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Le città possono essere sostenibili?

di Neal Peirce - 03/03/2007

 



 

É una sorpresa. Sette anni fa, mentre finiva un ventesimo secolo tanto economicamente esuberante quanto pericolosamente inquinante, l'idea sarebbe sembrata una chimera. Vero, negli anni '90 si era cominciato a parlare di sostenibilità urbana e globale; il Presidente Clinton aveva anche nominato un gruppo di lavoro della Casa Bianca sul problema. Ma la discussione si era dimostrata troppo avanti per i suoi tempi. Non c'era l'intensità con cui oggi l'ideale verde era dibattuto, e in alcuni casi effettivamente attuato.

A spiegare questo cambiamento ci sono una serie di sviluppi intrecciati. Innanzitutto, e più allarmante, la crescente certezza scientifica di un potenziale cataclisma globale che si sta avvicinando a causa del cambiamento climatico. C'è poi la comprensione sempre più chiara di un futuro di scarsità petrolifera, nel mondo pericoloso messo drammaticamente in luce dall'11 settembre. Fra i risultati, un accresciuto interesse per le auto ibride, e un rinnovato impegno nell'energia eolica, solare, biocarburanti e altre fonti rinnovabili; un fiorente movimento “ smart-growth ” nei vari stati e regioni; la preoccupazione per la salute riguardo a stili di vita sedentari, obesità, perdita di contatti con la natura; giardini pensili, forte rinascita dei parchi urbani; avanzamenti nella gestione di rifiuti e inquinamento nei grandi sistemi infrastrutturali, consentiti anche da sofisticate tecnologie GIS.
Se questa nuova alchimia verde urbana ha un epicentro, si tratta di Chicago. Un tempo simbolo vivente di fabbriche fumose e locomotive sbuffanti, l'antica Città dalle Ampie Spalle si è posta all'avanguardia della nuova green wave con aiuole fiorite e vasi di boccioli che pendono dai nuovi lampioni del centro.
Gran parte del merito di Chicago si deve al sindaco Richard J. Daley e ai suoi alleati. C'è del verde sul tetto del Municipio, e verde negli spartitraffico che si estendono verso la periferia. I cortili delle scuole sono stati convertiti da asfalto a erba, i lotti non edificati trasformati in giardinetti di quartiere, conservate le grandi fasce verdi e gli habitat naturali. Sono in corso grandi investimenti nei 570 parchi cittadini, 31 spiagge, 16 lagune storiche. E infine un grandioso big splash : da tre anni, il Millennium Park, 475 milioni di dollari investiti in lussureggiante verzura, sculture, fontane, e ancora sul lungolago, che attira quattro milioni di visitatori l'anno, molti nell'incredibile teatro per la musica all'aperto.
Dice la presidente del consiglio municipale di Chicago, Mary Ann Smith: “Stiamo realizzando spazi dove la gente vuole stare, non posti da cui si vuole scappare”. E in effetti Chicago ha registrato il più vistoso movimento di “ritorno alla città”, con decine di migliaia di nuovi abitanti in centro.

Città all'avanguardia

Chicago non è l'unica. Da Filadelfia a Seattle, a Boston e San Diego, gli amministratori locali concordano che un ambiente urbano più ecologico rappresenta un elemento critico di attrazione, in un'epoca in cui lavoratori professionalizzati, istruiti e mobili – la valuta pregiata dei nostri tempi – si orientano verso spazi gradevoli, accoglienti e salubri.
E cosa più importante, sostengono gli apostoli del verde, le tasse immobiliari da case e appartamenti vicini ai parchi sono molto più elevate. I viali alberati da soli fanno aumentare i valori delle case del 15%.
In questo decennio, e abbastanza rapidamente, la definizione comune di “verde” si è estesa da alberi, cespugli, parchi, verso una visione più generale di pianificazione urbana e metropolitana. Inoltre, abbraccia oggi un ampio arco di questioni ambientali, come il risparmio energetico e le risorse rinnovabili, la riduzione del consumo di combustibili fossili, aria e acqua più pulite, migliori sistemi di smaltimento fognario, riuso delle aree industriali “ brownfield ”.
I criteri energetici per l'edilizia – i noti standard Leed dello U.S. Green Building Council – ne sono un buon esempio. Si stanno estendendo da una manciata di fabbricati modello al tipo di intervento preferito nelle nuove costruzioni. Nonostante il carico da 2% al 4% sul costo negli edifici a piena efficienza energetica, c'è una quantità crescente di imprese che optano per i criteri Leed. Ciò è giustificato in parte dal risparmio energetico sul lungo termine; altro criterio razionale spesso citato, è il radicale incremento della produttività fra i dipendenti che lavorano in strutture ad alta qualità ambientale.
Un numero in aumento di amministrazioni cittadine si stanno orientando verso gli standard adottati di recente da Salt Lake City: approvare con criteri Leed tutti i propri edifici, e in più qualunque edificio privato terziario o residenziale che riceva fondi dall'amministrazione. “Un'alta qualità dei fabbricati deve diventare la norma” spiega il sindaco di Salt Lake City, Rocky Anderson. “Le amministrazioni locali possono giocare un ruolo enorme in questo tipo di progressi”.

