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I conti del Mercosur

di Stella Spinelli - 23/01/2007

I leader di Venezuela, Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile si sono riuniti a Rio de Janeiro
Il Mercosur ha fatto i conti con se stesso. I leader di Venezuela, Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile si sono riuniti a Rio de Janeiro in uno dei summit più decisivi della storia del Mercato comune dell’America del Sud. Le urgenze erano chiare: cercare di ristrutturare il blocco commerciale regionale, risolvere le disuguaglianze fra i cinque paesi membri e allontanarsi dagli eccessi del libero mercato, inaugurando nuove modalità di interazione. All’ordine del giorno anche la discussione sull’eventualità del passaggio della Bolivia da associato a membro a tutti gli effetti, come richiesto da Evo Morales, e la missione impossibile di arginare la travolgente personalità di Hugo Chavez, al suo primo incontro come capo di stato Mercosur e deciso a trasformarlo in un’alleanza politica sulla scia di quel “socialismo del XXI secolo" che va sbandierando da mesi.  
 
Lula, Chavez e KirchnerNo al campanilismo. A far gli onori di casa, Luis Inacio Lula da Silva, che nel suo discorso d’apertura ha chiesto ai suoi ospiti di mettere da parte gli interessi nazionali e concentrarsi nell’affrontare le asimmetrie nelle economie del blocco. Chiaro il riferimento a Uruguay e Paraguay, indietro nella loro via al rilancio economico, e intenzionati a ottenere il permesso di stringere accordi bilaterali con paesi fuori dalla regione sudamericana. Ma a tutti gli osservatori che hanno insinuato un imminente smembramento del blocco, il ministro degli Esteri brasiliano, Celso Amorim, non ha ritardato a rispondere: “Il Mercosur è una realtà geopolitica e geoeconomica, non è possibile pensare all’America Latina e all’America del Sud senza pensare al Mercosur”.
Nonostante i separati in casa. Argentina e Uruguay, infatti, sebbene avessero spergiurato che avrebbero lasciato fuori i loro problemi legati alla guerra per le cartiere, hanno messo in scena un fuori programma che ha fatto salire la tensione alle stelle fra scambi di accuse e rimpallo di responsabilità.  
 
Chavez, Kirchner e LulaAmici, ma non fraterni. È innegabile, comunque, che l’organizzazione abbia dei nodi cruciali da risolvere. Primo fra tutti l’oscillazione che sta vivendo da mesi fra un’integrazione economica da approfondire – come vorrebbero Argentina e Brasile – e una caratterizzazione marcatamente politica, come vorrebbe Chavez. E se negli ultimi quattro anni la cooperazione fra i tre paesi si è rafforzata (il Brasile ha quintuplicato le sue esportazioni in Venezuela fino a raggiungere la cifra di 4.600 milioni di euro, mentre l’Argentina di Kirchner è il paese che ha firmato più trattati con Caracas, 37, sancendo una vera e propria alleanza strategica), Kirchner e Lula non hanno certo nascosto le loro prese di distanza dalla piega sempre più radicale che sta imboccando il loro omologo venezuelano. Basta pensare alla nazionalizzazione dell’energia e alla legge approvata dal Congresso di Caracas, che darà per 18 mesi a Chavez il potere di dettar legge attraverso decreto.
 
Vazquez e KirchnerFatti, non parole. Ma a chi lo ha accusato di aver politicizzato e “contaminato” il blocco, il capo di stato della repubblica bolivariana ha risposto: “Stiamo evitando la contaminazione del neoliberismo”. Ed è passato dalle parole ai fatti: fra pacche sulle spalle e sorrisi fraterni, ha firmato con Lula una carta delle intenzioni per costruire la prima parte del gasdotto transamazzonico, che legherà i cinque paesi del Mercosur a doppio filo, risolvendo buona parte dei problemi energetici (il Venezuela ha le riserve di gas naturale più grandi del Sudamerica). Il progetto contempla 5 mila chilometri di condutture, che porteranno gas naturale venezuelano a Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Il costo oscilla fra il 15 e i 20 mila milioni di dollari.
Sul piano delle intenzioni anche un Banco del Sur, che assieme alla moneta unica andrà ad accrescere l'integrazione dei paesi del blocco.  
Argentina e Brasile, infatti, hanno annunciato che hanno già pronto il progetto per sostituire il dollaro negli scambi commerciali bilaterali, intanto con le monete locali e in futuro con la moneta unica del Mercato economico dell'America del Sud.