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Quadripolarità fisiologica delle dinamiche politiche

di Franco Paolinelli - 27/11/2005

Fonte: filosofia-ambientale.it

 

Complessità e distribuzione di potere e ricchezza

La storia, nella sua oggettività fisiologica, è leggibile anche in termini di incremento della

complessità delle società, in un procedere, finora, da società più piccole a società più grandi.

L’espansione è stata possibile grazie allo sviluppo dei mezzi di conquista, ovvero le

tecnologie dei più vari campi, ma perché la loro gestione fosse sostenibile, cioè non

autodistruttiva, sono stati necessari sia la crescita dell’organizzazione delle comunità sia

l’adattamento dell’uomo a società progressivamente più complesse.

Nell’equilibrio dinamico, di ciclo in ciclo raggiunto, si è ridotta l’aggressività individuale ed è

aumentata l’organizzazione di gruppo. Il potere e la ricchezza si sono distribuiti in relazione

alla complessità delle comunità.

I "villaggi", in cui l’umanità si è raccolta, si sono, di volta in volta, organizzati in "imperi" di

scala adeguata.

Ciclo evolutivo, di villaggio in villaggio

Queste connessioni appaiono evidenti sopratutto nelle dinamiche politiche, che diventano

più comprensibili se lette nel processo evolutivo. Questo ha natura ciclica ed implica il

passaggio, finora, a scala storica, avvenuto, da sistemi con "villaggi" di scala minore a sistemi

con "villaggi" di scala superiore.

L’analisi che segue cerca di formulare un modello di queste dinamiche. E’ chiaramente

un’astrazione, una griglia di base che non rappresenta i processi di superficie, fatti di

innumerevoli progetti, strategie, protagonismi politici, spesso di lotte, scontri, a volte guerre e

rivoluzioni, come la storia, anche recente, ci insegna.

Espansione e progresso

Ogni nuovo salto di potenza della tecnologia crea nuove opportunità di espansione e porta i

mercati ad ampliarsi. Se a piedi si raggiungeva un certo villaggio vicino, già la tecnologia del

carro permise di raggiungerne uno più distante. Ancora più lontano fu quello raggiunto con la

nave, l’automezzo, l’aereo. I contatti si facevano a voce, poi con il piccione, il telegrafo, la

posta scritta, il messaggio elettronico…….

Il processo può descriversi, in estrema sintesi, come segue: Nasce una nuova tecnologia, i

soggetti intraprendenti utilizzano le nuove opportunità e portano, con la conquista fisica e

commerciale, all’ampliamento delle dimensioni e della complessità dei mercati e dei sistemi

politici.

2

Questi, fatti di centri e periferie, diventano più interconnessi e reciprocamente informati.

Vengono quindi sottomessi ad una pressione culturale, economica e politica, sia da parte dei

soggetti intraprendenti, gli ampliatori, sia da parte di chi, per scelta o condizione, entra nel

sistema più ampio.

In questa fase le comunità socio - economiche si allargano, il mercato, sia dei consumi che

della forza lavoro cresce. Si rende possibile e necessaria la creazione sia di "villaggi" che di

"imperi" più grandi, proporzionali alle tecnologie disponibili. I livelli di organizzazione politica

vanno, necessariamente, a mutare.

L’aumento della dimensione e della complessità delle organizzazioni umane implica inoltre

una redistribuzione responsabilità gestionali, rende quindi possibile e necessaria una variazione

nella distribuzione del potere e della ricchezza.

All’ampliamento corrisponde la riduzione della distanza gerarchica tra le classi sociali

adiacenti e dell’aggressività necessaria alla definizione della gerarchia stessa. Ma, date le

maggiori dimensioni del sistema, la distanza assoluta tra vertice e base aumenta.

Ma, questo processo di espansione in un primo momento implica condizioni di instabilità

politica. Infatti, perché si crei l’impero tecnologicamente possibile tra i villaggi coinvolti si

debbono definire, spesso con la guerra, nuove relazioni gerarchiche. Il villaggio dominante del

momento è spinto a fare conquiste. In questa fase iniziale dell’ampliamento il potere espresso

è prevalentemente quello economico e militare del conquistatore, non è quindi associato ad un

potere politico di scala equivalente (1).

L’instabilità politica si accompagna con il devolversi di intense dinamiche economico-sociali.

