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Il "caso Politkovskaja" riporta a Mosca l'epoca dei torbidi

di Carlo Benedetti - 01/09/2007

Sembra di essere tornati a quel tempo della storia russa definito come smutnoe vremja, periodo dei torbidi. Allora si era in una situazione di anarchia assoluta che segnava la fine della dinastia dei Rurik del 1568 e annunciava l’arrivo di quella dei Romanov del 1613. Ora il caos soffia proprio nel momento in cui la Russia post-sovietica si accinge ad avviare una nuova campagna elettorale che dovrebbe portare al cambio del Presidente. Ed è appunto nel pieno di questa “competizione” che torna ad esplodere quel “caso Politkovskaja” (la giornalista moscovita uccisa il 7 ottobre 2006) che tiene in tensione una società dove si susseguono avvenimenti non facilmente decifrabili. Con una dialettica tutta interna al vertice, tra il grigiore degli apparati, l’arroganza degli oligarchi, la forza delle lobby e l’irruzione nella scena dei servizi dell’intelligence come avvenuto con l’uccisione a Londra dell’ex agente del Kgb, Litvinenko. Schegge impazzite o ritorni di fiamma? La cronaca di questi giorni, sbatte in prima pagina la realtà che esce dai mattinali di polizia. Veniamo informati che scattano le manette per sette ceceni e per tre ex poliziotti ed agenti dei servizi segreti. Un classico.

Sono in dieci - secondo il mandato d’arresto emesso dal tribunale Basmanny della capitale - i coinvolti nella uccisione della giornalista che aveva messo le mani sulla questione cecena scivolando, però, in un campo minato. Il procuratore generale Jurij Ciajka riferisce a Putin sul successo dell’operazione, precisando che il delitto sarebbe stato commissionato dalla Cecenia e sarebbe direttamente collegato a quelli del direttore della Banca centrale Andreij Kozlov e del direttore dell'edizione russa di Forbes Paul Klebnikov. Pieni voti, quindi, all’intelligence che risolve il giallo mettendo sullo stesso piano i ribelli ceceni e qualche milite corrotto.

Si è ad una svolta radicale? Ci saranno ripercussioni di grande rilievo? E si arriverà a conclusioni concrete? Moltissimi i dubbi anche per il fatto che in Russia la legge non sempre è stata eguale per tutti... Tanto più che nel dossier aperto dal procuratore Ciajka (1740 pagine uscite dalla Hp personale) e depositato sulla scrivania di Putin, compaiono nomi che, senza troppi scrupoli, aggiungono giallo sul giallo. E un nome, appunto, spicca subito: quello di Boris Berezovskij - “il terribile” - un supermiliardario che naviga nel torbido, che è stato allo stesso tempo servo e padrone del Cremlino, che ha lustrato le scarpe a Eltsin sino a divenire un potente. E’ lui che - ricercato dalla polizia russa - si nasconde a Londra e che è accusato di voler destabilizzare la Russia, screditare e cacciare “il dittatore Putin”, come ha scritto nelle colonne del Sunday Times.

Il Cremlino cerca di chiudere la partita senza troppi scrupoli: portando alla sbarra l’oligarca ribelle, la guerriglia cecena e quella frangia anti-Putin dei servizi segreti. Si cerca di chiudere in fretta una pagina che segna tensioni fortissime e che mostra, pur sempre, sintomi di grande instabilità. Perché vengono continuamente a galla nomi eccellenti, di morti e di vivi, attorno ai quali si svolge la complessa vita di questa nuova Russia che non essendo più “sovietica”, non sa a che mondo appartiene. Capitalismo? Mafia? Clan? Criminalità organizzata?

E mentre si cercano le risposte si vede che il Cremlino conserva il peggio del vecchio. Torna l’apatia e ognuno mette i remi in barca? Una sorta di palude brezneviana di ritorno? La stagnazione come status? Meglio non fare rumore, trovare più stipendi servendo più padroni? E allora: viva quel Bucharin che diceva “Arricchitevi!”. Ora Putin ha bisogno di superare questo stato di cose. Non accetta l’idea di gestire un periodo di torbidi e vuole, pertanto, fare chiarezza almeno su questi casi Politkovskjaja e Litvinenko. E con un colpo risolvere anche il contenzioso aperto con Beresovskij. Ma vediamo, con una rapida carrellata, luoghi e nomi che segnano i “Torbidi” di questo interregno russo.

