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Dita e piranha

di Miguel Martinez - 18/01/2007

 

Mettere il dito tra moglie e marito è notoriamente sconsigliato.

Anche se chi, tra i due, ci infila alcune centinaia di migliaia di copie di un quotidiano.

Comunque provo a dire la mia sulla vicenda di Lia e di Hamza Piccardo, nella misura in cui sono riuscito a capirci qualcosa.

Francamente la faccenda in sé non riesco a trovarla molto tragica - una brevie storia tra due adulti consenzienti, entrambi economicamente autosufficiente, lei "libera" come si dice, lui separato dalla moglie (ma con i soliti strascichi).

Questi fatti non sono contestati da nessuno.

Non mi interessano minimamente i motivi per cui la storia sarebbe finita. I sentimenti, poi, sono una cosa spaventosamente complicata, le debolezze umane pure, e il lancio di prime pietre non è il mio mestiere preferito.

So solo che nessuno ci ha rimesso nulla di serio sul piano concreto.

Lia ha avuto un'idea che in astratto è molto bella: sfruttare questa storia per smuovere le comunità islamiche, affinché promovessero la salvaguardia dei diritti islamicamente garantiti delle donne divorziate.

Io, dice Lia, che non ho subito alcun torto serio, rivendico però un risarcimento simbolico come precedente per quelle donne che hanno davvero subito torti tremendi.

Il problema esiste, e la soluzione non sta nelle leggi di stato, che vanno benissimo come sono: ecco perché condivido solo in parte certe critiche "laiciste" che sono state mosse a Lia.

La soluzione, dice Lia (e condivido) sta in una presa di coscienza, in una cultura diversa, che non può essere imposta da fuori, ma deve nascere da dentro; e dentro, per persone di fede islamica, vuol dire dall'Islam.

Questo progetto aveva un lato forte: la grande intelligenza e abilità letteraria di Lia.

Ma aveva anche alcuni lati deboli.

Prima di tutto, è difficile presentarsi in maniera credibile come vittima per conto terzi.

E' un po' come se io partissi da un automobilista che mi ha svegliato la notte suonando il clacson, per denunciare le centinaia di morti che autisti ubriachi e assassini fanno ogni anno.

Avrei ragione, certo, e farei bene comunque a sollevare la questione. E' vero poi che io riuscirei a protestare meglio di uno che è stato ridotto in coma da un allegro guidatore. Come è vero che Lia riesce a farsi sentire meglio di una ragazzina algerina che non conosce l'italiano e rischia l'espulsione. Solo che la gente ama vedere il sangue, e quindi è difficile che ascolti una persona sostanzialmente illesa.

Il secondo punto è che, nel clima attuale, è molto facile che la società trasformi una richiesta di diritti islamici, in un'accusa contro i musulmani.

Terzo, quando un'iniziativa politica nasce da un problema personale, è facile che la gente faccia confusione tra l'iniziativa e il problema.

Non a caso, il Giornalista Paparazzo ha deciso di pubblicare, non le proposte e riflessioni politiche di Lia, ma un messaggio privato. Straordinaria infatti la chiosa e la citazione che fa il vicedirettore del Corriere della Sera:

"ma soprattutto rivela il prevalere di un comportamento morboso per il sesso: "se adesso venissi da te, slurp, ti farei questo e quello"."

Quel messaggio privato, come è normale, non parla dell'iniziativa, ma solo del problema, con tutta la causticità e l'iperbole che caratterizza comunicazioni molto private.

Quarto, viviamo in tempi di flusso mediatico, in cui tutto ciò che non si regge sul solido denaro è evanescente e inaffidabile: moti incontrollabili di invidia, suscettibilità, infantilismo, risentimento, incapacità di vedere i grandi orizzonti, sembrano animare la grande maggioranza di coloro che non sono pagati, o non possono sperare di esserlo.

Ecco che salde amicizie si trasformano in furiosi litigi, nel tempo di un email [1]. Preciso che sto parlando di una legge generale, non di qualche caso particolare.

Quinto, molte donne hanno vissuto storie simili a quella di Lia, e la loro reazione a questo caso è inscindibile dalla maniera in cui hanno reagito a tali storie.[2]

Sesto, la limpida iniziativa di Lia viene a cadere, succulenta e carnosa, in uno stagno abitato da una fauna feroce.

In Italia, infatti, esiste un giro abbastanza ristretto di persone che si "occupano di Islam" a qualunque titolo. Metto nello stesso calderone musulmani, amici dei musulmani e nemici dei musulmani, perché ai tempi di Internet, ciò che conta è l'interesse comune, non la parte da cui ci si schiera.

Entro i limiti della natura umana, alcune di queste persone sono oneste.

Ma se mettiamo il ditino dentro lo stagno, vedremo accorrere in pochi secondi una folla di:

mestatori, psicopatici, furbetti, truffatori, arrivisti, bugiardi, delatori, ignoranti, millantatori, pugnalatori-alle-spalle, ricattati, ambiziosi, isterici, regolatori di conti, doppio e triplo giochisti.

In una parola, cialtroni, e anche parecchio affamati di carne umana.

Questa è la realtà oggettiva, e ho anche avuto qualche occasione per rendermene conto di persona.

Per questo, mi sono tenuto il più lontano possibile dalla vicenda, avendo un'idea di come sarebbe andata a finire.

Purtroppo.

P.S. Leggetevi la recensione, stupendamente cattiva, che fa Pensioneminima  dell'articolo di Magdi Allam.

PP.SS. A una persona, coinvolta in questa vicenda, ribadisco il mio affetto e solidarietà.

[1] Sì, se riferito a un messaggio il sostantivo email dovrebbe essere maschile, se riferito alla corrispondenza in generale, dovrebbe essere femminile. 

[2] Parlo di donne, perché questa faccenda è nota esclusivamente dal punto di vista di Lia.