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Afghanistan, è guerra: militari italiani a casa

di Paolo Emiliani - 08/03/2007



In Afghanistan, come del resto in Iraq, la guerra non è mai terminata. Forze patriottiche molto differenti tra loro stanno combattendo nel comune intento di liberare la patria dall’invasore.
L’opinione pubblica mondiale sembra però aver quasi totalmente dimenticato l’Afghanistan e quella italiana non fa certo eccezione. I media nostrani, in gran parte sostenitori del governo Prodi, hanno sempre sostenuto che in quegli angoli di mondo non si sta combattendo una guerra, ma forze umanitarie (cioè i buoni) stanno incontrando la resistenza di terroristi che non vogliono la democrazia (cioè i cattivi).
Questa stralunata maggioranza che governa in Italia è poi fortemente condizionata dalla presenza al suo interno di forze della cosiddetta sinistra radicale, quelle cioè che hanno fatto la loro ipocrita campagna elettorale sulla base di un pacifismo tutto virtuale.
L’Italia ha ritirato i suoi uomini dall’Iraq e questo ha reso le notizie dalla regione un po’ meno “embedded” (ma non troppo), come contropartita ha dovuto incrementare però il suo impegno in Afghanistan. Un velo di omertoso silenzio è così calato sulle vicende afghane e le uniche immagini che ci hanno fatto vedere ultimamente hanno sempre mostrato militari italiani in mezzo ad una popolazione felice (trovare un po’ di figuranti non deve essere stato difficile).
I talibani hanno però ieri annunciato di aver “arrestato un britannico che lavora per il quotidiano La Repubblica” nel sud dell'Afghanistan. Probabilmente non si tratta di un suddito di Londra ma dell’inviato Daniele Mastrogiacomo scomparso da domenica a Kandahar.
Se la notizia venisse confermata la guerra dimenticata tornerebbe a far notizia e non si potrebbe più nascondere più di tanto che l’inviato del quotidiano italiano ed i suoi due accompagnatori afghani sono stati catturati nel distretto di Nad Ali, nella provincia d’Helmand, dove le forze Nato hanno lanciato proprio ieri una vasta offensiva.
Tutto l’Afghanistan sembra poi essere in rivolta contro gli invasori. In ogni città si sono registrate in queste ore manifestazioni ostili agli atlantici ed ai loro complici.
Insomma, la guerra continua.
Solo una infinita ipocrisia può ancora far definire la missione militare italiana in Afghanistan come umanitaria. I nostri soldati sono tra quelle montagne per combattere e purtroppo non per combattere fantomatici terroristi o presunti trafficanti di oppio, ma per piegare un popolo indomito che non intende rinunciare alla sua libertà.
Gli afghani, pur militarmente male armati, alla fine cacciarono dalla loro terra i sovietici e certo faranno altrettanto con gli americani ed i loro collaborazionisti.
L’Italia deve decidere. Può andarsene ora, rifiutando la logica imperialista americana, oppure dovrà farlo tra qualche tempo, macchiandosi però di sangue innocente.