Sul versante associativo, tra i pionieri degli interventi di edilizia verde su larga scala ci sono Enterprise e the Natural Resources Defense Council (Nrdc). Il loro obiettivo su cinque anni, annunciate nel 2004, è di realizzare 8.500 nuove abitazioni economiche “ambientalmente sostenibili”, e rendere la sostenibilità il filone principale nella produzione di questo tipo di case. E non si tratta solo di tecniche costruttive: le nuove abitazioni devono essere realizzate in modo compatto ed efficiente nell'uso del suolo, vicine ai trasporti pubblici, organizzate per quartieri con ampi marciapiedi, percorsi pedonali, negozi raggiungibili a piedi. L'idea è che con minore dipendenza dall'automobile e migliore accesso a trasporti pubblici e luoghi di lavoro, le famiglie a basso reddito possano spendere meno per spostarsi di quanto non avvenga ora (di media, 40 centesimi per ogni dollaro di reddito, sul limite di povertà). Ci saranno meno lavoratori obbligati a lunghi spostamenti, e di più incoraggiati a spostarsi a piedi, con vari vantaggi che vanno dal risparmio energetico, alla riduzione dell'obesità, ad un miglioramento generale della salute.
Ma cosa ne sarà delle abitazioni normalmente chieste dal mercato, in zone standard? Ai costruttori, a livello nazionale, ora viene chiesto di “lavorare in modo verde”, secondo quanto promosso da U.S. Green Building Council, Nrdc, e Congress for New Urbanism (Cnu) che hanno definito un nuovo criterio Leed-Nd (in cui ND sta per neighborhood development ). “Secondo questa visione” spiega l'architetto di Chicago Doug Farr, del Cnu, “sia gli urbanisti che scelgono localizzazioni sbagliate, che i costruttori anche verdi che ignorano qualità del sito e contesto generale, si ritroveranno in una condizione di estrema arretratezza”.

Una risposta locale a una sfida globale

Tutti questi aspetti si collegano strettamente alle grandi questioni contemporanee del cambiamento climatico. In effetti, il riscaldamento globale si è rapidamente guadagnato un posto nei programmi di molte amministrazioni locali nonostante – o forse come reazione a – la manifesta indifferenza dell'amministrazione Bush. La Conferenza dei Sindaci Usa lo scorso giugno ha votato un appello per una drastica riduzione nell'uso dei combustibili fossili in tutti gli edifici: sia nel processo edilizio che per riscaldamento e condizionamento. Obiettivo affermato è di rendere lo stock edilizio nazionale “ carbon-neutral ” non utilizzando più carburanti derivati da petrolio, carbone o gas naturale entro il 2030. La scommessa è enorme: gli edifici contano per il 48% di tutta l'energia consumata negli Usa (molto più dei trasporti, col 27%, o dell'industria, col 25%).
A Seattle, il presidente del consiglio della King County, Ron Sims sostiene una prospettiva proiettata al 2050. Assumiamo, dice Sims, che si sia già a metà secolo e ci si guardi indietro per vedere quali delle decisioni di oggi su edilizia e grandi infrastrutture – ad esempio autostrade o sistemi di trasporto pubblico – abbiano senso dal punto di vista dell'impatto sulle emissioni di anidride carbonica. Contemporaneamente, il sindaco di Seattle, Greg Nickels, ha spedito una “ Sfida di Kyoto ” ai suoi colleghi di tutto il paese, chiedendo di far propri anche per le loro città, gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, di ridurre le emissioni che contribuiscono al riscaldamento globale del 7% sotto i livelli del 1990, entro il 2012. All'ultima rilevazione erano 320 i sindaci – in rappresentanza di 50 milioni di cittadini Usa – ad aver aderito.
Le inziative della città di Seattle e della King County si articolano dalla collaborazione con la General Motors nello sviluppo del primo grande parco autobus diesel a propulsione ibrida nazionale, al maggior progetto a celle di idrogeno (utilizzando il metano dal trattamento dei liquami fognari), ai tentativi di ridurre l'impronta di anidride carbonica di propulsori diesel come imbarcazioni, treni, camion nel trafficato porto cittadino.
Esiste anche un sostegno istituzionale alla “ Cascade Agenda ”, piano di conservazione e tutela su cento anni per un'area che copre oltre un milione di ettari nella regione della Puget Sound, con acque, montagne, centri urbani di grande valore. Ci si concentra in primo luogo sull'orientare lo sviluppo verso nuclei di città più densi e ben pianificati, in secondo luogo sulla tutela delle superfici rurali attraverso operazioni interne al mercato, di trasferimento dei diritti edificatori, e terzo sull'espansione del verde a realizzare aree boscate che fungano da significativo “scarico di anidride carbonica” ad assorbire le emissioni.