Può, ad esempio, aver luogo sia il richiamo di forza lavoro a basso costo dai "villaggi

assestati" di minori dimensioni, sia lo spostamento delle imprese nei nuovi contesti, con l’avvio

di movimenti migratori e di delocalizzazioni produttive. Può avere luogo anche una pressione

sindacale per ridurre i costi della mano d’opera nei contesti centrali, con tutte le conseguenti

tensioni politiche che ciò implica.

In altre parole si può dire che la fase iniziale di sviluppo del nuovo impero possibile sia

caratterizzata da condizioni socio economiche di liberismo estremo, il potere economico supera

quello politico.

Assestamento

In un secondo momento però, tanto più il nuovo sistema si avvicina alla dimensione

massima permessa dalle tecnologie disponibili, tanto più cresce l’interdipendenza globale tra i

segmenti della nuova società, tanto più il sistema si avvicina all’assestamento.

Progressivamente si rivelano sempre meno giustificati i flussi di potere e di aggressività, i

differenziali di responsabilità e di ricchezza, le definizioni di identità socio – economica del

livello di complessità precedente e, grazie alle pressioni sociali e politiche, se ne creano di

nuovi, più equilibrati per la nuova interdipendenza sociale.

Diventano quindi possibili la creazione di livelli intermedi di potere e la richiesta di una

migliore remunerazione del lavoro. Progressivamente si organizzano le pressioni ed i

contropoteri perché lo sfruttamento della fase di ampliamento del sistema si riduca.

Rimanendo costanti la tecnologia e le dimensioni del nuovo sistema, dopo un periodo di

evoluzione ed organizzazione più o meno lungo, durante il quale possono accadere anche le

rivoluzioni, si raggiunge il nuovo punto di equilibrio e la giusta remunerazione dei fattori

produttivi. Si definiscono l’organizzazione politica della nuova comunità e le forme di governo

di scala equivalente alla dimensione del nuovo impero. I nuovi villaggi, o nuovi regimi, si

assestano.

1 Questo concetto sembra anche suggerito da B. Amoroso, parlando di crisi degli Stati nazionali. Amoroso B., Della

Globalizzazione, Edizioni La meridiana, 1996.

3

Si può quindi definire società strutturata o "villaggio" assestato, un ambito dove si sia

raggiunta una distribuzione del potere, della responsabilità e della ricchezza soddisfacente per

chi ne fa parte, in termini di livelli gerarchici e relative remunerazioni, coerente con la

complessità raggiunta.

A questo spesso si associa un alto livello di definizione dell’identità culturale delle comunità.

Le esigenze del regime politico, della nazione culturale e della società economica, sono

soddisfatte.

La società assestata esprime autorità centrali che si assumono la responsabilità per elementi

dipendenti. Tra questi ultimi tendenzialmente si crea solidarietà interna e rispetto verso

l’autorità.

Le comunità realmente assestate spesso hanno rispetto per le altre comunità altrettanto

assestate. Nazioni e società convivono, fino a quando un nuovo fattore di cambiamento

sopraggiunge.

Chiusura e conservazione

All’arrivo di nuovi fattori di espansione gli individui, le comunità e le classi che avevano

avuto modo di definire la propria nicchia nel vecchio assetto, tendono a chiudersi per

conservarla, quindi a mantenere assetti socio – economici e culturali invariati. Resistono ai

fattori di cambiamento.

Può quindi avere un atteggiamento di chiusura sia chi possiede una posizione di potere da

conservare, sia chi ne dipende, ma si sente garantito dallo stato presente del sistema e vuole

preservarne la struttura e l’identità.

Indipendentemente dalla rappresentanza partitica, la cultura della conservazione esprime

quindi il desiderio di preservare lo status quo dimensionale, sociale e gerarchico della

comunità, sia essa di scala locale, nazionale o superiore. Questa posizione è tanto più radicale

quanto maggiore è la pressione del cambiamento. Il queste condizioni, tendenzialmente, il

potere politico strutturato, domina quello economico.

L’ondata conservatrice europea della prima metà del secolo è forse interpretabile come

resistenza all’integrazione nei nuovi imperi, in corso di definizione, che saranno poi guidati

dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica.

Eventualmente anche l’attuale aggressività Nord Americana è interpretabile come inizio

della reazione alla perdita della leadership nella creazione di un impero di scala superiore.

