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Il coraggio e la responsabilità delle scelte

di Giordano Montanaro - 22/01/2007

 

 

Chi tra gli uomini è perfetto e non ha limiti alla comprensione ?

Chi è al di sopra di ogni pensiero intellettuale e può vantare il diritto e la supremazia in ogni decisione?

Nessuno naturalmente, in un’osservazione prettamente biologica, anche se nella quotidianità, le scelte e le conseguenti azioni dei governanti sfatano la logica scientifica.

Se un tornitore in un’officina commette un errore, dopo aver confrontato il suo pezzo con il disegno ed aver constatato la cosa, lo butta e lo rifà; il disegno parla chiaro e va rispettato non interpretato. Se il dirigente politico di turno, eletto dal suo stesso popolo, commette “un errore”, preso atto della cosa, visto che coloro che l’hanno votato glielo fanno notare, come il caro tornitore (che si vorrebbe mandare in pensione il giorno prima che crepi), dovrebbe rivedersi sull’azione e mettersi in linea con le esigenze dei suoi elettori “il disegno elettorale va rispettato e come i disegni meccanici non va interpretato”. A volte i politici hanno un escamotage: dicono che alcune decisioni importanti che riguardano l’intero paese, devono essere prese valutando anche il pensiero dell’opposizione. Giusto molto democratico, è esattamente quello che non ha mai fatto il precedente governo di destra, questo, invece, di ampie vedute “progressiste e pluraliste”, cerca di dimostrarsi migliore prendendo coscienza di quanto stabilito dal precedente mandato, e attuando quanto da altri deciso perfettamente non in linea con la volontà della città di Vicenza. È logico che la città di Vicenza rappresenta una piccola parte del popolo italiano e solo una parte del restante insieme degli italiani è sensibile alle problematiche che ora stanno investendo la città del Palladio quindi, ancora una volta, lor signori, sono giustificati nella loro azione dal grande “segnale democratico”. Resta di fatto, che su questo lembo di terra, sul caso Dal Molin, non ci sono solamente gli elettori di un polo a protestare ma un’intera città storicamente di destra (riscontrabile anche dalle ultime elezioni e dalla giunta comunale attualmente insediata a palazzo Trissino). È necessario a questo punto, superare le barriere costituite dai politici e dare voce al chiaro segnale dei cittadini che raramente a queste latitudini si trova in sintonia nelle scelte tra poli contrapposti. La questione Dal Molin è al disopra delle ideologie politiche qui si rischia sulla pelle di tutti gli abitanti e non solo in quanto preludio ad altre strutture attive nel paese. E dire che nella campagna elettorale, il governo Prodi aveva parlato del ridimensionamento delle servitù militari, certo che non hanno un buon periodo, gli errori si accumulano in modo esponenziale neanche il peggiore dei tornitori non è così distratto (errare è umano, perseverare è diabolico) in questo caso il pre pensionamento non sarebbe sbagliato alle condizioni economiche del tornitore però. Ora siamo di fronte ad una questione complessa che rischia di compromettere la posizione del governo facendo il gioco dell’opposizione fatto salvo ad una suprema strategia politica, mirata ad accreditarsi i voti di quella destra in bilico facilmente catturabile dal prossimo magmatico partito ideologico-cosmopolita,  che i DS stanno cercando di partorire (senza sconfinare naturalmente nella manipolazione genetica tanto criticata dal papa: sono così bravi che i mostri riescono a farli lo stesso).  

In conclusione, credo corretta ed onesta, una revisione delle posizioni attuali del governo, in merito alla base americana ascoltando la volontà della maggioranza dei cittadini saggi di Vicenza:

 

la base non si deve fare.