Cominciamo dal vertice che si chiama “Amministrazione presidenziale”. È una istituzione che Eltsin prima e Putin oggi hanno costruito organizzandola come superfortezza all’interno delle strutture generali del Cremlino.
C’è poi l’altro centro di potere assoluto: l’Fsb, il Servizio di Sicurezza Federale (in russo: Федеральная Служба Безопасности) definito con decreto presidenziale del maggio 1997 e inquadrato nel ministero dell'Interno. Si basa su cinque dipartimenti, che si occupano del contro-spionaggio, della lotta al terrorismo, dell'organizzazione e della formazione quadri, dell'analisi e della pianificazione strategica. Fra le sue competenze rientra anche la lotta contro crimine organizzato, narcotraffico e corruzione.

Ha un organico di circa 75.000 dipendenti e dispone di un proprio sistema penitenziario. È sotto il suo comando l'unità speciale “Alfa”, supercommandos noti da tempo per l’attacco al palazzo presidenziale di Kabul (1978) e per gli interventi al teatro Dubrovka (2002) e alla scuola di Beslan (2004). Su questa organizzazione - che è la versione rielaborata del vecchio Kgb - poggia direttamente il potere del Cremlino di Putin.

Ecco invece i personaggi e gli interpreti di questo “periodo dei torbidi” in versione attuale. Seguiamo un ordine alfabetico perché una eventuale suddivisione cronologica complicherebbe l’esposizione obbligando a continui rimandi.

BEREZOVSKIJ L'oligarca Boris Berezovskij - definito “il padrino” - è accusato di aver frodato la compagnia Aeroflot di una somma pari a 214 milioni di rubli. Il processo è stato avviato nonostante l'assenza del magnate che vive in un esilio dorato nel Regno Unito. La Russia lo ha messo nella lista del ricercati a livello internazionale. Una prima sessione della corte è stata rimandata poiché l'oligarca aveva chiesto di sostituire il suo avvocato difensore. Per il codice penale russo l'accusato rischia fino a dieci anni di prigione. Berezovskij è considerato dal Cremlino il nemico “numero uno”. Ha contatti diretti con il mondo dei servizi segreti e dirige - oltre a bache ed holding di vario genere - anche un impero mediatico. Ma la procura di Mosca non si ferma alle questioni finanziarie e lo accusa, in pratica, di essere il mandante di vari delitti. Da Londra Berezovskij respinge le accuse di Mosca per l'uccisione della Politkovskaja e afferma che il mandante ultimo del delitto è il Cremlino. Il magnate si dice non sorpreso di esser stato tirato in ballo dal procuratore generale Ciajka e, sfogandosi, aggiunge: “È una reazione psicopatica. Sono tutti pazzi. Ciajka, il Cremlino...” e aggiunge che i responsabili del delitto vanno cercati a Mosca, nel servizio segreto dell’Fsb colpevole della morte di Litvinenko.

CHLEBNIKOV Giornalista e politologo. Figura enigmatica nelle vicende russe di questi ultimi anni. Paul Chlebnikov - che era redattore dell’edizione russa di Forbes Magazine - è stato ucciso a Mosca, il 10 luglio 2004. Era famoso per aver scritto degli oligarchi, della struttura del capitalismo malavitoso russo e delle ingenti somme di denaro sulle quali molti “nuovi russi” erano riusciti a mettere le mani. Tra le sue pubblicazioni che fecero scalpore, un libro del 2001 carico di accuse a Berezovskij.

LITVINENKO. Il 23 novembre 2006 Aleksandr Valterovic Litvinenko - ex agente dei servizi segreti russi con il grade di vicecolonnello - muore a Londra a causa di una intossicazione da polonio-210, un isotopo radioattivo del polonio. Era nato nel 1962. Aveva accusato l’intelligence del Cremlino di aver organizzato un piano per assassinare l’oligarca Berezovskij. Si era poi rifugiato in Inghilterra impegnandosi insieme all’amico magnate in una battaglia senza esclusione di colpi contro Putin. In tal senso pubblicò un libro (Blowing up Russia: Terror from Within), finanziato dall’oligarca suo amico, in cui accusava gli agenti dell’Fsb di essere i veri responsabili della serie di attentati esplosivi occorsi in Russia tra l'agosto e il settembre del 1999 e che fecero più di trecento vittime.

Gli attentati, ufficialmente attribuiti ai separatisti ceceni, sarebbero stati realizzati - secondo Litvinenko - per giustificare la ripresa delle operazioni militari russe in Cecenia. In un suo libro successivo (Gang from Lubyanka) Litvinenko accusò Putin come mandante degli stessi. Prima di morire, ha lanciato l’ultima accusa al presidente russo definendolo come il mandante dell'omicidio della giornalista Politkovskaya.