In sintesi, nella fase iniziale di espansione prevale il potere economico, basato sulle nuove

tecnologie disponibili, nella fase finale prevale il potere politico, basato sull’organizzazione

capillare della gerarchia. Attualmente la crescita delle capacità tecnologiche, e la conseguente

gestione del capitale, danno al potere economico un enorme vantaggio su quello politico (2)

Espansione ed inclusione

La dimensione di un sistema economico - politico appare proporzionale ai mezzi tecnologici

disponibili e consiste in tutto il mercato controllabile. La sua crescita ed organizzazione procede

proporzionalmente al disorganizzarsi dei sistemi meno forti che vengono inglobati.

Ad esempio il polo politico americano si è identificato, aggregato, ampliato sia grazie alla

propria forza, sia grazie al processo di disorganizzazione degli altri. Ha incluso sia nazioni

antiche non più polarizzate su altri poteri, sia contesti in via di sviluppo.

Ha saputo, al proprio esordio, anche in quanto giovane, cogliere più velocemente degli altri

le opportunità date dalle nuove tecnologie, organizzandosi progressivamente sulla loro base.

Da parte di una nazione aggregata l’inclusione nel sistema può venire percepita come un

danno per la perdita di autonomia, di potere politico, di controllo sulle proprie risorse e di

identità culturale nazionale, ma può essere anche sentita come un’opportunità di nuovo

sviluppo economico, di aggancio alle dinamic he più vaste del nuovo mercato, di

"modernizzazione". Non a caso l’aggregazione della nazione italiana nel sistema americano

2 Anche questo concetto sembra essere sostenuto da B. Amoroso 1996, parlando di crisi degli Stati nazionali.

Amoroso B., Della Globalizzazione, Edizioni La meridiana, 1996.

4

venne favorita da diversi settori della sinistra, sia laica che cattolica e dal mondo laico- liberale.

Ma gli USA di oggi, in base al modello proposto, non sono più quelli del secondo dopoguerra.

E’ peraltro interessante notare come anche le idee, tecnologiche, culturali, economiche,

fluiscano nel sistema con una dinamica legata alla gerarchia politica.

Possono anche nascere alla periferia, ma acquisiscono dignità d’essere solo al centro

dell’impero e da lì si propagano nei vari contesti, fino ai villaggi più lontani, con tempi e gradi

di penetrazione proporzionali alla distanza ed alla similitudine del contesto stesso al centro del

sistema.

L’abilità del gestore centrale sta proprio nel bilanciare danni ed opportunità. C’è, a questo

proposito, chi sostiene che alcuni regimi del passato, quale ad esempio l’Impero Romano,

siano stati di lunga durata anche perché hanno fatto proprie politiche di reale sviluppo

economico e di rispetto per le diversità sociali e culturali delle nazioni incluse, anzi di

accoglienza di ogni cultura nella gamma possibile al proprio interno, con pari dignità.

Processo adattativo e poli politico - economici

In base a quanto detto il conflitto politico tra le classi sociali e tra i loro rappresentanti,

all’interno di un dato contesto, è leggibile, anche attraverso drammi e tragedie, come un

processo adattativo, nel passaggio dal piccolo al grande villaggio. Ne l sistema, in costante

evoluzione, si possono configurare 4 atteggiamenti politici, dove idealmente, quindi non nelle

dinamiche reali, ogni polo chiede ed offre qualcosa:

a) atteggiamento conservatore del potere:

chiede: difesa dei propri interessi consolidati nel villaggio assestato, chiusura vero

l’esterno;

offre: assunzione di responsabilità, protezione "paternalistica" per i dipendenti;

b) atteggiamento conservatore dei dipendenti:

chiede: difesa delle posizioni acquisite, chiusura verso l’esterno;

offre: accettazione dello status quo, responsabilità, solidarietà interna,

fiducia nella capacità protettiva del potere;

c) atteggiamento espansivo, progressista del potere imprenditoriale:

chiede: opportunità per la creazione e la conquista di nuovi mercati e per nuovi profitti,

apertura, deregolazione, libertà d’azione;

offre: creazione di nuovo lavoro, espansione, sviluppo, conquista di nuovi spazi;

d) atteggiamento espansivo progressista dei nuovi dipendenti:

chiede: possibilità di entrare nel nuovo sistema ampliato, con adeguata remunerazione;

offre: rinuncia al proprio potere nel "piccolo villaggio" di provenienza, integrazione,

assunzione di responsabilità per gli interessi collettivi;

Il modello può, con notevoli semplificazioni, essere raccordato anche alla suddivisione

tradizionale di destra e sinistra.

