraverso l’ipocrisia e ci comandano tramite l’inganno, dato che l’unico loro intento non è liberarci dalla gabbia liberista, quanto cavalcare i disagi, al fine di disinnescarne solo il botto e continuare così inesorabilmente ad alimentare il sistema.