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Acqua in bottiglia: come dissipare le risorse

di Marina Mele - 27/01/2007

 
 
 
Nuovi e terribili dati sono stati recentemente raccolti e pubblicati dall’Earth Policy Institute – organizzazione no profit presieduta da Lester R. Brown - sul consumo di acqua in bottiglia. Esso ha raggiunto – a livello mondiale - nel 2004 i 154 miliardi di litri, il 57% in più, rispetto ai 98 miliardi di litri di cinque anni prima (vedi tab. 1).
 
 
Tab. 1 - Consumo di acqua imbottigliata nei primi dieci paesi del mondo.
 
 
 
PAESE
1999
2004
 
Miliardi di litri
 
 
 
Stati Uniti
17.3
25.8
Messico
11.6
17.7
Cina
4.6
11.9
Brasile
5.7
11.6
Italia
8.9
10.7
Germania
8.3
10.3
Francia
6.9
8.5
Indonesia
3.4
7.4
Spagna
4.1
5.5
India
1.7
5.1
Tutti gli altri
25.9
39.9
 
 
 
Totale
98.4
154.3
 
 
 
Fonte: Beverage Marketing Corporation, in John G. Rodwan, Jr., "Bottled Water 2004: U.S. and International Statistics and Developments," Bottled Water Reporter, Aprile/Maggio 2005.
 
 
Gli Stati Uniti sono i maggiori consumatori di acqua in bottiglia, con 26 miliardi di litri nel 2004, seguiti dal Messico con 18 miliardi di litri, da Cina e Brasile, con 12 miliardi di litri ciascuno, mentre Italia e Germania sono quinta e sesta, con oltre 10 miliardi di litri.
Ma il nostro Paese - ed è questo il dato che più ci disonora - è il primo al mondo per consumo pro capite di quasi 184 litri, seguito da Messico ed Emirati Arabi Uniti, con 169 e 164 litri, Belgio e Francia con 145, Spagna con 137 (tab. 2).
 
Tab. 2 - Consumo di acqua in bottiglia per persona nei principali paesi consumatori.
 
 
 
PAESE
1999
2004
 
LITRI
 
 
 
Italia
154.8
183.6
Messico
117.0
168.5
Emirati Arabi
109.8
163.5
Belgio (incluso Lussemburgo)
121.9
148.0
Francia
117.3
141.6
Spagna
101.8
136.7
Germania
100.7
124.9
Libano
67.8
101.4
Svizzera
90.1
99.6
Cipro
67.4
92.0
Stati Uniti
63.6
90.5
Arabia Saudita
75.3
87.8
Repubblica Ceca
62.1
87.1
Austria
74.6
82.1
Portogallo
70.4
80.3
 
 
 
Totale
16.3
24.2
 
 
 
 
 
 
 
Fonte: Beverage Marketing Corporation, in John G. Rodwan, Jr., "Bottled Water 2004: U.S. and International Statistics and Developments," Bottled Water Reporter, Aprile/Maggio 2005.
 
