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Clima: un monito senza precedenti per tutti

di Marzio Paolo Rotondò - 06/02/2007



Arriva dai più autorevoli scienziati mondiali un monito senza precedenti sugli effetti dell’inquinamento sul nostro ecosistema. Riuniti nella sede dell’Unesco a Parigi per il IV° Rapporto dell’Ipcc, ovvero l’‘Intergovern-mental panel on climate change’, cinquecento scienziati dell’Onu hanno lanciato un importante monito sugli effetti dell’inquinamento prodotto dalla specie umana, in particolare quello con effetti sul clima. Gli scienziati sotto l’egida dell’Onu, sostenuti anche da altri 2000 uomini di scienza presenti al convegno, avvertono che è necessario cambiare subito i nostri comportamenti individuali e quelli della nostra società consumista e schiava del profitto.
“Ormai è ufficiale, inequivocabile, fuori discussione: i mutamenti climatici sono in atto, e la responsabilità è in larga parte delle attività umane che hanno aumentato l’immissione in atmosfera dei gas serra, a cominciare dall’anidride carbonica, per produrre energia e merci, per i trasporti individuali e di massa, per riscaldarsi. Ora è il momento di agire e rimuovere alla radice le cause di nostra responsabilità del problema, per limitare i danni ed evitare gli effetti futuri più catastrofici”. Queste le parole sintetizzano il vero messaggio che il Rapporto dell’Ipcc vuole trasmettere alla popolazione per sensibilizzarla sulla questione climatica ed ambientale, per troppo tempo solo un problema secondario o addirittura ignorato dai potenti. Se l’umanità intera non recepirà il messaggio ribadito ieri a Parigi gli effetti sul nostro pianeta e su tutte le speci viventi sarà devastante.
Lo stato di salute del Pianeta Terra è decisamente peggiorato rispetto al precedente check up del Terzo rapporto Ipcc, pubblicato nel 2001. Allo stato attuale il riscaldamento climatico durerà, secondo le previsione dell’Onu, oltre 1000 anni; la durata degli effetti sul clima dell’inquinamento potrebbe ovviamente aumentare se non si inizia subito a ridurre almeno le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Da questo punto di vista il rapporto è inequivocabile. Grazie a rilevamenti scientifici sui ghiacci polari si è scoperta l’evoluzione nell’atmosfera dei gas alla base del riscaldamento globale prima della Rivoluzione industriale. La concentrazione di anidride carbonica (Co2), il principale gas serra, è oscillata per un periodo di 10 mila anni fino al 1750 in una forchetta compresa fra le 265 - 280 parti per milione (ppm). Negli ultimi 150 anni, il livello di biossido di carbonio è invece aumentato sensibilmente arrivando a raggiungere i 380 ppm nel 2006. Grazie a questi rilevamenti mediante carotaggio sulla composizione chimica dell’atmosfera intrappolata nelle bolle di ghiaccio databili, confermano che la presenza di Co2 in atmosfera non è mai stata a questi livelli negli ultimi 800 mila anni. L’aumento del Co2, in piccolissima parte dovuta a fenomeni naturali, secondo gli scienziati è in larghissima parte riconducibile, almeno per il 90%, alle emissioni inquinanti della combustione dei carburanti fossili, quali petrolio, gas e carbone.
L’evoluzione dei gas serra nell’atmosfera legata ad altre rilevazioni scientifiche sull’aumento delle temperature su scala mondiale, inducono gli scienziati ad arrivare ad un’inquietante conclusione: entro la fine del secolo la temperatura superficiale della Terra crescerà da 1,8 a 4 gradi centigradi, ma potrebbe aumentare anche fino a 6,4 gradi. La temperatura media della terra, stimata a circa 14,5%, potrebbe essere dunque radicalmente stravolta e portata al disopra dei 20% in meno di cento anni. Le conseguenze di quest’incremento sarebbero ovviamente devastanti per le speci viventi sul nostro pianeta. Lo scioglimento dei ghiacci, specialmente quelli nelle zone prossime ai due circoli polari, rischiano di essere un grande problema per una gran parte della popolazione terrestre che, da sempre, è fortemente presente nelle zone costiere del pianeta. Prendendo in considerazione l’evoluzione climatica registrata nell’Artico, monitorata da numerose basi scientifiche internazionali, l’aumento della temperatura media di questa zona del pianeta è due volte maggiore dell’aumento medio globale; lo stesso avviene all’estremo Nord. Quantificando il processo di scioglimento dei ghiacci, dal 1978 i satelliti hanno stimato che l’estensione annuale media del ghiaccio marino artico si è ridotta del 2,7% ogni dieci anni accelerando, inoltre, di anno in anno. Se l’aumento delle temperature dovesse protrarsi per cento anni o più, il rischio potrebbe essere quello di portare, teoricamente, alla scomparsa dei ghiacci della Groenlandia. Le conseguenze, sottolinea il rapporto, sarebbero devastanti perché il livello dei mari potrebbe salire di sei o sette metri. Si potrebbe così tornare al periodo caldo riscontrato dagli studi circa 125 mila anni fa, quando il mare era più alto di 4-6 metri rispetto ad oggi.
