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Ancora sulla caduta di Prodi. Cause congiunturali e cause sistemiche

di Carlo Gambescia - 26/02/2007

 

La caduta del governo Prodi è indubbiamente legata a cause di ordine congiunturale e sistemico.
Iniziamo dalle cause di ordine congiunturale.
Possiamo indicarne due (o una e mezza): la prima è rappresentata dalle scarse capacità di mediazione del professore bolognese; la seconda ( o la mezza) dalla frammentazione politica della maggioranza di centrosinistra; che attenzione, non dipende completamente, dalla legge elettorale proporzionale, dal momento che anche con la legge maggioritaria, il primo governo di centrosinistra, fu altrettanto instabile. Ma rinvia a ragioni sistemiche.
Veniamo perciò alle cause di ordine sistemico.
Anche in questo caso possiamo indicarne due: la prima è legata alla politica estera, la seconda alla politica economica. Inutile sottolineare che le nostre sono constatazioni di tipo sociologico e non valutazioni di merito.
Politica estera: il problema principale consiste nel fatto che ormai un governo di centrosinistra, o comunque con l’asse politico spostato a sinistra, non può sottrarsi a una politica estera di destra. Se è vero che il pacifismo (seppure temperato) dovrebbe stare alla sinistra, come il realismo militare (per quanto moderato) alla destra, è altrettanto vero che i governi di centrosinistra sono attualmente costretti a fare una politica estera di destra in sintonia con gli Usa, oggi su posizioni decisamente di destra e bellicista. Certo, si tratta di un fattore sistemico che ha sempre condizionato le scelte di politica estera di qualsiasi governo italiano. Ma che ha maggiormente condizionato i governi della Seconda Repubblica, soprattutto di centrosinistra. Paradossalmente, il vincolo si è fatto ancora più stringente, dopo la caduta dell’Unione Sovietica e dopo lo scoppio delle guerre in Afghanistan e in Medio Oriente. La “guerra al terrorismo islamico” - piaccia o meno - si è trasformata in una priorità per gli Stati Uniti e di conseguenza, volenti o nolenti, in una necessità sistemica per gli alleati.
Politica economica: il problema principale consiste nel fatto che un governo di centrosinistra, o comunque con il baricentro politico spostato a sinistra, ormai non può più sottrarsi a una politica economica neoliberista. Se è vero infatti che interventismo pubblico e welfare dovrebbero stare alla sinistra come il neoliberismo alla destra, è altrettanto vero che i governi di centrosinistra sono attualmente costretti a praticare una politica economica di destra. Del resto è noto a tutti, il condizionamento economico esercitato sui governi italiani negli ultimi due decenni da istituzioni, apertamente neoliberiste, come il Fondo Monetario, la Banca Mondiale, la Banca Centrale Europea, le società di rating. Ciò non significa che in passato i governi italiani non abbiamo subito condizionamenti economici esterni. Ma nel quadro dell’economia mista degli anni Cinquanta-Settanta le briglie economiche internazionali erano meno corte.
Questi due fattori sistemici influiscono sui governi italiani, e divengono proporzionalmente più gravosi, in termini di autonomia decisionale, quanto più il baricentro politico si sposta a sinistra. Il centrodestra è più compatto perché, al di là dei fattori congiunturali, è più in sintonia con i vincoli sistemici. Di conseguenza, il centrosinistra italiano che non lo è affatto, appena si sposta a destra, facilita la sua integrazione sistemica ma non la governabilità, mentre appena si sposta a sinistra, rallenta o impedisce l’integrazione sistemica e neppure favorisce la governabilità… Per ovviare, a questa “disfunzione” sistemica, attualmente, il centrosinistra sta cercando faticosamente di trasformarsi in forza “sistemica”, di sinistra democratica, riformista e filoamericana simile al laburismo neoliberista blairiano e al “socialismo gentile”, ma non con i lavoratori, di Zapatero (il quale, tra l’altro, si è ben guardato dal liquidare le basi americane in territorio spagnolo). Di qui però la crescita dell’ ingovernabilità. Che la sinistra moderata cerca di recuperare facendo concessioni sui diritti civili, ma non su quelli economici e sociali, alla sinistra non sistemica, chiamiamola così. Concessioni difficili da fare in un paese cattolico come l’Italia, e dove nel governo sono presenti forze cattoliche “di sinistra”. Di qui un altro elemento di instabilità, riguardante, se ci passa l’espressione, l’anello di unione tra le cause congiunturali e primarie. Il problema cattolico, dal punto di vista causale, rappresenta un elemento sistemico-interno di crisi, a metà strada tra i fattori esterni (propriamente sistemici) e in fattori interni ( propriamente congiunturali). L’evoluzione delle costanti sistemiche, gioca a sfavore della sinistra non sistemica. A meno che all'improvviso non entrino in gioco fattori politicamente devastanti come un guerra atomica in Medio Oriente o una crisi economica altrettanto catastrofica. L’unico terreno (ma in Italia, come abbiamo visto fino a un certo punto) sul quale la sinistra non sistemica può guadagnare qualche metro, è quello dei diritti civili. Di riflesso, il fatto che il governo Prodi ottenga al Senato la fiducia non può mutare il processo in atto. Anzi potrebbe perfino favorirlo, vista la vaghezza dei famigerati "Dodici Punti" prodiani.