SINISTRA (+ solidarietà) DESTRA (+ interessi)

CONSERVAZIONE

Dipendenti del villaggio

assestato

Potere conservatore nel

villaggio assestato

PROGRESSO

Dipendenti del villaggio in

costruzione

Potere progressista nel

villaggio in costruzione

Esistono quindi, secondo questo schema, quattro poli politici, una sinistra conservatrice ed

una progressista, una destra conservatrice ed una progressista.

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Si può inoltre sostenere che nessuna posizione è di per se "sbagliata" o "cattiva", in quanto

comunque rappresenta interessi legittimi. Anzi ogni posizione è, nel reciproco antagonismo,

necessaria per conservare la resilienza (3) della dinamica globale.

Come vedremo meglio in seguito i problemi, gli stress, nascono quando il sistema si

squilibra, con il prevalere di uno dei poli politici, quale esso sia.

Peraltro si può anche pensare che ogni singolo polo non possa essere "Governo", esprime

infatti un proprio interesse ed una solidarietà interna che non corrispondono necessariamente

ad una capacità responsabile di gestione equilibrata del sistema.

Molti soggetti umani, per un bisogno psicologico di identità collettiva, sentono

profondamente la posizione scelta, spesso "polarizzandosi" anche a livello di valo ri e

comportamenti su l’una o sull’altra, a volte anche al di là dei propri interessi materiali. La

ritengono, spesso in buona fede, giusta, considerando che quanto il loro polo domanda ed offre

sia il rapporto di equilibrio corretto, il più delle volte nell’incapacità di vedere e considerare le

posizioni altrui ed il processo d’insieme.

Su questa griglia si innescano inoltre le dinamiche delle lobby e delle cordate dei

rappresentanti. E’ quindi possibile che rappresentanti di soggetti economicamente in una data

posizione ne sposino politicamente un'altra per scelta strumentale, per rafforzare l’opposizione

al potere dominante o per sostenerlo, per opportunità contingenti.

Sono però strategie che possono essere viste, che quindi possono anche non offuscare

l’analisi delle dinamiche basata sul modello elementare.

Ogni posizione può inoltre essere espressa in modo tranquillo e democratico, ovvero, per

mille motivi, con violenza, a volte catastrofica, evidenziando le condizioni di stress a cui gli

interessi e la paura possono portare.

Governo lato

Se ogni posizione è espressione di un proprio, necessario, egoismo, si può pensare che la

responsabilità e solidarietà assolute si esprimano nella distanza da ognuna, per la

conservazione e la sostenibilità del sistema stesso.

Si può, inoltre, immaginare che il Governo di una collettività non sia solo l’esecutivo, ma, in

senso lato, l’insieme di tutte le strutture sociali, culturali, politiche, burocratiche di cui la

collettività dispone per mediare le dinamiche di contrapposizione tra i poli (4).

In questo mondo, denominabile "Governo Lato", dovremmo quindi trovare chi, disponendo

della capacità di analisi dei sistemi, tenta di promuovere o conservare gli equilibri possibili, sia

nel flusso del potere, che nella distribuzione della ricchezza, che nel consumo di risorse.

Soggetti con queste capacità possono essere trovati all’interno di qualsiasi organizzazione

socio politica e burocratica, ma è anche comprensibile come le autentiche espressioni di

responsabilità, quindi di Governo, si trovino molto spesso in opposizione ai poli dominanti,

espressi o meno nell’esecutivo.

E’ molto interessante notare come in questi anni (2000 – 2005), attraverso incontri, scambi

e contatti si vada intessendo la rete di relazioni da cui emergerà, speriamo, la capacità di

Governo lato di scala globale.

Tensioni della fase attuale di espansione

Apparentemente stiamo vivendo una fase di espansione socio economica molto veloce, che

porta con se elementi di squilibrio: nuovi fattori tecnologici, potenti mezzi d’ingegno, finanza e

guerra, stanno portando ad un incremento significativo di complessità e di dimensioni del

mercato. Nuovi flussi di capitali, tecnologie e mano d’opera si vanno creando, l’inclusione del

terzo mondo nell’economia mondiale è in corso. Il villaggio è decisamente in espansione.

3 Si può definire resilienza di un sistema, fisico, biologico, sociale, la capacità di tornare a condizioni stabili dopo

una condizione di stress, si può misurare con la quantità di stress necessaria per il tracollo del sistema.