Il fenomeno dello scioglimento dei ghiacci ha ovviamente degli effetti non indifferenti sugli oceani. Secondo gli scienziati, l’aumento del livello del mare sarà compreso fra i 19 e i 58 centimetri alla fine del 2100; alcuni studi sostengono però che potrebbe essere di fatto due volte maggiore di quanto previsto dall’Ipcc nel prossimo secolo, e cioè superare il metro. Centinaia di milioni di persone, se non miliardi, che vivono lungo le coste potrebbero dunque essere a rischio ed intere città come Venezia potrebbero essere sommerse per buona parte in meno di cento anni.
Altra conseguenza dell’aumento della temperatura del pianeta sarà l’aumento delle precipitazioni e della siccità a seconda delle zone della terra. Le osservazioni meteorologiche hanno evidenziato tendenze a lungo termine nelle precipitazioni dal 1900 al 2005 in ampie aree del pianeta. Aumenteranno di conseguenza, ancor più di quanto successo già finora, le precipitazioni nelle aree orientali dell’America settentrionale e meridionale, nell’Europa settentrionale oltre che nell’Asia settentrionale e centrale. Al contrario si riscontreranno siccità più intense nel Sahel, nel Mediterraneo, nell’Africa meridionale ed in alcune aree dell’Asia meridionale.
Oltre all’aumento di precipitazioni e siccità, i fenomeni atmosferici quali temporali, trombe d’aria, uragani e monsoni, saranno sempre più frequenti e devastanti anche in zone della terra anche mai raggiunte da questi eventi. Il calore sempre maggiore della terra, si traduce infatti in energia accumulata che il pianeta sfoga tramite questi fenomeni meteorologici.
Il Mediterraneo rischia di essere inoltre una delle zone della terra dove i cambiamenti climatici rischiano di rivelare i loro peggiori effetti ed accentuati effetti.
Il più brutto dei film sulle catastrofi naturali potrebbe dunque veramente realizzarsi. I 2500 scienziati riuniti a Parigi sono unanimi sulle conseguenze devastanti che ha già oggi la società industrializzata sull’ecosistema; conseguenza che potrebbero diventare ancora maggiori se non si agisce adesso.
La specie umana deve cambiare già da oggi i propri comportamenti. Il nostro modello economico e sociale basato su consumismo e profitto deve assolutamente essere modificato. L’incessante sfruttamento delle risorse del pianeta, la crescente produzione industriale di trasformazione delle risorse in prodotti di largo consumo talvolta inutili, gli irrefrenabili consumi di una popolazione viziata ed incosciente, hanno creato un inquinamento sia atmosferico che ambientale già oggi pericoloso ed irreversibile, che minaccia ogni specie vivente sul pianeta. Non contenti, i governi e le istituzioni internazionali pensano ancora a far crescere l’economia, i consumi, i profitti, incuranti del fatto che in questo modo ci stiamo dirigendo verso l’autodistruzione.
Fortunatamente, l’uomo è oggi consapevole di essere almeno la causa di questo declino anche se non tutti, specialmente i potenti, sono consapevoli di vivere in una società malsana.
Anche se siamo ancora lontani da una seria lotta all’inquinamento e dal cambiamento della nostra visione di vita, possiamo almeno affermare che l’opinione pubblica ha capito che l’uomo è la causa del suo male ma che l’uomo ne è anche la soluzione.