Tornando sulla Costa Orientale, troviamo a Filadelfia i rivoluzionari verdi dello Office of Watersheds, esponenti e soggetti attivi avanzati dei nuovi metodi per “resuscitare” corsi d'acqua trasformati in fogne. Lavorano per raccogliere e filtrare le acque dalle precipitazioni principali in modo che non siano trasportati residui oleosi e metalli corrosivi dalle superfici asfaltate, per non parlare di acque fognarie non trattate, verso fiumi e torrenti. L'idea è di adattare parchi urbani, strade, prati e cortile, introducendo punti di decantazione e altri sistemi in grado di assorbire e filtrare lentamente le acque. La prospettiva: trasformare tutta Filadelfia in una specie di grande spugna verde in grado di gestire tutti i propri deflussi in modo naturale e assicurare una scorta d'acqua affidabile per la pesca, il nuoto, per bere.
A Filadelfia si è anche costituito lo Schuylkill Action Network (Sa), riconoscendo il fatto di essere collocati a valle di 150 km del fiume, con 5.000 kmq di fabbriche potenzialmente inquinanti, miniere, attività agricole. Appartengono al San agenzie statali e federali, e decine di amministrazioni locali lungo il corso: un chiaro esempio di come qualunque questione ambientale sia a scala regionale, e vada affrontata a questa dimensione.
La varietà delle iniziative verdi al giorno d'oggi praticamente non ha limiti. Comprende enormi sforzi di piantumazione; conversione di centinaia di chilometri di sponde ex industriali a parco o greenway , e di milioni di ettari a zona di conservazione Agricola o boschi tutelati; impegni coordinate per la realizzazione di scuole ecologiche dove I bambini possano imparare meglio; campagne per estendere l'agricoltura su base locale e i mercati a vendita diretta, diminuendo l'inquinamento dei camion che trasportano alimenti per migliaia di chilometri. A Seattle, c'è un complesso di case economiche per famiglie a redditi misti finanziato del programma federale Hope VI, High Point, notevole per essere completamente ecologico, con i vecchi alberi riconosciuti e tutelati dai più giovani, piantumazioni creative, una vivace attività di orti, marciapiedi e strade collegati a un sistema “naturale” di drenaggio dell'acqua, condomini e palazzine ad alta efficienza energetica.
In tutto il paese, cresce rapidamente la domanda per trasporti pubblici che risparmino energia, e quartieri pensati per l'uso di questi trasporti pubblici, per arginare lo sprawl urbano. Il movimento per reti regionali di mobilità ferroviaria è andato molto oltre New York e Chicago, Boston o San Francisco, fino a quelle che erano le tradizionalmente auto-dipendenti Dallas, Denver, Salt Lake City, Phoenix, Albuquerque, Houston, e anche Los Angeles.

Fine dei consumi ?

Ma per quanto benvenuti, addirittura stupefacenti, siano tutti questi nuovi sviluppi, la triste verità è che il grande transatlantico Consumo Usa ha modificato la sua rotta solo di qualche punto. Col 4,6% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti continuano a bruciare un quarto dei combustibili fossili del globo, e ad emettere il 25% dei gas-serra. Le emissioni di anidride carbonica continuano a crescere e le compagnie energetiche affermano di dover realizzare 150 nuovi impianti a carbone per soddisfare la nostra sete di elettricità. Case sempre più grandi, strade piene di Suv che tracannano benzina, un'auto per ogni membro della famiglia, enormi freeways e progetti per altre ancora più grosse, dozzine di nuovi apparecchi, una dieta da fast-food ricca di grassi e zuccheri a un livello quasi letale, il diritto di devastare il corpo e poi poter contare sulla macchina della medicina per sistemarlo: sembra che vogliamo, che pretendiamo tutto.
E a nascondere del tutto le campagne per valori ecologici, la costante esposizione del pubblico agli enormi bilanci pubblicitari di GM, Ford, Wal-Mart, Pfizer, McDonald's, e simili: molti miliardi di dollari l'anno, centinaia di volte più forti di qualunque sforzo fatto per educare gli americani a uno stile di vita meno sprecone.
Continua ad aumentare il numero di spostamenti pendolari in auto con un solo occupante, mentre diminuiscono carpool e spostamenti a piedi. Nonostante un decennio di spinte verso politiche di " smart-growth ” a proteggere i bacini idrici naturali, spazi aperti e boscati attorno ai centri urbani, qualunque verifica sul territorio di tutto il paese mostra piani urbanistici per immense nuove zone edificate. “Non si può parlare di sostenibilità [o] di cambiamento climatico se si continua a coprire gli spazi aperti di case su un lotto da un ettaro” nota Robert Yaro, presidente della Regional Plan Association per l'area di New York.
É possibile, se non probabile, che le quantità di anidride carbonica, uragani mostruosi, l'emergenza petrolifera globale, possano cambiare lo status quo molto più rapidamente di quanto chiunque oggi possa immaginare. Sostengono in molti che il futuro debba essere verde, perché in un mondo turbolento e scarso di risorse, lo stile di vita consumistico americano degli ultimi sessant'anni sarebbe semplicemente insostenibile.

