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Iran. Gli effetti politici di un possibile attacco

di Flaviano Masella e Maurizio Torrealta - 20/03/2007

Fonte: rainews24.it

 
Secondo il giornale inglese Sunday Times sono 3 le centrali nucleari nel mirino di un possibile attacco all'Iran: quella di Esfahan, quella di Natanz e quella di AraK. Il sito americano Global Security elenca almeno altri 15 obiettivi sensibili, la maggior parte dei quali si trovano nelle vicinanze di città abitate da milioni di persone.

Un attacco provocherebbe enormi danni sulla popolazione civile. Le ripercussioni sulla situazione politica mediorientale sarebbero altrettanto gravi: in Iraq si comprometterebbe la partecipazione delle organizzazioni sciite al riassetto del paese. Verrebbe così a mancare la rappresentanza politica di una grossa fetta di popolazione, e il fragile governo iracheno si dissolverebbe.

In Libano il conflitto da poco sopito tra Hezbollah e Israele riprenderebbe immediatamente vigore, con grave rischio anche per le forze internazionali di interposizione.

Ma danni politici altrettanto gravi avverrebbero nella politica interna iraniana. La fatwa, recentemente emessa, che vieta l'uso della bomba atomica, è qualcosa di più di una legge inviolabile. È un messaggio di moderazione verso l' esterno ma anche verso l'interno del Paese e dimostra che il potere religioso e il potere politico usano toni visibilmente differenti. Nello stato Iraniano la convivenza tra potere religioso, potere politico e potere economico non è priva di attriti e divergenze.

Viaggeremo tra questi tre mondi per capire come reagirebbero ad un attacco contro le centrali. Gli economisti iraniani non risparmiano le loro critiche ai politici e dimostrano una dinamica interna tra i poteri che governano il paese, molto più complessa di quanto all' esterno possa apparire. Sentiremo anche le critiche dell'opposizione alla politica estera dall'attuale amministrazione.

Ma più lo spettro di un attacco viene sbandierato dalla stampa occidentale più si rafforza tra la gente nella strada i sostegno all 'attuale presidente e più il Presidente si fa forte di questo appoggio.

Siamo andati al centro studi Olbeit una potenza web in medio oriente che pur trovandosi a Qom è legata al grande Ayotollah Al Sistani, leader degli Sciiti iracheni, che riceve migliaia di email da tutto. Sono richieste soprattutto di tipo etico religioso ma il dibattito si allarga spesso anche sui grandi temi dell'Iran.

L'efficienza del centro di comunicazione via web apre uno squarcio sull'influenza dei religiosi sciiti iraniani nei confronti delle altre comunità del medio oriente e dà la dimensione di quali potrebbero essere le conseguenze nel vicino Iraq o nel Libano qualora avvenisse un attacco agli impianti iraniani. Ma le conseguenze di un attacco nei confronti dell'Iran non lascerebbero immune nemmeno l'Europa.

Chi verrebbe a guadagnare da un attacco all'Iran in questo momento? Certo. Il presidente dell'Iran legittimamente eletto in una situazione di emergenza verrebbe a essere investito di una maggiore responsabilità… Chi verrebbe ad essere penalizzato da un intervento? Quella dialettica del dissenso e della democrazia che è presente nel Paese. E questo l' obiettivo dell'attacco americano?