LUGOVOI Uomo d'affari ed ex agente del Kgb, Andrei Lugovoi è stato incriminato dalla Procura della Corona inglese per l'uccisione dell'ex spia del Kgb Litvinenko. La magistratura britannica ha spiegato che ci sono "prove sufficienti" per l'atto di accusa nei confronti dell'uomo che, insieme ad altre due persone, aveva incontrato Litvinenko all'albergo Millenium di Londra. L'incriminazione di Lugovoi è stata preceduta da forti polemiche e la Procura di Londra ha chiesto ai russi di avviare un processo di estradizione. Ma in base alla Costituzione della Federazione di Russia, i suoi cittadini non possono essere estradati per essere processati in altri Paesi e Lugovoi è un cittadino della Federazione russa.

PATRUSEV E’ l’attuale direttore dell'Fsb (con il grado di generale) ed è in carica dall'agosto 1999, quando successe a Putin, destinato a sua volta a divenire presidente della Federazione Russa. Nikolaj Platonovic Patrusev è nato l’11 luglio 1951 a Leningrado. Si è diplomato in un istituto navale ed è poi passato ai servizi segreti del Kgb. Quindi, la stessa matrice di Putin. Leningradesi e uomini del Kgb. Negli organi dell’intelligence Patrusev entra nel 1974 e viene subito inserito nel settore del controspionaggio della regione. Nel 1992 viene nominato ministro della Sicurezza nella repubblica della Carelia. Dal 1994 al 1988 dirige varie sezioni dei servizi nazionali dell’Fsb. Viene poi nominato vice responsabile dell’amministrazione della presidenza della federazione russa. Nell’ottobre 1998 passa a dirigere il settore della sicurezza delle questioni economiche della Russia e, nel 1999, è primo vice direttore dell’Fsb. Il 9 agosto la nomina a direttore generale. Chi lo conosce da vicino lo descrive come un uomo cinico, senza principi, ma pur sempre capace di impegnarsi a fondo in battaglie “interne”. E questa volta dirige l’operazione contro Beresovskij.

POLITKOVSKAJA La giornalista Anna Politkovskaja viene uccisa il 7 novembre 2006 a Mosca. Ora arrivano i primi arresti nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio. Ci sono anche “ex funzionari degli organi di polizia e dei servizi segreti”, accusati dell’omicidio, di depistaggio e racket. Il procuratore generale Ciajka ha già precisato che è stato un gruppo criminale di origine cecena a organizzare l'uccisione, ma che per il movente, bisogna cercare fuori dai confini russi, e ha fatto una chiara allusione a Berezovskij. Fra i dieci arrestati, ci sono “gli organizzatori, gli esecutori e collaboratori” del delitto, ha detto il procuratore: ma esso “è stato vantaggioso in primo luogo a persone e strutture orientate alla destabilizzazione della situazione in Russia, al cambiamento dell'ordine costituzionale, alla creazione di una crisi, al ritorno al vecchio sistema quando tutto era deciso dai soldi e dagli oligarchi, al discredito dei leader del paese. È gente che cerca di provocare pressioni internazionali sui vertici della Russia”. L'allusione a Berezovskij appare abbastanza evidente: anche perché Ciajka ha subito preciato che “Politkovskaja conosceva e si incontrava con il mandante del suo futuro assassinio”.

Ora, mentre la Russia attende che sia fatta piena luce sull’intera vicenda dei delitti eccellenti, vengono fuori elenchi di casi che, in gran parte, sono ancora da risolvere e che vedono coinvolti sicuramente personaggi dell’establishment economico e politico. Ecco una rapida ricostruzione cronologica che comprende anche alcuni tentativi di attentati allo stesso Putin:

1994 Vengono uccisi il deputato della Duma A.Ajzderdzis e il giornalista Dmitrij Cholodov.
1995 Vengono uccisi il deputato della Duma S.Skorockin, il direttore della rete tv V.Listev, il presidente di una banca, O.Kantor e l’uomo d’affari I.Kivelidi.
1996 Vengono uccisi il vice ministro della Giustizia A.Stepanov e il deputato Ju. Poljakov.
1997. Viene ucciso M.Manevic ,vice governatore di San Pietroburgo.
1998 Vengono uccisi Galina Starovoitova deputato della Duma, L.Rochlin direttore del quotidiano Sovetskoj Kalmykii, V.Petuchov sindaco di Neftejugansk.
2000 Il 24 febbraio c’è un tentativo di attentato a San Pietroburgo - durante i funerali del sindaco Anatolij Sobciak - contro Putin. Gli agenti della sicurezza che sono al corrente dell’imminente pericolo bloccano alcuni personaggi appartenenti ad una “organizzazione terroristica”. Lo rende noto uno dei dirigenti dell’intelligence, Sergeej Devjatov che, però, non aggiunge altro. Tutto viene archiviato.

