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Libano, disastro in mare. Rovinati 150 chilometri di costa dal bombardamento israeliano

di redazionale - 02/11/2006

Libano, inquinamento a Jiyyeh
Inquinamento sulla costa di Jiyyeh
L'inquinamento causato dai bombardamenti israeliani del luglio scorso. Il rapporto di Greenpeace, Icram e Apat intitolato "Testimoni di guerra". In acqua tra 10 e 15mila tonnellate di greggio
La marea nera causata dai bombardamenti sui depositi di carburante della centrale di Jiyeh, a Sud di Beirut, nel luglio scorso, rappresentano una delle "maggiori catastrofi ambientali del Mediterraneo": è quanto emerge dal rapporto della missione effettuata dalla nave ammiraglia "Rainbow Warrior", effettuato sotto la direzione scientifica di esperti del Ministero dell'Ambiente (Icram e Apat), per mitigare gli effetti della marea nera in Libano, intitolato “Testimoni di guerra”.

Nel corso delle ricerche si è visto che il catrame si è depositato in gran parte nelle aree immediatamente adiacenti al luogo del disastro e in maniera più sporadica, ma talvolta con cospicui quantitativi, a distanza maggiore lungo la costa. Sono state versate in mare tra le 10 mila e le 15 mila tonnellate di greggio che, spinto dal vento e dalle correnti, si é disperso parzialmente verso il mare aperto o lungo la costa. La marea nera ha colpito circa 150 chilometri di costa rocciosa e sabbiosa, fino alla costa della Siria. I subacquei di Greenpeace hanno monitorato la presenza di residui catramosi nei fondali marini nelle aree di Jiyeh (appena a nord dell'impianto colpito), a Byblos (circa 20 chilometri a nord di Beirut) e presso l'arcipelago delle Palm Islands (Jazirad an Nakl, Jazirad Sanani e Jazirad Ramkin e altri isolotti), un'area protetta circa 70 chilometri a nord di Beirut, presso Tripoli, non lontana dal confine con la Siria.

«Tra gli edifici colpiti - racconta Alessandro Giannì, biologo marino e sub, responsabile della campagna mare di Greenpeace - ci sono nove impianti industriali: a parte il sito di Jiyeh, sono state colpite altre cinque cisterne di idrocarburi ubicate in vari punti della costa. Come il petrolio in mare, anche altre sostanze chimiche rilasciate da industrie colpite dai bombardamenti hanno contaminato pesantemente l'aria, i fiumi, il terreno e il mare con effetti che potrebbero potenzialmente colpire due milioni di persone, quasi la metà della popolazione libanese».