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E il giudice Clementina Forleo, dopo i "terroristi" conquistò i penalisti: né destra né sinistra

di Marco Cremonesi - 21/01/2007

E la gip Clementina conquistò i penalisti

Non sarà come l’agnello che applaude al lupo. Eppure, qualche centinaio di penalisti in piedi, a spellarsi le mani per le parole pronunciate da un giudice, non è spettacolo che si veda tutti i giorni. Ma Clementina Forleo, il gip della distinzione tra «guerriglia» e «terrorismo», ormai è abituata a spiazzare. E così, ieri il suo intervento fuori programma durante il convegno organizzato per la separazione dei giudici dagli inquirenti è continuamente interrotto dallo scrosciare degli applausi. Fino alla standing ovation finale.
Non che la sua posizione, arcifavorevole al taglio tra le due carriere, sia una sorpresa. L’aveva già esposta, per esempio, da Daria Bignardi alle «Invasioni barbariche». Ma i penalisti sono stati conquistati dall’energia e dal carattere con cui quelle opinioni sono state esposte. Lei, più tardi, si schermirà: «Ho detto poche cose, basate su qualche riga di appunto».
Alla faccia. Vestita di nero, sorridente, di fronte agli avvocati parte soft. Ricorda di «non essere legata a nessuna corrente», ma di avere a cuore «soltanto l’autonomia della magistratura». E in particolare «l’indipendenza del giudice che, in una democrazia non può essere disgiunta dalla separazione tra pm e giudice». Poi, prosegue in crescendo: «Non ci possono essere colleghi destinati a passare da una funzione giudicante a una inquirente nello stesso tribunale». Tanto più che, secondo la Gip, «nella condizione attuale un pm può scegliere il proprio giudice». Per contro, «a Milano il difensore non può conoscere i criteri di assegnazione e quindi non può sapere se quel giudice è effettivamente il suo giudice naturale». Più tardi, approfondirà: «In Europa siamo gli unici, tranne forse la Francia, in cui il sistema processuale fondato sul rito accusatorio vede il pubblico ministero collega del giudice». Con il «difensore che è quasi una fastidiosa parte estranea».
E ancora: «È vero, il pubblico ministero è inserito nella giurisdizione. Ma non certo tutti i pm si preoccupano di raccogliere le prove a discarico dell’imputato così come raccolgono quelle a carico». Anzi, addirittura alcuni «compiono delle scorrettezze neppure censurabili da parte del giudice». In questo quadro, secondo Forleo, «l’appiattimento del gip sull’accusa è fortissimo, ci sono argomentazioni dei giudici per le indagini preliminari che ricalcano quelle dei pm si può dire parola per parola, fin nelle note».
Insomma, dice Clementina, «il pubblico ministero deve certamente essere indipendente. Però, il giudicante deve davvero essere terzo». Un bisogno, lo ribadisce, che «non ha colore». Non «è di destra né di sinistra», così come dice di essere la stessa Forleo: «E non dobbiamo aver paura dell’asservimento dei pubblici ministeri all’esecutivo». Ma è proprio vero che i pm possono scegliersi i propri giudici? «Ci sono regole tabellari di tenore equivoco che consentono quanto meno di evitare un giudice».
Insomma, Clementina Forleo è tornata. Lei che per un lungo periodo è stata poco meno che linciata dal centrodestra, ora raccoglie il tripudio di coloro che il ministro Mastella accusa, neppur troppo velatamente, di tifare per il Polo: «Quel che oggi chiedete a me ad alta voce, ieri lo avete chiesto a voce bassa e pure roca».
Ma lei tira dritto, come ha sempre fatto. E come fece nel primo caso che la portò sulle prime pagine, l’assoluzione di tre nordafricani accusati dal pm Spataro di terrorismo. Lei, li prosciolse sulla base della distinzione tra terroristi e resistenti. Anche se la Cassazione, proprio nei giorni scorsi, ha demolito quella tesi. Immediata partì l’ispezione dell’allora ministro Castelli, e da un giorno all’altro Clementina divenne il simbolo delle toghe rosse. Salvo che la sua grande amica, oltre che il suo avvocato, è l’onorevole aennina Giulia Bongiorno. Sui giornali ci tornò poco dopo, per aver redarguito i poliziotti per il modo in cui stavano bloccando un egiziano che non aveva pagato il biglietto del tram. Ma la chiave di Clementina Forleo resta da capire? O forse, è quella che ha confidato a Claudio Sabelli Fioretti: «Detesto la violenza e l’arroganza. E intervengo, non mi faccio i fatti miei».