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Si fanno scudo dell'Italia

di Manlio Dinucci - 14/03/2007

 
Europa e sistema antimissile La Nato chiama il governo italiano:

«L'integrazione con gli Usa è possibile»

Il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer: «L'Italia ( con Grecia e Turchia) in serie B: non è protetta dal sistema Usa antimissile in Polonia e Cechia». E allora? «L'Europa deve avere una sua difesa missilistica basata sul piano Usa»

L'Italia rischia di finire in serie B. Lo ha detto il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, parlando non di scudetto ma dello «scudo» anti-missili che gli Usa vogliono estendere all'Europa. In una intervista al Financial Times, ieri, ha dichiarato che «in materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B, all'interno della Nato: per me l'indivisibilità della sicurezza è il principio guida». Perché l'Italia sarebbe, insieme a Turchia e Grecia, in «serie B»? Perché l'attuale sistema progettato dagli Stati uniti, che prevede l'installazione di 10 missili intercettori in Polonia e di una stazione radar nella Repubblica ceca, non coprirebbe questi paesi. Funzionari della Nato hanno però dichiarato al Financial Times che «sarebbe comunque fattibile e sostenibile estendere la protezione a paesi altrimenti esposti, come Turchia, Grecia e Italia».

Anche l'Italia, dunque, potrebbe essere «protetta» dallo «scudo» antimissili made in Usa. Il Pentagono ha già installato sul territorio statunitense 17 missili intercettori: 14 in Alaska, che saliranno a 21 nel 2007, più altri 3 in California. Gli intercettori, la cui funzione è distruggere i missili balistici nemici, dovrebbero divenire operativi nel 2011. Il fallimento di diversi test dimostra però che sono ancora inaffidabili. Ma se un giorno gli Stati uniti riuscissero a realizzare uno «scudo» anti-missili affidabile, essi disporrebbero di un sistema non di difesa ma di offesa: sarebbero infatti in grado di lanciare un first strike contro un paese dotato anch'esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare o attenuare gli effetti di una eventuale rappresaglia. Proprio per questo Usa e Urss avevano stipulato nel 1972 il Trattato Abm che proibiva tali sistemi, ma l'amministrazione Bush lo ha affossato nel 2002.

Mentre ancora lo «scudo» è in fase sperimentale, gli Stati uniti lo vogliono estendere all'Europa. Ufficialmente, dovrebbe servire a proteggere gli Stati uniti e l'Europa dai missili balistici della Corea del nord e dell'Iran. Ma questi paesi, né altri «stati canaglia», hanno missili in grado di minacciare gli Stati uniti e l'Europa e l'Iran non possiede neppure testate nucleari. In realtà, schierando missili intercettori in Polonia e altri paesi dell'Europa orientale (il governo ucraino si è già detto disponibile), gli Stati uniti acquisirebbero un ulteriore vantaggio strategico sulla Russia. Contemporaneamente, rafforzerebbero la loro leadership nei confronti degli alleati europei: lo «scudo» dispiegato in Europa sarebbe infatti inserito nel sistema di comando e controllo statunitense. E inoltre scaricherebbero sugli alleati parte dei costi per lo sviluppo del sistema, ammontanti finora a 10 miliardi di dollari annui.

La Russia ha annunciato però che prenderà delle contromisure, adottando «metodi adeguati e asimmetrici», e ha avvertito che potrebbe anche ritirarsi dal Trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili a raggio intermedio in Europa. Non sono solo parole. Nell'ultimo summit della Ue, il presidente francese Jacques Chirac ha avvertito che il piano statunitense di installare in Europa lo «scudo» anti-missili potrebbe «spaccare il continente e provocare una nuova guerra fredda». Prevedendo tali difficoltà, Washington non ha chiesto subito il consenso della Nato ma, scavalcando l'Alleanza, ha cercato di guadagnare prima quello di singoli paesi attraverso negoziati bilaterali. Sembra ormai acquisito il consenso dei governi polacco e ceco. Washington, comunque, continua a premere: il 21 febbraio, giornalisti della radiotelevisione polacca sono stati portati in visita a Fort Greely, in Alaska, dove sono installati i primi missili intercettori, così da dare «una accurata informazione» al pubblico polacco. Inoltre, la prossima estate, lo stesso presidente Bush potrebbe visitare Varsavia per la messa a punto del progetto. E anche i governi britannico e danese hanno dichiarato la loro disponibilità.

A questo punto, con perfetto tempismo, arriva l'intervista del segretario generale della Nato. Egli ribadisce anzitutto che la percezione della Russia di essere accerchiata è errata: essa infatti non può essere preoccupata dal fatto che «la democrazia, la stabilità e il principio di legalità si avvicinano ai suoi confini». Dichiara quindi che «la Nato in quanto tale non deve prendere una posizione che influenzi in alcun modo i negoziati degli Stati uniti con la Repubblica ceca e la Polonia». Ricorda infine che «in materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B» e che la Nato ha già realizzato uno studio di fattibilità di 10mila pagine secondo cui «è possibile sviluppare un sistema di difesa missilistica dell'intera Europa, basato sul piano statunitense». Suggerisce quindi che esso potrebbe essere integrato con i sistemi che la Nato sta sviluppando per «proteggere le forze dispiegate», ossia proiettate in lontani teatri bellici come quello afghano. La Nato dunque si sta preparando ad accettare lo «scudo» statunitense. Che cosa farà a questo punto il governo Prodi? Il ministro degli esteri Massimo D'Alema ha già detto di condividere l'opinione del segretario generale della Nato, auspicando che la proposta degli Usa venga discussa dalla Nato e dalla Ue. Ma non dovrebbe prima essere discussa nel parlamento italiano?