4 Suppongo che il concetto, recentemente emerso, di "Governance", sia simile.

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Il sistema esprime necessariamente molte tensioni. Sono messe in atto sia dai villaggi che

entrano nel sistema, con proprie aspettative, sia da quelli che resistono all’integrazione, sia

infine da quelli delle periferie dei sistemi dominanti che rischiano la marginalizzazione.

Ognuno di questi può infatti sentire minacciata la propria identità, la propria condizione

economica, le proprie modalità di redistribuire il potere e la ricchezza.

Questo stato di minaccia può far prevalere nelle popolazioni posizioni conservatrici, di

chiusura, cui spesso si abbinano reazioni violente.

Nel passato le comunità, una volta integrate, hanno vissuto una fase di distensione. Non

sappiamo se l’attuale scala del processo lo permetterà, a breve.

Politica italiana

Nella politica italiana, dall’avvio dello Stato Nazionale, fino al bipolarismo, le quattro

posizioni si potevano configurare, schematizzando alquanto, come segue: il polo conservatore

del potere era rappresentato dalle destre conservatrici, il polo conservatore dei dipendenti

dalla destra sociale e cattolica, il polo dell’espansione imprenditoriale dal mondo laico, il polo

dell’espansione dei nuovi dipendenti in entrata, dalla sinistra.

Nella realtà, tra un polo e l’altro ed al loro interno, nello sviluppo dell’elaborazione politica,

nella competizione per la rappresentanza degli interessi, …., si sono andate configurando

innumerevoli esperienze e proposte politiche, ciò però non ha eliminato le quattro polarità.

Il sistema politico italiano attuale (2005), non è ancora bipolare, ma non rispecchia più, del

tutto, il modello dei 4 poli su scala nazionale. La nuova fase di espansione avviata con

l’integrazione Europea, con l’immigrazione dal 2’ e 3’ mondo, con la presa di coscienza dei

processi di globalizzazione, sta infatti portando la dinamica descritta ad un livello superiore. Il

processo è però ancora troppo giovane perché si possano riconoscere delle polarità di scala

equivalente.

Infatti, alla scala del villaggio nazionale la gran parte delle forze politiche esprime posizioni

conservatrici, adoperandosi per garantire ai propri rappresentati le posizioni faticosamente

raggiunte, siano esse il benessere del Nord, i privilegi assistenziali del Sud, la sicurezza del

piccolo e piccolissimo patrimonio, le garanzie degli occupati e delle classi medie.

Globali stanno però diventando alcune forze progressiste, nella sinistra, nel mondo cattolico,

nell’arcipelago ecologista, ma anche diversi settori del potere imprenditoriale.

Le prime esprimono gli interessi dei nuovi poveri che vanno entrando nel sistema economico

mondiale, ma anche il diritto a conservarsi ed esistere delle comunità locali in corso

d’inglobamento, ed infine l’esigenza collettiva che il sistema si assuma le responsabilità della

propria sostenibilità. I meetings globali, i forum sociali, le marce per la pace, evidenziano come

l’opposizione al potere multinazionale sia ancora collettiva.

Il secondo, invece, stimolato dalle potenzialità delle nuove tecnologie e dall’apertura di

nuovi mercati, vincolato dalle proprie esigenze economiche di crescita costante, investe

all’estero e non sembra esprimere, per ora, ne responsabilità, ne capacità di governo.

Politica, giovani e processo adattativo

La tensione di una società è manifestata in modo particolare dai giovani. Verso la fine

dell’adolescenza il giovane ha bisogno di affermare se stesso rispetto all’autorità, nel difficile

passaggio dalla fase infantile protetta alla fase adulta. La paura e l’ansia del passaggio, il

bisogno d’affermare la propria identità, facilmente lo portano a rappresentare i poli in modo

esasperato e violento, ma vengono comunque rispettate le quattro polarità:

1. interesse conservatore del potere: atteggiamento di snobbis mo dei privilegiati;

2. interesse conservatore dei dipendenti: atteggiamento di difesa del gruppo, solidarietà

interna, espressione violenta del "noi", movimenti razzisti aggressivi, tifo;

3. interesse espansivo imprenditoriale del potere: atteggiamento di yuppismo giovanile;

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4. interesse espansivo tra i nuovi dipendenti in entrata: atteggiamento solidale dei movimenti

pacifisti etc..

