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L’Afghanistan degli ita(g)liani

di Giancarlo Chetoni - 26/02/2007

 
Il “ Velino Diplomatico “ di Stefano De Andreis scrive il 10 Aprile 2003 che gli Alpini a Kost sono in 1000 e alla caccia dei Taliban. L’esordio del contingente italiano in Afghanistan è di guerra e la Taurinense , inquadrata nella Task Force “ Nibbio “ non è il primo Reparto Nazionale che viene impiegato dal governo Berlusconi a ridosso del Waziristan, spalla a spalla con reparti d’assalto americani in azioni di ripulitura e di bonifica del territorio dai “ terroristi “ di “ Al Qa’eda “.

Nella base Salerno a Kost ( per ricordarci lo sbarco degli “ Alleati “ in quella che diventerà la Repubblica delle Stragi a partire da Portella della Ginestre e della sovranità che non c’è ) verrà segnalata la presenza del Generale Graziano attuale Comandante a Naqura di Unifl 2.

Stà di fatto che nella terna degli alti ufficiali italiani inoltrata dal Ministro degli Esteri d’Alema al Palazzo di Vetro tramite l’Ambasciatore Migliavacca l’Onu di Bon Kai Moon il 19 di Febbraio di quest’anno sceglierà l’ex Comandante della “ Brigata con le Penne “ che ha operato al confine del Pakistan.

Graziano rientrerà al Comando Operativo Interforze di Centocelle ( Roma ) nel Gennaio 2006 per uno “ stacco “ prima di vedersi assegnato il nuovo incarico in Libano per la fiducia che gode, a ragione del suo stato di servizio ISAF, sia a Roma, prima e dopo il 19 Aprile, che al Palazzo di Vetro.

Come dice Andreotti a pensare male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca.

Per cominciare a capire cosa bolla in pentola al Provincial Reconstruction Team di Herat dove è attualmente attestato l’equivalente di un Reggimento di militari e specialisti di Esercito, Marina, Aviazione e Carabinieri ( Parisi e Bersani ci hanno aggiunto un aliquota di Fiamme Gialle per l’addestramento della Polizia di Karzai alla lotta al “ narcotraffico “ e all’espletamento delle “ pratiche doganali “ , Amato ci sommerà d’intesa con i Ministri degli Interni dell’ Unione Europea un reparto della Polizia di Stato) basterà sapere che tutte le comunicazioni internet e satellitari in partenza e in arrivo alla base passano per un provider e per i satelliti NSS6 e BGAN della N.S.A e che per ISAF la responsabilità operativa della base è affidata alla U.S Army anziché all’ Italia.

Lo schema ad Herat è un po’ quello che gli USA hanno adottato con l’esercito della Corea del Sud. Nei periodi di “ pace “ comandano ( si fa per dire ) gli occhi a mandorla, in guerra gli “ yankees “.

Da quelle parti la cosa va avanti dal ’56, in Italia dai tempi di Scelba, di Salvatore Graziano e Gaspare Pisciotta.

L’avventura dei compound tricolori “ Vianini “ e “ Arena “ ad Herat prende avvio il 31 Marzo 2005 lo stazionamento di 120 militari dell’ A.M.I. Arriveranno nel giro di qualche mese a 400 tra specialisti in logistica, esperti in comunicazioni , apparati radar e personale di volo della task force “ Aquila “ sotto la supervisione del Gen. Rossi e di una compagnia di manovra del 66° Reggimento Aeromobile “ Trieste “ di Forlì.

Tra i supervisori del “ campo “ figurerà anche il Colonnello Cocciolone abbattuto sull’ Iraq nel 1991 con il suo Tornado IDS durante un operazione di “ strike “ ( bombardamento ) su Najaf.

Emma Bonino come Delegata dell’ Unione Europea in Afghanistan, formulerà a Settembre il suo primo “ in bocca al lupo “ alla Task Force “ Lince “.

Vianini sarà il primo Caduto italiano in Afghanistan, la sua morte risale al 3 Febbraio 2005. Capitano di Fregata del Gruppo Incursori , viaggiava in incognito con personale non identificato USA sul volo di linea Kabul- Herat delle aviolinee afghane quando il Boeing che lo trasportava precipitò in seguito, pare, ad un avarìa alle turbine.