Il 18 agosto, Putin si trova a Jalta dove partecipa ad un vertice della Confederazione di Stati Indipendenti. Gli organi della sicurezza, grazie ad una serie di “soffiate” giunte dall’estero, arrestano “quattro ceceni e alcuni killer giunti dall’Estremo oriente” accusati di preparare un attentato al Presidente. Tutto viene coperto dal massimo segreto.

2002 Il 9 gennaio Putin deve arrivare in visita ufficiale a Baku, capitale dell’Azerbaijan. I servizi di sicurezza locali, intanto, sono al corrente di una azione terroristica contro di lui. Intervengono in tempo ed arrestano un certo Kanana Rostam che ritengono l’organizzatore del possibile attentato.

Il 6 febbraio, nel territorio del Cremino, riesce ad entrare una auto di piccola cilidrata - una “Gigulì” uscita dalle catene di montaggio della fabbrica di città Togliatti. La scena è degna di una azione della Spectre perchè per entrare nel Cremlino bisogna superare alcune barriere di polizia. L’auto si ferma ed esce un uomo sulla quarantina, ben vestito. Si avvicina ai poliziotti che - mano alla pistola - sono pronti a bloccarlo. “Calma - dice l’uomo - io mi chiamo Ivan Zaizev e sono il presidente della Russia. Conducetemi da Putin...”. Scattano le manette e si scopre che il personaggio ha i documenti in regola: è impiegato in una società privata. Ma da indagini più approfondite risulta che ha già tentato, in precedenza, di entrare nel Cremlino. E quando viene interrogato afferma con tutta tranquillità: “Ho deciso di uccidere Putin perché è un agente tedesco che porta la Russia verso il nazismo”. Alle manette si aggiunge il ricovero immediato in un ospedale psichiatrico.

Il 28 novembre Putin deve rientrare nella sua residenza di campagna. La strada che da Mosca porta alla “dacia” - è l’arteria Rubliovo-Uspenskoje - è da sempre sotto costante osservazione da parte dei servizi di sicurezza. Due ore prima del passaggio del corteo di auto della presidenza, il traffico viene bloccato. Sono le 20,45: si scopre che l’arteria è stata minata. Putin viene dirottato su un’altra strada. L’avventura resta coperta dal segreto. Sempre nel 2002 vengono uccisi V.Zvetkov governatore della regione di Magadan e V.Golovliov deputato della Duma.

2003 Vengono uccisi S.Juscenkov deputato della Duma e I.Klimov direttore della compagnia statale Almaz Antej. Il 20 giugno un corteo di auto presidenziali imbocca l’autostrada che da San Pietroburgo porta a Pskov. Putin è su una Mercedes nera (insieme al sindaco della città della Neva, Valentina Matvienko) quando scatta l’allarme. Gli agenti della sicurezza impegnati nella “bonifica” della zona hanno infatti scoperto “un ordigno destinato ad esplodere”. Il 12 ottobre i servizi di sicurezza del Cremlino rendono noto di aver scoperto un complotto per eliminare Putin durante un suo viaggio all’estero.
2004 Viene ucciso a luglio, fuori del suo ufficio di Mosca, Pavel Chlebnikov direttore dell’edizione russa della rivista Forbes. Viene ucciso Ja. Segunin ex primo ministro della Cecenia.
2005 Viene ucciso A.Chabarov uomo d’affari e deputato della Duma di Ekaterinburg.
2006 Vengono uccisi la giornalista Anna Politkovskaja e A.Kozlov, primo vicepresidente della Banca centrale.

Questo tragico elenco non è completo. Giornalisti e cronisti non riescono più a tenere il conto. E l’opinione pubblica della Russia segue le vicende come fossero parte del panorama locale. Ci si sta abituando al mito dell’escalation... Ma si sa anche che tutto quanto avviene ha origine da fatti reali. La campagna elettorale che si annuncia è più che calda. Girano milioni e milioni di dollari. C’è un assalto alla diligenza con gente impegnata a portare fuori dalla Russia (in Inghilterra e in Israele) le sue ricchezze. E c’è anche chi comincia a chiedersi quale sia il vero stato dell'amministrazione presidenziale. E, soprattutto, se ci sarà un ricambio dei quadri. Un tutti a casa è solo utopia. In Russia sembra proprio che a comandare siano coloro che hanno fatto dei “Torbidi” un sistema di vita, un modo per gestire la società. E così ci si chiede se Putin riuscirà a fare piazza pulita.

Ma per farla avrà bisogno di creare prima una società normale e civile. Questo è il punto. Per ora, comunque, non si “notano” idee in merito. Con la colonna sonora del sistema che ripete quell’antico slogan di Bucharin: “Arricchitevi!”. Che tradotto nel russo di oggi vuol dire: rubate e sarete salvi.