 
Si osserva tra il 1999 e il 2004 un netto incremento del consumo pro capite in Libano, Emirati Arabi e Messico ed anche in Cina e India – paesi dove il dato di crescita è più contenuto ma di effetto comunque devastante date le dimensioni delle nazioni.
Ma in fondo quel che ci colpisce maggiormente è che – come ben dimostra il caso Italia - anche dove l’acqua di rubinetto è sicura, la domanda d’acqua imbottigliata è in crescita, portandosi dietro un incremento, assolutamente non necessario, di rifiuti e di consumi energetici.
Il primo danno è rappresentato dalla produzione stessa delle bottiglie di plastica, che poi diventano rifiuti, con i relativi costi di smaltimento. Il consumo mondiale di plastica per la produzione di bottiglie per l’acqua ammonta a 2,7 milioni di tonnellate annue, plastica che impiegherà circa 1000 anni a biodegradarsi e che risulta essere il frutto della lavorazione di circa un milione e mezzo di barili di greggio.
Recentemente ha preso corpo anche una nuova preoccupante tesi: nelle bottiglie in plastica sembra si faccia uso del bisfenolo A, sostanza presente – sempre come sottile film – anche nelle scatolette di cibi conservati, nelle tettarelle dei lattanti e nelle confezioni alimentari. Il Bisfenolo A è in grado di alterare gli ormoni sessuali umani ed a questa sostanza - molto pericolosa per le donne in gravidanza - sembra ricondursi il cancro alla prostata (Fonte: Effedieffe.com – Bottiglie in plastica?Cancro prostatico 5/4/2006).
Ai costi ed alle conseguenze della produzione si aggiungono quelli del trasporto. A differenza dell’acqua di rubinetto, che viene distribuita  - soprattutto nei paesi cosiddetti avanzati - attraverso infrastrutture energicamente efficienti ed un sistema articolare e capillare facilmente monitorabile (gli acquedotti), il trasporto dell’acqua in bottiglia su lunghe distanze comporta infatti forti consumi di combustibili fossili. Tanto per fare un esempio, nel 2004 la finlandese Nord Water ha imbottigliato e trasportato 1,4 milioni di bottiglie di acqua finlandese per 4.300 chilometri, dal suo impianto di imbottigliamento di Helsinki all’Arabia Saudita. Certamente enormi sono gli interessi dei grandi marchi dell’imbottigliamento – Nestlè, Danone, Coca Cola e PepsiCo .
Il rapporto dell’Earth Policy Institute sottolinea le conseguenze che la rapida crescita di questo settore industriale comporta all’ecosistema, dal momento che il prelievo dell’acqua è concentrato nelle zone dove sono localizzati gli impianti d’imbottigliamento.
In India, ad esempio, l’estrazione, da parte di Coca-Cola, dell’acqua per le bottiglie Dasani e altre bevande ha causato carenza d’acqua ad oltre 50 villaggi. Problemi simili si registrano in Texas e nella regione dei Grandi Laghi del Nord America, con danni per gli agricoltori e i pescatori.
L’Earth Policy Institute evidenzia che non è in discussione l’importanza, per la salute a livello globale, della disponibilità d’acqua potabile pulita. Ma l’acqua in bottiglia non è la risposta nel mondo sviluppato e non risolve il problema dell’1,1 miliardo di persone, cui manca un rifornimento idrico sicuro.
Migliorare ed estendere i sistemi esistenti di trattamento e sanificazione dell’acqua è il modo più opportuno per fornire fonti idriche sicure e sostenibili nel lungo termine. Nei villaggi, la raccolta dell’acqua piovana e lo scavo di nuovi pozzi può creare fonti d’acqua maggiormente accessibili.
Gli obiettivi indicati dalle Nazioni Unite per uno sviluppo sostenibile, indicano la necessità di dimezzare, entro il 2015, la percentuale di persone cui non è assicurato un accesso sostenibile all’acqua potabile. Per far questo, sarebbe necessario duplicare i 15 miliardi di dollari annui, che vengono attualmente spesi nel mondo per la fornitura dell’acqua e il risanamento delle fonti.
Si tratta di una cifra apparentemente ingente ma che non lo è se la si compara con i 100 miliardi di dollari che si stima vengano spesi ogni anno per l'acqua in bottiglia.
 
Diversi studi hanno mostrato che i consumatori associano il consumo di acqua imbottigliata con uno stile di vita salutare. E invece, circa il 40% dell’acqua in bottiglia proviene dal rubinetto e spesso la sola differenza è costituita dall’aggiunta di sostanze minerali, che non hanno proprietà curative. L’etichetta delle bottiglie è un veicolo di pubblicità che mira ad attirare il consumatore con slogan (leggerezza, purezza etc); in realtà le informazioni obbligatorie sono poche anche se in Italia il recepimento della Direttiva Europea 2003/40/CE ha reso finalmente più omogeneo il mercato dell’acqua imponendo regole restrittive anche per le acque minerali.
Rimane indubbio che in Italia l’acqua potabile (quella del rubinetto per intenderci) è più controllata ed ha il pregio di essere a buon mercato. Fatte le poche eccezioni di alcune città italiane in cui il gusto dell’acqua è oggettivamente meno gradevole, risulta davvero sorprendente ed al contempo inaccettabile la supina accettazione da parte di tutti dell’ “abitudine” all’acqua in bottiglia.
Tratto da
BOTTLE WATER: Pouring Resources Down the Drain
EARTH POLICY INSTITUTE, Washington
Emily Arnold  - 2/2/2006