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La telenovela italiana

di Tariq Ali - 28/02/2007

Fonte: zmag.org

 
Dal Guardian un breve commento sull'attuale crisi di governo.

Come i politici di centro di tutto il mondo, Berlusconi, Prodi e D'Alema sono uniti dal fatto di ignorare l'opinione pubblica. Se non fosse per divisioni di fazione su altri argomenti (in particolare clientelismo e corruzione) l'opposizione avrebbe appoggiato Prodi. Ma la politica italiana rimane effimera e imprevedibile, mentre i signorotti del centro-sinistra, e i loro equivalenti del centro destra, trasudano puzza di putrefazione, il fango della loro terra natale.


Gli stati dell'Europa occidentale continuano a rifiutare una politica di collaborazione.

Nello stesso giorno in cui vengono resi pubblici gli inganni di tutti quei vecchi politici in carriera che si contendono il posto di vice premier del nuovo partito laburista, ciascuno con le proprie giustificazioni per la grottesca decisione di sostenere la guerra e l'occupazione in Iraq, il governo italiano di centro sinistra è caduto dopo un dibattito sulla politica estera al senato, prima ancora di aver compiuto un anno.

In questo caso il problema non era l'Iraq. Diversamente dal nuovo partito laburista (protetto da leggi elettorali poco democratiche), l'intera sinistra italiana e l'80% della popolazione si sono opposti alla guerra in Iraq. Questa settimana la discussione verteva su due argomenti: operazione Enduring Freedom, nome autoironico dell'occupazione dell'Afganistan da parte di NATO e ONU, e ampliamento della base militare statunitense a Vicenza, nell'Italia del nord.

Due senatori di sinistra hanno votato contro il governo, dopo che Prodi, insieme al ministro degli esteri D'Alema, aveva fatto del voto una questione di fiducia, sostenendo che quella in Afganistan è una guerra legale perché appoggiata dalle Nazioni Unite. Intendeva, ovviamente, il Consiglio di Sicurezza, con il suo ferreo monopolio del potere ancora saldamente sotto il controllo dei cinque paesi usciti vittoriosi dalla seconda guerra mondiale. I suoi argomenti non sono riusciti a convincere due senatori dissenzienti della sinistra.

Di conseguenza, un indebolito Romano Prodi, prudente portavoce di una borghesia non proprio moderata, ha dato le dimissioni. La sua popolarità era in declino (36% contro il 44% che ha appoggiato la coalizione), come quella del neoliberista ministro dell'economia Padoa-Schioppa (30%) i cui sforzi in direzione di maggiore precarizzazione e contratti a breve termine per i lavoratori, hanno contribuito a dividere il governo; molti suoi sostenitori infatti, insieme a qualche ministro, avevano partecipato alla manifestazione del Novembre scorso in difesa di servizi sociali pubblici per tutti, e contro ogni restrizione di diritti sociali.

E' possibile che volessero essere sconfitti in modo da rimescolare la coalizione, facendo in modo che un partito di centro destra si unisse alle loro fila, e sbarazzandosi di rifondazione comunista? E' un'operazione rischiosa, specialmente perché il leader del PRC, Fausto Bertinotti (ubriaco di felicità per essere diventato un dignitario dello stato), ha mantenuto stretto riserbo sulle loro intenzioni, ma nelle prossime settimane si vedranno gli esiti.

Solo una settimana prima Prodi aveva esplicitamente vietato a tutti i membri del consiglio dei ministri di partecipare alla manifestazione di protesta per l'ampliamento della base (100.000 persone secondo La Repubblica). Ora la crisi della sinistra è sotto gli occhi di tutti: il 62% degli italiani e il 73% dei sostenitori del governo vogliono che tutte le truppe italiane siano ritirate dall'Afganistan.

Come i politici di centro di tutto il mondo, Berlusconi, Prodi e D'Alema sono uniti dal fatto di ignorare l'opinione pubblica. Se non fosse per divisioni di fazione su altri argomenti (in particolare clientelismo e corruzione) l'opposizione avrebbe appoggiato Prodi. Ma la politica italiana rimane effimera e imprevedibile, mentre i signorotti del centro-sinistra, e i loro equivalenti del centro destra, trasudano puzza di putrefazione, il fango della loro terra natale.

L'Europa è un'entità politica troppo debole perché possa fornire un aiuto serio, e l'America Latina, dove vengono discusse e implementate nuove alternative, è geopoliticamente remota.