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In Sudan i bulldozer cinesi spazzano via interi villaggi: preludio ad una nuova guerra dell'acqua!

di redazionale - 17/03/2007

Mal d’Africa
In Sudan i bulldozer cinesi spazzano via interi villaggi e antichi insediamenti egizi, preludio ad una nuova guerra dell'acqua!

Al villaggio di Argu i bulldozer sono già passati a rivedere e correggere brutalmente il paesaggio, le case sono state rase al suolo, hanno lasciato in piedi solo il minareto. Sarà uno dei primi a essere inghiottito dalle acque, tra qualche mese. I cinesi del consorzio CCMD lavorano svelti, in cinque anni era stata fissata la durata del progetto per la diga di Meroe avviata nel 2002 e ci tengono ad arrivare in perfetto orario. Questa regione del nord Sudan è un pezzo della loro Africa, fatta di buoni affari e infiltrazione politica: armi, petrolio e appalti, così hanno trasformato il Sudan fondamentalista nel grande alleato.
I russi regalarono Assuan ai deliri terzomondisti di Nasser, i cinesi costruiranno Meroe per Al Bashir, l'ex amico di Bin Laden, il macellaio del Darfour. Ma ha il petrolio, come non perdonargli cinicamente tutto? Vivono nel loro campo strettamente sorvegliato come in una fortezza. Non hanno assunto nessun sudanese, non è il loro sistema. Tra gli operai non specializzati ci sono maliani e nigeriani, manodopera a bassissimo costo: finiti i lavori saranno rimandati nei loro paesi. Precauzioni necessarie: perché la diga qui non la amano, dicono che ruba la loro terra e il loro passato, li condanna alla povertà. Tre anni fa ci furono disordini gravi, l'esercito sparò, si contarono morti. Ma il regime di Al Bashir non ama le contestazioni. Ha combattuto per dieci anni contro i ribelli del sud per agguantare il petrolio, i suoi giannizzeri a cavallo stanno ripulendo con metodo a ovest il Darfour. Il Nord almeno deve restare tranquillo. Hanno investito quasi due miliardi di dollari a Meroe, arrivati in buona parte dai ricchi paesi del Golfo che hanno dimenticato in fretta i tempi in cui Karthoum era il burattinaio dei fondamentalismi. Sbarrando il Nilo con l’opera più grande mai concepita sul fiume dai tempi dell’epopea egiziana di Assuan vogliono il doppio dell’energia elettrica di cui dispongono.
Nessuno deve mettere impacci al progetto di plasmare una regione intera, di tagliare trasformare costringere il fiume a seguire docile la volontà umana. Perché l'orografia sarà ridisegnata brutalmente, la quarta cataratta, la più spettacolare delle sei del Nilo, sparirà. I rassicuranti studi sull'impatto ecologico, secondo molti analisti indipendenti non sono attendibili. Soprattutto, la diga costringerà 60 mila persone a lasciare le terre dove hanno sempre vissuto. Avranno nuove case "più belle delle baracche in cui vivevano"; il governo ha promesso loro "una nuova vita". Purtroppo il loro probabile destino sarà quello dei profughi, senza scuole, medici acqua elettricità, senza il limo che permetteva il lavoro di contadini, su una terra sterile.
Alla fine nascerà un bacino che si estenderà su 175 km per quattro di larghezza. Sotto 18,5 miliardi di metri cubi di acqua resteranno i terreni agricoli benedetti dal limo del fiume. E anche uno dei più grandi siti archeologici dell'Africa, la Nubia delle regine nere, delle enigmatiche dinastie di Meroe e di Kush che regnarono anche sull'Egitto. Gli etruschi dell'Africa, perché i loro geroglifici sono così sofisticati che nessuno è ancora riuscito a decifrarli. Qui nei silenzi del deserto e nell'animazione del fiume il mondo africano e quello mediterraneo si incontrarono e scontrarono. Come ad Assuan i monumenti maggiori vengono smontati e salvati, ma resta il rimorso per quanto doveva ancora essere scavato e scoperto.
Dove si alza lo sbarramento e dove nasce una delle nuove città promesse agli sfollati le ruspe hanno tagliato la roccia nera per aprire una strada che arriva a 200 metri dalle piramidi di Nuri dove riposano 21 re e 52 regine, principi e principesse. Un dramma per questi monumenti che non sono protetti. Il djebel Barkal, la montagna sacra di Amon, dove si estendeva la capitale del regno di Kush, Napata, ormai invano fa la guardia al sonno eterno del re Taharqa. A guardare sospettoso il crescere della diga, ma non per passioni archeologiche, è anche l'Egitto. Tutto quello che succede sui 7.000 km del fiume, dal magro filo d'acqua che esce da una collina del Burundi fino al delta di Alessandria, per lui è vitale. Nel 1978, quando l'Etiopia annunciò di voler costruire uno sbarramento sul lago Tana, Sadat minacciò la guerra. Tra il Cairo e Karthoum l'accordo esiste e risale al 1959. È l'Egitto che ha fissato le quote: 55,5 km cubi di acqua per sè e 18,5 km cubi per il Sudan. La diga di Meroe rispetta gli impegni; per di più il limo che sarà drenato non andrà a sovraccaricare il lago Nasser, assicurando vita più lunga alla diga di Assuan. Ma hanno già calcolato che nel 2050 sulle rive del Nilo vivrà un miliardo di persone, quattro volte oggi. Allora sarà il tempo delle guerre dell'acqua.