Intanto, le speranze migliori stanno senza dubbio nel numero crescente di gruppi di cittadini e amministratori locali che percepiscono il mondo che cambia attorno a loro, e che hanno aperto quella che oggi è un'ampia ricerca di approcci ecologici innovativi.
E ci sono cose che potrebbero fare una enorme differenza. Una è di concentrarsi sull'altra cosa verde: i soldi. Stiamo cominciando a capire gli enormi risparmi di lungo termine che si potrebbero realizzare con l'edilizia ecologica, i suoi ridotti costi di gestione e maggiori valori immobiliari. Il mercato accetta sempre più linee di prodotti verdi, parallelamente alla rapida crescita delle risorse disponibili per tecnologie pulite. Aumentano i progetti di quartieri e città ecologiche, di sistemi idrici ed energetici. Con l'emergere e il consolidarsi dell'economia verde, aumenterà di certo la spinta a un cambiamento.
Anche una consapevolezza riguardo alla propria salute potrà contribuire: dimostrando i radicali vantaggi per la salute collettiva di un approccio e uno stile di vita ambientalista, contro una comunicazione pubblicitaria fuorviante e potenzialmente malefica.
Un altro campo di riforma promettente sono le norme e i regolamenti pubblici. Molte delle attuali regole urbanistiche e edilizie sono state scritte secondo le necessità di salute e sicurezza di un secolo fa, quando le case operaie d'affitto senza acqua corrente o i macelli invadevano le zone residenziali. E oggi siamo impantanati in norme e vincoli urbanistici e edilizi pericolosamente fuori sincrono rispetto ai bisogni reali. Un impegno coordinato delle amministrazioni statali e locali per dipanare l'intrico dei codici edilizi e stabilirne dei nuovi più adatti, per sostituire un'urbanistica obsoleta con un'altra più flessibile, potrebbe dare un forte impulso alla rivoluzione verde. Ad esempio, le norme pensate nel secondo dopoguerra incoraggiano “baccelli” monofunzionali: residenze, uffici, commercio. Ne risulta una moltiplicazione degli spostamenti in auto, che diminuisce di fronte a un tipo di insediamento compatto, a funzioni miste e ad alta efficienza energetica.
Poi c'è la sfida per le professioni del settore: architetti, urbanisti, costruttori, funzionari delle agenzie, pubblici amministratori, e altri impegnati sul fronte della costruzione e manutenzione delle città. Storicamente – spesso ancora oggi – essi hanno operato in modo sequenziale, prima la scelta dei siti, poi la posa delle reti, poi le strade, gli edifici e via di seguito.
In un XXI secolo smart non sarà più così. Costa troppo, e si perde l'occasione di una migliore estetica, maggiore efficienza energetica, e qualità di vita. É il momento di passare dai silos incomunicanti ai sistemi. É il momento giusto per chiedere agli specialisti di iniziare a pensare più in grande, ad operare fianco a fianco coi colleghi di altre discipline, dall'inizio alla fine di ciascun progetto.
I valori ambientalisti sono buoni e validi. Ma c'è di più. Significano comunicazione, intelligenza, sistemi intelligenti, costruire un mondo del XXI secolo che abbia qualche possibilità di essere davvero sostenibile.


Nota: Neal Peirce è presidente del
Citistates Group , rete di giornalisti e rappresentanti civici per uno sviluppo metropolitan o sostenibile nel XXI secolo. Sui temi citati nell'articolo si veda almeno la Dichiarazione dei Sindaci ; il testo originale di Neal Peirce anche sul mio sito Mall , sezione Environment (f.b.)

di da American Prospect - Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini