Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Inizio o fine

Inizio o fine

di Guido Dalla Casa - 12/07/2020

Inizio o fine

Fonte: Arianna editrice

 Nel momento attuale, dobbiamo tenere sempre presente che:
- La crescita economica è un fenomeno impossibile perché è incompatibile con il Sistema Biologico Terrestre. Avanza con legge esponenziale e distrugge i cicli vitali (come dimostrato anche nel libro Assalto al pianeta di Pignatti e Trezza). Più semplicemente, anche senza fare considerazioni morali, presuppone una crescita infinita in un Pianeta finito, fatto palesemente impossibile;  
- Nei sistemi complessi si manifestano fenomeni mentali, anche se questo non     significa necessariamente che questi sistemi siano coscienti. L’Ecosfera è un sistema altamente complesso. Ma la scienza che viene divulgata è rimasta a un secolo fa, riconosce come reale soltanto la materia. Mente non vuol dire necessariamente coscienza, ma un secolo di psicoanalisi non è servito a niente;   
- Noi facciamo parte dell’Ecosfera a tutti gli effetti, siamo come un tipo di cellule in un Organismo. In ogni caso l’Ecosfera si comporta come un Organismo;
- E’ evidente che la crescita economica è destinata a finire. La civiltà industriale ha la crescita come sua caratteristica essenziale. Quindi, dato il suo grado di avanzamento nel Pianeta, la fine della civiltà industriale è molto vicina.
  Restava un grande dubbio: Come può avvenire questa fine? Come si può innescare un simile evento? Le guerre non hanno mai modificato veramente il modello culturale in atto. Allora come si può fermare quella terribile crescita economica-demografica che distrugge la Vita alterandone i processi essenziali? L’Ecosfera (la Terra) deve difendersi dal suo male, che avanza come un cancro mettendo materia inerte (fabbriche, città, strade, impianti, macchine) al posto di sostanza vivente (foreste, paludi, praterie, savane, barriere coralline). Volere lo sviluppo economico significa voler rifare il mondo, ma quanti ne sono veramente convinti, anzi, quanti ci hanno mai pensato? “Lo sviluppo” significa mettere mostruosi grattacieli al posto di meravigliose foreste, inquinare fiumi, torrenti e oceani, alterare l’atmosfera in modo irreversibile, distruggere miliardi di esseri senzienti (altri animali, piante, ecosistemi, esseri collettivi), che pure sono parte indispensabile del Grande Organismo.
  I cambiamenti climatici hanno già dato chiari segni della profondità del problema, ma i vari poteri umani non se ne sono ancora accorti, o hanno fatto finta. La sovrappopolazione, l’alterazione dell’atmosfera, il consumo di territorio, l’estinzione o diminuzione di esseri essenziali per i cicli vitali (ad esempio gli insetti, e molti vegetali), i consumi assurdi del ciclo della carne, l’accumulo di rifiuti indistruttibili sono evidentissimi, ma i politicanti continuano imperterriti a parlare di “destra” e “sinistra” e simili amenità del passato, usano solo un linguaggio sociale-politico-economico ignorando ogni discorso scientifico-filosofico, anche perché se parlano di qualcosa di serio, perdono la sedia dopo un giorno.
   Oggi forse sappiamo come può terminare questa civiltà. Nessuno si aspettava il coronavirus, il Covid-19, che ha anche una caratteristica quasi-nuova: può avere un esito mortale, ma può anche arrivare e andarsene senza che il malato se ne accorga, pur essendo estremamente contagioso. La globalizzazione, vera tragedia del nostro mondo, ne favorisce la diffusione. E’ probabile che questa pandemia possa arrestare  la crescita economica, il male della Terra. Dietro ad ogni azione o discorso dei politicanti, si intravede una domanda tragicomica, mai espressa: Quanti morti vale un punto di PIL? Il collasso dell’economia mondiale sembra possibile.
