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Le origini pelasgiche etrusche confermate dal dna

di Nicoletta Manuzzato - 08/02/2007

Una ricerca dell’Università di Padova ha individuato forti somiglianze tra il patrimonio genetico dei toscani e quello delle popolazioni dell’Asia occidentale
Il Dna svela il mistero: gli Etruschi (e le mucche maremmane) vengono da Oriente


Erodoto aveva ragione: l’origine degli Etruschi e della loro raffinata cultura va rintracciata in Medio Oriente. A confermare le affermazioni dello storico greco non è la scoperta di nuovi reperti archeologici, ma uno studio genetico sui toscani moderni uscito su The American Journal of Human Genetics. Lo ha realizzato un’équipe internazionale guidata dal professor Antonio Torroni, dell’Università degli Studi di Pavia. I ricercatori pavesi hanno preso in esame 322 persone di tre diverse località che un tempo appartenevano all’antica Etruria: Murlo (provincia di Siena); Volterra (Pisa) e Valle del Casentino (Arezzo). Il loro Dna mitocondriale è stato posto a confronto con quello di altri 15.000 soggetti di 55 popolazioni europee e dell’Asia occidentale, tra cui sette italiane.
Il Dna mitocondriale costituisce un vero e proprio archivio molecolare. I 37 geni che lo compongono rappresentano solo una piccola frazione del genoma umano, ma hanno una particolarità: vengono trasmessi unicamente per via materna. Poiché sono caratterizzati da mutazioni fino a venti volte più frequenti rispetto ai geni del nucleo (che ereditiamo da entrambi i genitori) e poiché tali mutazioni hanno scandito la nostra colonizzazione del pianeta, i diversi rami dell’albero evolutivo mitocondriale tendono a essere circoscritti a determinate popolazioni e a determinate aree geografiche. Analizzando questa parte del nostro genoma possiamo perciò seguire come su una mappa le migrazioni delle nostre lontane antenate.
Nel caso degli Etruschi il responso è chiaro: «I dati che abbiamo ottenuto evidenziano l’esistenza di un legame genetico diretto e relativamente recente tra i toscani moderni e le popolazioni del Medio Oriente», spiega il professor Torroni. «Oltre il 5% dei toscani presenta sequenze di Dna mitocondriale assenti negli altri gruppi europei e italiani e presenti invece nell’area mediorientale».
«Al tempo di Atys, figlio del re Mane, ci fu in tutta la Lidia una tremenda carestia... Il re, divisi in due gruppi tutti gli abitanti, ne sorteggiò uno per rimanere, l’altro per emigrare dal paese... Quelli di loro che ebbero in sorte di partire scesero a Smirne, costruirono navi e, imbarcati tutti gli oggetti che erano loro utili, si misero in mare alla ricerca di mezzi di sostentamento e di terra finché, oltrepassati molti popoli, giunsero al paese degli Umbri, dove costruirono città e abitano tuttora». Così Erodoto, nel V secolo avanti Cristo, narra l’arrivo in Italia di queste genti provenienti dall’Asia Minore.
Tale ricostruzione venne messa in dubbio fin dall’antichità: nel primo secolo avanti Cristo, Dionigi di Alicarnasso propendeva per un’origine autoctona degli Etruschi. In seguito spuntò una terza ipotesi, che poneva la culla etrusca in Europa centrale. Ora la scienza non solo dà ragione ad Erodoto, ma avvalora anche i dettagli del suo racconto. La migrazione avvenne effettivamente via mare e, oltre a «tutti gli oggetti che erano loro utili», i nuovi venuti portarono con sé anche gli armenti. Lo stabilisce una ricerca sui bovini diretta dal gruppo del professor Paolo Ajmone-Marsan, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, e alla quale ha collaborato anche il gruppo pavese.
Che cosa ci dice il Dna mitocondriale dei bovini? Che le razze chianina e maremmana, tipiche dell’area toscana, sono geneticamente molto più vicine agli esemplari mediorientali che a quelli europei. Ma perché possiamo parlare con certezza di uno spostamento via mare? «La migrazione via terra che avviene con l’espandersi dell’agricoltura - spiega il professor Ajmone-Marsan - è molto lenta e graduale ed è accompagnata dalla perdita della variabilità genetica degli animali. Immaginiamo una cesta piena di palline colorate: se trasferiamo con successive manciate queste palline in altri cesti, ogni passaggio determina la diminuzione dei colori rappresentati. Invece in Toscana troviamo intatta la variabilità presente nell’area mediorientale». Da quelle navi provenienti da oriente sbarcarono dunque non solo gli avi degli odierni toscani, ma anche i capostipiti di quel Bos etruscus che lo scrittore latino Columella ci segnala nel suo trattato sull’agricoltura.