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Poca quiete dopo la tempesta. L'operazione militare a Gaza ha fatto 57 morti in una settimana

di Naoki Tomasini - 08/11/2006

 
Finisce Nubi d'Autunno. L'operazione militare a Gaza ha fatto 57 morti in una settimana



L’operazione Nubi d’Autunno è terminata, almeno così pare. L’esercito israeliano ha iniziato a lasciare la striscia di Gaza. Otto palestinesi, tra cui una donna, sono morti oggi, portando a 57 il totale delle vittime in una settimana, la maggioranza delle quali erano civili. L’esercito israeliano intanto dichiara di aver “completato la missione”. Ma qual era l’obiettivo? Lo abbiamo chiesto a Mustafa Barghuti, fondatore del Medical Relief e leader del partito politico indipendente, Palestine National Initiative.

Mustafa BarghutiTra le diverse motivazioni addotte per Nubi d’Autunno si è citata la liberazione del soldato israeliano catturato a giugno e la necessità di fermare il lancio dei razzi Qassam. Cosa ne pensa?
Di certo lo scopo dell’operazione militare a Gaza non era la liberazione del soldato Shalit, prima di tutto perché gli israeliani non hanno idea di dove sia. È stato un atto di punizione collettiva, 57 persone uccise e oltre 260 feriti sono numeri che parlano chiaro: è un crimine. Metà di loro erano donne e bambini, civili. Ancora una volta, inoltre, l’esercito israeliano ha usato le armi sperimentali già viste a Gaza e in Libano quest’estate. Armi che provocano gravissime bruciature interne e che, ancora una volta, sono state sparate su aree abitate. A differenza di quanto accaduto in Libano, la comunità internazionale non reagisce quando viene attaccata la Striscia di Gaza, come se Israele avesse una garanzia di immunità rispetto alle leggi internazionali, per le barbarie commesse nei Territori Occupati.

Israele accusa i miliziani palestinesi di farsi scudo della popolazione civile.
Non è corretto. Come possono 32 mila persone essere uno scudo? Semmai è il contrario, quelle 32 mila persone sono state prese in ostaggio. Sono stati tenuti per una settimana sotto coprifuoco 24 ore su 24, gli ospedali sono stati chiusi, una moschea è stata distrutta e anche le scuole sono state oggetto di attacchi. Che bisogno c’è di attaccare una scuola con dentro dei bambini?

I media israeliani sostengono che i miliziani lanciano i razzi Qassam dalle zone abitate.
I razzi Qassam sono solo una grossa bugia. È vero che vengono sparati su Israele, ma sono solo dei tubi di metallo che non hanno quasi mai provocato vittime. Sono d’accordo che debbano essere fermati, ma il punto è: l’operazione militare che ha lasciato tutta quella distruzione a Beith Hanoun servirà a fermare il lancio dei Qassam? Sono certo di no. Anzi, i lanci di razzi riprenderanno e saranno più di prima.

Donna palestinese mostra le distruzioni a Beit HanounLei ha parlato di punizione collettiva, ma per cosa esattamente?
Lo scopo principale di una punizione collettiva è quello di spezzare la resistenza palestinese. Non solo quella armata, ma la volontà dei palestinesi in generale. Oltre a ciò ci sono anche motivazioni interne a Israele: Olmert e Peretz hanno bisogno di risollevare la propria immagine, compromessa dalla sconfitta in Libano. Questa punizione collettiva, inoltre, è un riflesso della nuova composizione del governo israeliano, che ha recentemente incluso l’estrema destra di Lieberman. Un altro scopo di questo attacco è minare i colloqui che stanno portando verso un governo di unità nazionale palestinese. Un esempio di ciò si è visto a Jabaliya, a nord di Gaza, dove 5 persone sono state uccise da un missile sparato contro la casa di un parlamentare palestinese.

Perché osteggiare la formazione del governo di unità nazionale?
Un governo palestinese non è tra gli interessi israeliani, ci vogliono divisi per poter continuare a violare i nostri diritti civili senza dover affrontare veri colloqui di pace. È tempo che tutti si convincano che questo governo israeliano non vuole la pace con i palestinesi, ma solo il controllo dei territori occupati.

Carri armati israeliani lasciano la Striscia di GazaSupponiamo che il governo si riesca a formare. Pare che dovrà essere composto da figure indipendenti. Pensa che potrebbe farne parte?
Io preferirei non farne parte, perché penso che il ruolo del mio partito sia diverso e più importante: stare al di fuori del governo per mediare tra le parti. L’iniziativa palestinese è nata per questo. Quello che ora serve ai palestinesi è un governo che, da un lato, non sia in contrasto con il risultato delle ultime elezioni, ma che dall’altro sia composto di personalità oneste e molto qualificate, che siano almeno in grado di fare le riforme che fino ad ora nessuno ha fatto. Un simile governo potrebbe dire al mondo che non ci sono più scuse per continuare l’embargo. Spero che a quel punto l’Unione Europea rimuoverà le sanzioni contro l’Autorità palestinese. Del resto persino gli Stati Uniti, che non sono certo un mediatore imparziale, hanno detto di preferire un governo con Hamas all’interno.