Chi si domandasse cosa ci stava a fare un “ uomo di mare “ in Afghanistan non conosce né criteri di selezione, fiduciari, della NATO né rapporti tra il Comando Alleato nel Sud Europa e il Consubin di Varignano ( La Spezia ). E non solo.

Dal 2005 al 2006 ad Herat sono arrivate attrezzature dall’ Italia con la spola dei C 130 J in dotazione alla 46° Aerobrigata di Pisa centinaia di tonnellate di attrezzature e materiali per la costruzione di 62.000 mq di baraccamenti e strutture conteinerizzate, singole e a pila, per centrali di radioassistenza, di scoperta radar, di “ in “ e “ out “ satellitare.

Con l’assistenza di genieri USA sono stati costruiti shelter antischegge, depositi sotterranei, di carburante e munizionamento. Approntato inoltre un parco automezzi e veicoli blindati per la ricognizione armata. Insomma si è speso e sparso centinaia di milioni di euro facendo arrivare anche il superfluo per via aerea dal cuore dell’ Europa al Centro Asia.

In questo quadro di “ guerra “ le iniziative di assistenza alla popolazione locale sono state confinate all’assoluta marginalità. Gli importi di spesa a favore dei residenti sono stati un nulla, non si sa di quanto in percentuale, rispetto ai costi di gestione militare e permanenza del personale italiano ad Herat.

Le vedove da quelle parti portano sempre il burka, i bambini continuano a morire di malnutrizione e di malattie e gli anziani chiudono gli occhi nella povertà e nella disperazione.

In compenso il 14 Febbraio di quest’anno il portavoce italiano di ISAF tenente Nicola Piccolo con una nota ufficiale ha comunicato che è in costruzione una chiesa cattolica che sarà aperta al culto pubblico.

Evidentemente la “ stabilizzazione “ dell’ Area passa per i riti di S. Romana Chiesa e le prediche dei cappellani militari di Benedetto XVI° più che su un piano di intervento, medico e alimentare, esteso e protratto, alla gente del posto.

Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate.

Il 24 Dicembre Parisi è atterrato ad Herat con un quadrimotore C 130 J, dopo un atterraggio a tappo di bottiglia ( per evitare il lancio di rimanenze degli Stinger passati dalla CIA ai combattenti della Jihad durante gli anni dell’ occupazione sovietica dell’ Afghanistan) insieme al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Italiane Ammiraglio Di Paola, uno strascico di Martino e del CdM del Cavalier di Arcore.

Passeranno il “ Santo Natale “ a pranzo di gala, spumante e panettone.

La scaletta dell’ indecenza è andata avanti con la dichiarazione del 22 Gennaio del Presidente del Consiglio Prodi ai corrispondenti esteri in cui si affermava che “ l’ Italia non si assumerà impegni maggiori ma non si ritirerà da quelli già presi in Afghanistan“.

Quattro giorni più tardi, per la precisione il 26, D’Alema interviene al Consiglio dell’ Alleanza Atlantica a Bruxelles precisando che le missioni del contingente italiano in Afghanistan continueranno fino al raggiungimento della piena sicurezza nella Regione, con o senza Conferenza Internazionale sull’ Afghanistan in agenda.

Il 30 Gennaio esplode ad Herat un autobomba, la terza in 8 mesi, che fa tremare Camp “ Arena.

Si arriva di gran carriera a Febbraio e da Siviglia Parisi rende noto che l’impegno dell’ Italia in Afghanistan si protrarrà, almeno ( incredibile ma vero ) fino al 2011 e che, per rinforzare il dispositivo di sorveglianza aerea della Provincia di Herat, ha disposto l’invio in zona di UAV Predator e di C 130 J.

Insomma di 2 avvoltoi e di 1 uccellaccio panciuto, costosissimi, 5 milioni di dollari a pezzo i primi, 55 sempre di milioni di dollari, il secondo, tutto regolarmente made in USA, per dare una mano ai “ liberatori “ e i “ bombardatori folli “ delle “ guerre permanenti “ che pitoccano a destra e a manca per non affogare come in Iraq.

La strombazzata discontinuità rivendicata dall’ Esecutivo del Prof. Nomisma prende nei fatti altri percorsi.