  Tutte le autorità e tutti i politicanti pensano già a tornare alla “normalità”, cioè a riprendere questa crescita, che è la causa dei guai. Invece la vera normalità è quella del mondo naturale, che dura da centinaia di milioni di anni, non quella anomala degli ultimi decenni, o degli ultimi due secoli. Ma gli industrialisti-sviluppisti (politicanti, industriali, economicisti, sindacati) non hanno capito: pensano solo a riprendere con più vigore l’andamento precedente per ricuperare i punti perduti. Vogliono tenere in piedi sempre le “attività produttive”, anche a costo della morte. Se non basta il Covid-19, ben presto arriverà un virus ancora peggiore, ancora materializzato dalla mente estesa, dal Grande Inconscio (o Inconscio Ecologico), dalla Terra.  Resta la domanda: come sarà l’inizio successivo? Difficile dirlo.
  Cosa può fare l’Italia? Nel mondo l’Italia è piccola, ma potrebbe fare qualcosa di veramente nuovo, dare un grande e coraggioso esempio. Per un vero cambiamento si potrebbe cominciare col modificare quel famoso Articolo Uno, quell’esaltazione del “lavoro”.
  Ecco l’articolo nuovo: “L’Italia è una Repubblica fondata sul Mondo Naturale”.
  Potremmo cominciare a dire al resto dell’Europa:
-    Noi ce ne andiamo, ma non vogliamo lasciarvi perché ci siete antipatici, ma perché vogliamo uscire da tutta la civiltà industriale, riconoscendo che è un modello fallito, anzi è impossibile perché incompatibile con il Sistema Biologico Terrestre, che è il sistema più grande di cui fa parte. Non intendiamo “verniciare di verde” la civiltà attuale, che sarebbe del tutto inutile, ma cambiare completamente modello culturale. Piuttosto, vi invitiamo a fare come noi, così potremo restare uniti;
-    Vogliamo uscire da tutta l’economia: per noi non esisterà più. Ne dimenticheremo anche il linguaggio. Non parleremo più di economia, di PIL, spread, reddito e simili. Poi aboliremo anche il denaro e i concetti di ricchezza e povertà. Cinquemila culture umane non li avevano e sono andate avanti per tempi lunghissimi;
-    Favoriremo in ogni modo il controllo delle nascite, senza coercizioni;
-    Nella formazione scolastica e successiva l’insegnamento avverrà inquadrando le conoscenze in un paradigma sistemico-olistico, abbandonando il paradigma cartesiano-newtoniano in auge da due secoli. Le idee di progresso e di civiltà saranno completamente riviste, così come sarà modificato profondamente il concetto di primitivo;
-    Ribalteremo il messaggio televisivo: basta con la pubblicità commerciale, faremo apparire come un fessacchiotto chi cerca la velocità, chi va di corsa, chi vuole “vincere” e teme di “perdere”, chi ha la smania del fare e dell’avere;
-    Diventeremo tutti quasi-vegetariani, come oranghi, gorilla, scimpanzé e bonobo, il cui fisico e comportamento sono molto simili ai nostri. Saranno aboliti tutti gli allevamenti intensivi e consentiti solo i rapporti con gli altri esseri senzienti sulla base della simbiosi;
-    Non abbatteremo più alcun albero, né distruggeremo un solo metro quadrato di foreste, né boschi in generale;
-    Cesseremo immediatamente qualunque monocoltura e impiego di pesticidi. L’agricoltura sarà basata soltanto sugli insegnamenti della permacultura;
-    Smetteremo immediatamente ogni estrazione e impiego di combustibili fossili. L’unica energia verrà dal Sole, come è accaduto per la Terra da alcuni miliardi di anni. Non costruiremo più alcun veicolo con motore a combustione interna. Cesseremo immediatamente la produzione e l’impiego di materie plastiche;
-    Cambieremo anche il concetto di lavoro, facendo sparire la distinzione fra lavoro pagato e lavoro volontario e quella fra lavoro e tempo libero.
  Tutto questo sarebbe un esempio di coraggio, lungimiranza e realismo, oltre che un grande messaggio culturale a tutto il mondo.
  Infine una citazione, che ha quasi 30 anni:
...La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta: la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba...  (Guido Ceronetti, La Stampa, 9 marzo 1993)