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Il polonio e il terrore

di redazionale - 05/12/2006



Le autorità britanniche avvertono che è quasi inesistente il rischio per la salute pubblica prodotto dall'esposizione all'elemento radioattivo che causò la morte di Alexander Litvinenko. Tracce di polonio 210 sono state trovate in almeno quattro aeromobili commerciali e continuano a comparire in diversi luoghi di Londra, alcuni privi di un qualsiasi collegamento apparente con l'antica spia russa. Benché il pericolo sia rappresentato esclusivamente dall'ingestione o l'inalazione dell'isotopo che servì per l'assassinio, sia nel Regno Unito che in altri paesi d'Europa si è scatenata un'ossessione per gli effetti del polonio 210. Un crimine politico, in questo modo, è diventato la notizia del giorno, un tema della salute pubblica con implicazioni mediche per migliaia di persone - più di 30.000, il mese scorso, hanno viaggiato in aereo immobili- e psicologiche per vari milioni, vinti da un timore irrazionale.

Alla crescente paura per il veleno radioattivo non è estraneo il discutibile trattamento della situazione da parte delle autorità britanniche. Se lo stravagante regolamento dei conti ha provocato tanta confusione in uno dei paesi più preparati al mondo, cosa ci si dovrebbe aspettare da un attacco radiologico in piena regola? La novità dell'avvenimento - si tratta del primo omicidio radiologico conosciuto - può scusare qualcuna delle sue conseguenze. Ma non sembra plausibile, ad esempio, che siano passate tre settimane prima che i medici capissero che l'agonizzante Litvinenko era stato avvelenato da una sostanza nucleare cinquemila volte più radioattiva del radio, oltre a essere un isotopo industriale di uso relativamente esteso.

Numerose incognite gravitano ancora intorno alla morte dell'oppositore di Vladimir Putin e si ramificano le conseguenze politiche e poliziesche di un singolare attentato che segna un prima e un dopo nei metodi di eliminazione dei nemici. L'ultima ipotesi della polizia britannica allude a elementi più o meno incontrollati dello spionaggio russo, con libero accesso ai laboratori che possono fabbricare l'isotopo letale. Ma, a parte l'innovazione dei metodi per mettere al silenzio nella Russia di Putin, l'aspetto principale del caso Litvinenko è la crescente vulnerabilità di fronte al terrore delle società urbane più sviluppate.

L'assassinio di Litvinenko - abbozzato in modo rudimentale nell'avvelenamento del presidente ucraino Víktor Yúshenko - contribuisce a rendere l'arma radiologica un nuovo motivo di paura capace di alterare le nostre vite fino a estremi insospettati. Alla luce dei fatti è lecito pensare che il terrorismo, anche in una manifestazione così individuale e sofisticata come quella del polonio 210 (attaccare uno per fare paura a molti), ha già vinto una parte della guerra nelle società democratiche. Non è necessario che si verifichi un fatto di sangue perchè si scateni una spirale di panico e si mettano ineluttabilmente in marcia restrizioni delle libertà. La paura si configura definitivamente come il grande strumento di dominazione dei fanatismi totalitari di qualsiasi segno.

da El País
traduzione per Megachip di Laura Nangano