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Democrazia e partecipazione

di Alain de Benoist - 28/11/2006

Fonte: emsf.rai.it

 

 

 

Nella maggior parte dei paesi occidentali, oggi, la gente vive in regimi democratici fondati sul sistema della rappresentanza. La democrazia rappresentativa di origine liberale - che si richiama all'ideologia liberale - è un sistema nel quale i rappresentanti sono autorizzati a trasformare la volontà popolare in atti di governo, sin dal momento in cui sono eletti: hanno un mandato rappresentativo.

Poco a poco si é imposta, così, l'abitudine di pensare che la democrazia e la rappresentanza siano, in qualche modo, la stessa cosa. Oggi assistiamo ad una evidente e profonda crisi della rappresentanza politica, che si manifesta attraverso tutta una serie di fattori, il più noto e il più sensibile dei quali è certamente l'enorme astensionismo, così come viene constatato nella maggior parte delle elezioni politiche.

La critica di Rousseau alla democrazia indiretta mi sembra di una logica stringente: se il potere è delegato dal popolo al sovrano, allora il potere appartiene al sovrano, non più al popolo. Per questa ragione Rousseau prevede un sistema più complesso, nel quale il sovrano, il governante è solo il portavoce del popolo. Il popolo non smette mai di esercitare il proprio potere, ma continua a governare attraverso il sovrano.

Questa idea é la fonte di quella che possiamo chiamare "democrazia partecipativa", vale a dire un sistema dove accanto alla rappresentanza - perché è evidente che in una società complessa non si può eliminare totalmente la rappresentatività - ci sia una partecipazione il più possibile diretta, permanente, dell'insieme dei cittadini alla vita pubblica.

Il modello di stato attuale - vale a dire uno stato gerente, uno stato assistenziale, uno stato che si occupa più di economia e di gestione che di vera politica - mi pare del tutto sorpassato. Ma il fatto notevole è che l'aumento di potenza di questa forma statale è, paradossalmente, la conseguenza dell'egemonia dell'ideologia liberale che, da una parte, auspica l'estinzione dello Stato (del resto è questo uno dei punti in comune tra il liberalismo e il marxismo), ma dall'altra, manifestando una ostilità di principio all'autorità politica, per ciò stesso condanna lo stato ad esercitare un ruolo sempre più limitato alla mera gestione amministrativa.

Quella liberale é una concezione che punta ad emancipare la sfera economica dal controllo statuale e dalla sfera della politica, a dividere la società in un certo numero di sfere, a sopprimere la struttura tradizionale nella quale il politico é il sovrano della società intera, compresa l'economia. Perché questo desiderio di emancipazione della sfera economica? E' chiaro: è in ragione dei presupposti individualistici dell'ideologia liberale. L'ideologia liberale è costruita attorno ad un'antropologia per la quale l'individuo separato dalla collettività è la cellula fondamentale della società.

L'ideologia liberale allo stato puro non funziona meglio dell'ideologia marxista allo stato puro. Se una società vivesse secondo i princìpi dell'ideologia liberale, se questa fosse integralmente applicata, molto semplicemente essa non potrebbe sopravvivere.

Paradossalmente, le società liberali vivono solo a causa, o grazie a ciò che di non liberale sussiste e sopravvive in esse: a ciò che resta di solidarietà, a ciò che resta dei legami religiosi, a ciò che resta del sacro, a quel che resta di cultura, a quel che resta di tutto ciò che eccede il solo individuo con i suoi bisogni economici, ma che permette agli individui di esistere.