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Cresce la bulimia tra le giovanissime e l'anoressia colpisce sempre più le "over 40"

di redazionale - 30/03/2007


Sono soprattutto donne, circa il 90% dei casi. E di ogni ceto sociale, a differenza di un tempo quando anoressia e bulimia riguardavano la fascia medio alta della popolazione. Diversa poi la localizzazione. L'anoressia è presente ovunque, nelle metropoli come nei piccoli paesi. Mentre la bulimia è più diffusa nelle grandi città. Inaspettata anche l'incidenza. Tra le giovani è prepotente la presenza della bulimia: nella fascia d'età tra i 12 e i 25 anni ne soffrono l'1% delle donne, contro lo 0,5% di chi ha un problema di anoressia. Nelle ultraquarantenni, invece, pressoché inesistente la bulimia: chi è in conflitto con il cibo, è anoressica. Devono far riflettere questi dati perché per la prima volta mostrano un identikit vero di chi soffre di mal di cibo. Se ne è parlato oggi nel corso dei lavori del 19° Congresso Nazionale dell'Andid, l'Associazione Nazionale dei Dietisti, in corso a Roma all'Aurelia Congress Center.

"Dati certi sulle over 40 non ce ne sono ancora dal momento che si tratta di una situazione recente - ha spiegato la dr.ssa Giovanna Cecchetto, Presidente Andid - ma notiamo un aumento di richieste di aiuto proprio in questa fascia di età e in alcuni casi persino dopo i 55-60 anni". È la punta estrema di un iceberg in continua espansione. Una vera e propria epidemia, come sono state definite l'anoressia e la bulimia. Perché riguarda adolescenti che non vogliono diventare "grandi". Ma anche donne che non sopportano l'arrivo della menopausa, vissuta come inizio della vecchiaia.

"In particolare per quanto riguarda le ultraquarantenni - ha continuato la Cecchetto - il cattivo rapporto con il cibo e il corpo ha di solito origini remote. Se infatti si ricostruisce il periodo dell'adolescenza della donna, si scopre che spesso aveva già avuto dei momenti se non di anoressia vera e propria, comunque di disequilibrio per quanto riguarda il comportamento alimentare".

Il conflitto con il cibo, dunque, è spesso alimentato dall'adesione a diete troppo severe. "Diete che - ha aggiunto - creano una vera e propria "dipendenza" dal grammo e portano a demonizzare proprio i cibi più appetibili e graditi (dolci, snack salati, bibite, ecc.) anziché fornire abilità di gestione e capacità di controllo sulle occasioni pericolose (ristorante, occasioni conviviali, ecc…). Diete che, essendo troppo restrittive e povere di calorie, affamano l'organismo e aumentano il desiderio dei cibi "proibiti", favorendo comportamenti variabili tra la restrizione e la perdita di controllo e di conseguenza, oscillazioni continue di peso, senso di insoddisfazione e scarsa stima di sé".

"Qualunque sia l'età d'esordio - ha spiegato il prof. Massimo Cuzzolaro, dipartimento fisiologia medica, Università degli studi La Sapienza di Roma - l'anoressia e la bulimia sono legate a una profonda sofferenza interiore. È difficile però che gli altri se ne rendano conto, tranne quando iniziano a manifestarsi i sintomi "visibili" della malattia.

Più eclatanti, quella dell'anoressia: magrezza eccessiva con un peso inferiore all'85% di quello ideale, pelle disidratata e con un colorito tendente al giallo, occhi cerchiati e arrossati, capelli opachi. Meno facili da individuare, quelli della bulimia, perché difficilmente si verificano oscillazioni significative di peso. Al contrario dell'anoressia, infatti, il segnale che fa riconoscere la bulimia è il desiderio irrefrenabile di mangiare. Le abbuffate sono delle vere e proprie crisi incontrollabili. Che, a seconda dei casi, possono avvenire tutti i giorni e anche più volte nell'arco della stessa giornata, oppure anche solo un paio di volte alla settimana, sia di giorno che di notte, alternate a giorni di digiuno con l'idea di bilanciare in questo modo ciò che si è ingerito. Si innesca così una spirale senza fine: le abbuffate danno piacere perché vengono vissute come una trasgressione, ma scatenano vergogna, stato di disgusto per se stesse, paura di ingrassare ed enormi sensi di colpa, che a loro volta portano a nuove crisi".

La cura consiste per ambedue le forme da una parte nel far affiorare il problema che ha scatenato la sofferenza e risolverlo. E dall'altra nella rieducazione a un'alimentazione equilibrata, rompendo la schiavitù della malattia e gli schemi che si auto-impongono i pazienti. "Un aspetto fondamentale della malattia - ha sottolineato la Cecchetto - sono i pensieri disfunzionali. In sostanza, sono pensieri di controllo del cibo e di manipolazione del corpo che vanno contro le naturali funzioni dell'organismo. Hanno un importante ruolo sia nella manifestazione, sia nel mantenimento della malattia. Affrontarli e riuscire a "scardinarli" con professionisti competenti e preparati come il dietista, lo psichiatra, e lo psicologo può risultare decisivo ai fini del trattamento".

Ma a che cosa stare attenti? Ci sono dei segnali caratteristici di tutte e due le forme. Presenti sempre, a qualsiasi età. "Il più comune - ha spiegato il prof. Cuzzolaro - è relativo all'esercizio fisico che viene praticato in modo esagerato. In pratica, non ha niente a che vedere con l'abituale attività che viene effettuata normalmente due, tre volte alla settimana. Agli esercizi invece si dedica del tempo tutti i giorni in modo maniacale, con crisi di astinenza se non si riesce ad andare un giorno in palestra".

Altrettanto diffuso è il vomito. "Chi soffre di anoressia - ha continuato - lo fa quando non riesce ad evitare di sedersi a tavola e a mangiare. Chi invece ha un problema di bulimia si induce il vomito dopo le abbuffate, per eliminare il troppo cibo ingerito".

Anche l'uso di farmaci è una caratteristica che riguarda ambedue i disturbi. C'è infatti un ricorso piuttosto elevato a lassativi e diuretici. "Nel caso dell'anoressia - ha spiegato - servono per accelerare la perdita di peso. Per quanto riguarda la bulimia invece, è il rimedio utilizzato per eliminare ciò che è stato ingerito con le abbuffate. Oltre ai farmaci, vengono anche utilizzati rimedi naturali con lo stesso scopo, come crusca, tisane, fibre".

In più, si modifica l'abbigliamento. C'è la tendenza a preferire abiti informi, larghi e di colori scuri, per nascondere il proprio corpo. Infine, ultimo ma non meno importante, c'è la tendenza a isolarsi, a ridurre al minimo i contatti sociali e a vedere raramente persino gli amici più cari.