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Sovranisti individuali

di Pierluigi Fagan - 18/06/2019

Sovranisti individuali

Fonte: Pierluigi Fagan

Tempo fa, mi sono imbattuto in un lungo articolo di indagine del the Guardian, quindi non esattamente un media complottista. Per altro, alcune notizie riportate nell’articolo erano oggetto di un divertito contro-articolo del Financial Times, quindi siamo nell’ambito della stampa regolare, seria e responsabile. L’indagine verteva su questo strano fenomeno che vedrebbe le élite della Silicon Valley, comprare a man bassa pezzi di terra in Nuova Zelanda.

Eroe del movimento “fatti anche tu il tuo paradiso privato per 
quando verrà giù tutto” è Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, aperto teorizzatore dell’incompatibilità tra libertà e democrazia che si è spinto anche a teorizzare la necessità di prelevare sangue dai giovani poveri per darlo ai ricchi anziani. Ma si sa, questi nerd miliardari sono bizzarri. Ma perché i giovani miliardari californiani temono una “fine di tutte le cose” con tale convinzione? C’è chi dice di previsioni molto ben argomentate sul certo conflitto nucleare con la Cina, ma anche previsioni altrettanto certe e per nulla rassicuranti sul cataclisma climatico. Quindi la terra dei kiwi è il piano B. Ma tranquilli, c’è anche in piano A.

Il piano A dovrebbe assomigliare alle tesi di un libro del 1996 “The Sovereign Individual” di Davidson - Rees Mogg. Il libro muoveva dal fare previsioni sulla terza Rivoluzione industriale con fondali neo-medioevali che piacciono molto a questi seguaci del Signore degli Anelli ed altri potenti miti. Riporto le quattro tesi cardine del libro secondo il giornalista inglese (ma ho controllato altrove e pare siano proprio queste) che è anche un condensato di una forma di pensiero molto in voga in America, l’anarco-capitalismo (miniarchismo, ultra-individualismo etc.):

1) Lo stato-nazione democratico funziona fondamentalmente come un cartello criminale, costringendo i cittadini onesti a cedere ampie porzioni della loro ricchezza per pagare cose come strade, ospedali e scuole.

2) L'ascesa di internet e l'avvento delle criptovalute, renderanno impossibile ai governi di intervenire nelle transazioni private e di tassare redditi, liberando così gli individui dal racket della democrazia di protezione politica.

3) Lo stato diventerà quindi obsoleto come entità politica e verrà sostituito da network di città-Stato o province difese da eserciti privati a cui si accede per censo, tesi questa anche di P.Khanna quando era invaghito dall'idea di diventare aedo di corte dell'élite californiana.

4) Da questo relitto emergerà una nuova forma globale, in cui una "élite cognitiva" salirà al potere politico e intellettuale, come una classe di individui sovrani "che comandano risorse enormemente maggiori" che non saranno più soggetti al potere degli stati-nazione di cui ridisegneranno i governi per adattarli ai loro fini.

L’élite in questione definita in altro articolo “la sopravvivenza dei più ricchi”, avrebbe esercitato il suo potere appunto dall’ultima Thule, la Nuova Zelanda. Tutto cose note, come vedete.

Sennonché, giusti ieri, il proprietario di questo media ha annunciato Libra, la prima criptovaluta borderless emessa da un pool di aziende private, che si potrà anche tesaurizzare in opportuni portafogli digitali (come un servizio bancario in pratica), con un valore agganciato ad un paniere di valute reali (immagino dollari ed euro). Inizialmente valida nell’on line, avrà sicuramente una successiva vita off line, altro che mini-bot. Inizialmente sponsorizzata da Facebook, Visa-Mastercard-Uber-Booking ed ovviamente la PayPal del bizzarro Thiel, che hanno messo la prima fiche da 10 milioni di dollari ciascuno per finanziare la start up che sarà operativa nella prima metà dell’anno prossimo. "Borderless" significa irrintracciabile quindi non tassabile, punto 2) del programmino.

Il pm del progetto (ex PayPal), pare abbia argomentato la scelta del nome Libra (libbra peso romano che deriva da libra = bilancia), con un mito d’accompagno alla felice iniziativa compendiato da “Libertà, giustizia, denaro”.

La faccenda forse vi ricorderà Brenno, il gallo che sottopose Roma ad un sacco nel IV secolo a.C.. Quello che poiché aveva chiesto mille libbre d’oro per liberare la città e per ribadire il punto di potere vi aggiunse pure la spada accompagnandolo con il famoso “guai ai vinti”. Ne conseguì Furio Camillo che ai tempi non era una fermata (rotta) della metropolitana ma un generale che tornò in gran fretta a Roma, giunse sul luogo in cui si compiva la trattativa e posò anche lui la spada sull’altro piatto della bilancia accompagnandola con “Non con l'oro si riscatta la Patria, ma con il ferro”. Altri tempi.