L’ultima posizione è un elemento chiave nel processo di adattamento all’espansione del

sistema mondiale. Molti giovani si fanno paladini dei poveri - vittima, a cui va arrivando il

mondo del momento, cui quindi ritengono giusto e necessario allargare il flusso di potere e

ricchezza.

Parecchi di questi giovani diventeranno classe dirigente, gradualmente i paladini si

trasformeranno in rappresentanti, avviando, sempre che il fattore ambiente lo permetta, la

dinamica politica che porterà alla nuova redistribuzione.

Ma, sia la "contestazione" del solidale che l’integrazione dello "yuppj" nella mega struttura

d’impresa possono essere lette anche in un altro modo: in una società che si va ampliando i

giovani si rendono conto di non poter più manifestare lo stesso grado di potere che i padri

esprimevano in una società più semplice.

Per elaborare questo dato sono spinti od a mettere in discussione la validità di quel potere,

dicendo che è cattivo, od ad integrarsi nelle gerarchie dei sistemi complessi, facendosi forti ,

sui sottoposti, del potere che ciò permette.

In ogni caso favoriranno la configurazione del sistema più ampio.

Ambientalismo, destra e sinistra

La politica ambientale, in quanto solidarietà altruistica allargata alla biosfera è considerata

di sinistra, ma può anche essere conservazione egoistica del proprio territorio ed ambiente,

avere quindi natura di destra:

A sinistra mi impegno:

Perché la natura abbia un futuro

Perché le specie animali esistenti non scompaiano

Perché in Europa si conservino ambiente e cultura

Perché il paesaggio italiano sia rispettato e difeso per tutti

Perché la mia città conservi i suoi colori, ed i suoi bambini possano vivere parchi e giardini

Perché il verde del quartiere sia protetto

Perché a casa mia si faccia la separazione dei rifiuti organici

Perché la mia compagna ed io si possa usare di più il treno e meno l’auto

Perché io riesca a smettere di fumare, per non inquinare

A destra combatto:

Per migliorare la mia salute

Per convincere la mia donna a venire in mountain bike con me in montagna, che è fico

Perché a casa mia si mangi tutto biologico, delle migliori marche

Perché i miei figli abbiano dei parchi decenti in cui giocare

Perché la mia città abbia la dignità del ruolo che le spetta nella storia

Perché la bellezza del mio territorio possa passare ai posteri e la memoria delle nostre stirpi

sia rispettata

Perché la mia nazione si difenda dalla barbarie, con la dignità della sua natura e della sua

cultura

Perché l’uomo gestisca il mondo che gli è stato affidato

Perché la scienza sappia dare un futuro ai miei posteri ed al mio universo.

Qual è la differenza ?

L’atteggiamento dal grande al piccolo è solidale, l’atteggiamento dal piccolo al grande è

egoistico. Il primo vede l’individuo come parte di un macrosistema, il secondo lo pone al centro

e gli costruisce intorno il sistema.

Ma l’ambientalismo, sia di sinistra che di destra, può esprimersi con un atteggiamento sia

nostalgico – conservatore, di difesa e/o ritorno al piccolo mondo, sia tecnologico – espansivo,

di ricerca delle soluzioni tecniche per rendere possibile l’espansione, riducendone i rischi di

impatto e di catastrofe.

Si possono quindi avere le seguenti quattro posizioni:

a): conservatrice egoistica: investo nel mio microcosmo: proteggo il mio spazio dalle

modifiche o lo sfrutto per il mio interesse;

b): conservatrice solidale: proteggo il nostro spazio dalle modifiche, per conservare la

nostra identità ed il nostro ambiente;

c): espansiva egoistica tecnologica: scopro nuovi modi compatibili per produrre e

conquistare e ne ricavo utili;

d): espansiva solidale tecnologica: trovo nuove soluzioni per lo sviluppo compatibile

dell’umanità e le divulgo gratuitamente.

Queste posizioni ripercorrono la quadripolarità degli atteggiamenti politici, le prime due

resistono all’incremento di complessità, le seconde ne sono un fattore di stimolo. Il loro fine di

conservazione dell’habitat, ovvero dell’arena medesima dove ha luogo la competizione, le

dovrebbe far andare oltre gli interessi immediati dei contendenti sociali ed economici.

L’autentica politica ambientale è quindi al di là delle parti, nasce dalla consapevolezza delle

dinamiche ed è valida per tutte le parti, potrebbe quindi essere un elemento del Governo.

Inserito nel sito www.filosofia-ambientale.it nel settembre 2005

contatti con l’autore Franco Paolinelli

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