Ii Predator dell’ Italia destinati ad operare sull’aereoporto di Herat potranno essere aggiornati, ma questo non lo si dice, alla versione 1/ MQ-9 che trasporta missili anticarro Hellfire o razzi a frammentazione aria-terra. Per fare cosa è scontato con qualche prevedibile effetto di ritorno da Santa Maria Novella.

Facciamo ora un passo indietro.

Tra Marzo e Dicembre 2005 le tonnellate di materiale logistico movimentato ad Herat hanno registrato il picco di 18.000 tonnellate, gli arrivi e le partenze giornaliere di personale civile e militare multinazionale e NATO hanno raggiunto punte di 800 unità.

Accertata, pare, la presenza in zona di parabole di ascolto elettronico posizionate in direzione ovest, nord ovest verso la frontiera con l’ Iran. E questo è un bel guaio.

La strategia dell’ Iran prevede in caso di preparativi di attacco aereo USA al territorio nazionale in partenza da aeroporti in uso a ISAF un lancio di razzi e di missili per la soppressione della forza attaccante. Camp “ Vianini “ e Camp “ Arena sono a un tiro di sputo dal confine con il Paese degli Ayatollah.

Mentre cresce di giorno in giorno la voglia dell’ Amministrazione Bush di dare una ripassata a Teheran dichiarare, come si è fatto, di voler rimanere per altri 5 anni in Afghanistan per bene che vada è un atto di completa irresponsabilità e un suicidio a venire nell’interscambio economico tra Italia e Iran, blocco dello sterzo di Hormuz a parte che finirebbe per mettere col culo per terra gran parte dell’ approvvigionamento energetico del Bel Paese e dell’ intera Europa.

L’ aereoporto militare di Herat con fondo a cemento spessorato, si estende oggi per oltre 50.000 mq ed è servito da infrastrutture e torre di controllo del traffico aereo in muratura. L’area è stata approntata a perimetro quadrato per sopportare meglio delle piste di volo a coppia o triple i crateri da bombardamento. La frequenza degli atterraggi e dei decolli di aerei da carico, di elicotteri e di UAV da Herat, pur discontinua, si è mantenuta nel tempo sostenuta e “ allarmante “. La registrazione degli aerei in partenza e in arrivo è rigorosamente top segret.

In queste condizioni è lecito chiedersi se qualche “ rendition “ alla Abù Omar abbia preso da Herat la strada per Guantanamo, in barba a Fava e alla condanna espressa del Parlamento Europeo sulla violazione dei “ diritti umani “ da parte della CIA.

Usa e Alleati hanno posizionato in Afghanistan 23 “ Provincial Reconstruction Team “, in ordine alfabetico, da Asabad al Tarin Kowt Airfilds, 16 “ Airbase “ da Bagram a Tologan, 9 “ Fire Base “ da Cobra Strike a Waza Khwre, 18 F .O.B e buon ultimo 2 Compaund a Gardez e Kabul.

Un dispositivo capillare di straordinaria potenza militare con 32.000 militari schierati sul campo che pare non riesca a venire a capo di 4.000-5.000 mujiaiddin, ammesso che lo scopo della presenza a stelle e striscie e Nato in Afghanistan sia quella. Ne riparleremo in un'altra occasione.

Al di là delle menzogne accreditate e della invasiva propaganda dei network del Partito Amerikano l’intervento degli Usa in Aghanistan potrebbe avere motivazioni geopolitiche rimaste fino ad oggi completamente in ombra. Ragionare bene su dati e informazioni manipolate non può non portare fuori strada, ad una percezione della realtà fuorviante.

Dall’ elenco del Rodomonte Planetario & Alleati in Afghanistan mancano 8 strutture miste CIA - Unità Incursori Sabotatori di cui non si conosce la dislocazione sul terreno per non meglio precisati “ interventi speciali “ contro i terroristi di Al Qae’da che a quanto comunicato dalla Casa Bianca pare si infiltrino in Afghanistan dal Pakistan con l’assistenza dell’ Inter Service Intelligence ( il servizio segreto di Musharraf ). Dichiarazione che ha fortemente irritato il Pakistan facendo scendere a temperature polari i rapporti bilaterali tra Wastington e Karachi. L’ammissione come osservatore del Pakistan al Patto di Shangay ha fatto il resto.

