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Severino. Quell'ossessione dell'identità

di Armando Torno - 20/06/2007

 
Ad oggi le lezioni universitarie di Emanuele Severino non si conoscevano al di fuori delle aule. Quelle tenute alla Cattolica di Milano, sino al 1970, non sono mai state raccolte, ad eccezione di qualche introvabile dispensa degli anni '60. Quelle recenti, svolte all'Università Vita-Salute San Raffaele, non sono state pubblicate e nemmeno si aveva notizia delle altre, a Ca' Foscari di Venezia, sino al 2001. Questo dipende anche da come Severino tiene i corsi: fa riferimento ai suoi libri ma parla a braccio, lasciando poi libertà agli argomenti e spazio a eventuali repliche. Addirittura alla Cattolica ritirava dei fogli alla fine delle lezioni, rispondendo la volta successiva. E questo sia detto per un filosofo che ha diviso chiaramente la sua produzione: i testi teoretici sono pubblicati da Adelphi (qui, a settembre, uscirà Oltrepassare, che Severino considera il suo libro più importante), mentre quelli divulgativi escono da Rizzoli.
Ora ecco venire alla luce le registrazioni di una decina di corsi con le lezioni veneziane (merito è di Gianni Zennaro e Roberto Iannantuono). Quest'ultimo le ha sbobinate e trascritte. Sono testi a metà strada tra quelli divulgativi e quelli scientifici: con essi un pubblico di addetti ai lavori, ma anche di lettori interessati, ha a disposizione pagine con riflessioni sulla tematica cara a Severino, arricchita di approfondimenti ma anche di ulteriori spiegazioni. Giorgio Brianese, Giulio Goggi e Ines Testoni hanno curato con affetto e acume tali lezioni, completandole con riferimenti bibliografici e con rinvii alle opere dello stesso Severino. I termini greci sono stati traslitterati, in modo che anche un lettore non specialista possa entrare nel vivo del discorso. Il volume che esce oggi da Rizzoli si intitola L'identità della follia (pp. 378, e 19,50) e avvia la pubblicazione dei corsi veneziani, a cominciare dall'ultimo anno, il 2000-2001. Sono le prime 16 lezioni (altrettante sono previste il prossimo anno) e ognuna di esse si è svolta in due ore accademiche. Il titolo era greco: Tautótes, parola usata da Aristotele e che significa «identità». Questa parte si proponeva di «portare allo scoperto» una questione basilare: la critica appunto dell'identità, così come è intesa nel pensiero e nell'agire occidentale. Tali lezioni rappresentano un contributo alla individuazione della «essenziale follia» del senso che l'Occidente ha dell'identità (è più radicale di quella di Marx, che la vede nel capitalismo). Se volessimo tentarne un paragone, diremmo che è il significato autentico di ciò che in sede religiosa si chiama peccato originale.
La radicalità della follia, per Severino, è pensare che le cose possano diventare niente. La nostra follia è la convinzione nascosta, o «inconscia», che gli essenti — case, alberi, affetti, pensieri, situazioni, eventi — siano niente. Ma, contrariamente a quel che crediamo, sono eterni.