Per Cheney e i neocons USA la guerra è e rimane l’alternativa alla minaccia della pace, per Kissinger e Brzezinski dopo il XX° secolo che ha visto gli Stati Uniti crescere da potenza continentale a forza egemone a livello mondiale potrà esserci una nuova “ età dell’ oro “ a condizione di rimuovere via, via qualsiasi ostacolo che possa ostacolarne la realizzazione.

L’ex Consigliere di Carter nella “ Grande Scacchiera “ individua nell’ Asia l’area del pianeta che per pregresse esperienze storiche, popolazione, capacità intellettuali e di adattamento sociale, risorse energetiche e minerarie è in grado di dare avvio a un processo di rapida crescita tecnologica, industriale, finanziaria e militare di dimensioni tali da diventare un avversario globale degli USA. In politica estera, al di là di qualche dettaglio polemico, come si vede, esiste una perfetta identità di obbiettivi strategici tra “ repubblicani “ e “ democratici “ con buona pace per Rutelli, Fassino & Soci.

Gli Usa hanno cominciato con l’assistenza della NATO dal ventre molle dell’ Afghanistan.

Chiuderemo con una chicca.

Su Internet “ Negrizia “ il 1 Febbraio riporta “ … è stato costituito un Fondo per le esigenze di investimento della Difesa di 4.450 milioni di euro per il triennio 2006-2008 … “ per aggiungere poi che “ … una parte del trattamento di Fine Rapporto ( TFR ) che i Lavoratori delle Aziende Private non destineranno alla Previdenza Complementare sarà dirottato a una Cassa Statale destinata a finanziare la Difesa per un ammontare di 106 milioni nel 2007, di 350 milioni nel 2008 e di 200 milioni nel 2009 ... “

I 2.000 militari italiani a Herat e a Kabul ci costano un ossesso.

Siamo nell’ordine dei 3.000 euro al giorno, tutto compreso. A capoccia.

Attenzione.

Nota fuori testo per conoscenza.

Giovedì 15 Febbraio corrente Massimo D’ Alema ha reiterato a nome del Governo Prodi , con un comunicato diffuso dalla Farnesina, la richiesta a Belgrado di collaborare con il Tribunale Penale Internazionale dell’ Aja per i crimini di guerra della ex Jugoslavia.

Per l’occasione il Ministro degli Esteri ha dichiarato che l’ Italia “ sostiene con convinzione gli sforzi del T.P.I e ribadisce che la firma dell’ Accordo di Stabilizzazione e Associazione ( ASA ) con la Serbia è condizionata al pieno rispetto degli obblighi con lo stesso “ osservando che i due punti fermi fanno parte della posizione già a suo tempo comunicati al destinatario ( balcanico) e riaffermati nell’incontro avuto con il Procuratore Capo Carla Del Ponte.

La nota emessa dichiara inoltre che “ l’ Italia ritiene l’attuazione della giustizia sui crimini di guerra elemento imprescindibile per il processo di riconciliazione oltre che per l’adeguamento agli standard europei “.

“ La nostra posizione è e rimane molto ferma su questi punti “ ha proseguito per l’ occasione il Portavoce della Farnesina Ferrara ricordando le conclusioni del Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE ) di lunedì scorso che ha preso atto della disponibilità della Commissione a riprendere i negoziati per l’ ASA a condizione che la Serbia “ assuma azioni concrete ed efficaci con il T.P.I “.

Il Ministro d’ Alema e il Procuratore Capo Del Ponte hanno poi convenuto “ sulla necessità di ulteriori contatti per verificare il rispetto delle condizioni “ segnalate a Belgrado.

Un Ansa delle 14.51 di oggi 20 Febbraio da Sarajevo informa che Carabinieri dell’ Eurofor hanno perquisito le case dei figli ( *) dell’ex leader dei Serbi di Bosnia, ricercato per genocidio dal T.P.I.

Lo ha reso noto una fonte accreditata del Comando NATO.

“ Abbiano nuove informazioni – ha detto – che ci fanno credere che facciano ( *) parte della rete di protezione che favorisce la latitanza del ricercato Radovan Karadzic “.

La Forza di Pace Internazionale ha più volte perquisito la zona di Pale, villaggio a 16 km da Sarajevo e roccaforte dell’autoproclamata Repubblica Serba di Bosnia. Per l’occasione sono stati congelati ( questa volta) i conti bancari di 14 persone.