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Dongtan, mito o realtà?

di Manuela Cartosio - 25/06/2008

 

Secondo un rapporto della Banca mondiale, tra le 20 città più inquinate del mondo 16 sono metropoli cinesi. Si stima che ogni anno in Cina l'inquinamento atmosferico provochi 750 mila decessi. L'anno scorso la Cina è diventata il primo emettitore di anidride carbonica, superando gli Stai Uniti (che però contano meno di un quarto degli abitanti del Paese di mezzo). Si capisce perché la Cina faccia di tutto per mettere in vetrina Dongtan, il suo progetto di ecocittà a impatto zero.
Sorgerà sull'isola di Chongming, allo sbocco del fiume Yangtze, nei pressi di una zona palustre dove fanno tappa gli uccelli migratori. Un ponte sopra e un tunnel sotto il fiume collegherà Dongtan a Shanghai. Tutta l'energia consumata a Dongtan sarà prodotta da vento, sole e biomasse. I trasporti pubblici andranno a idrogeno o a elettricità. Da ogni punto della città, grande come tre quarti di Manhattan, si potrà raggiungere in meno di dieci minuti una fermata dei mezzi pubblici. Sull'isola fioriranno l'acquacultura e le fattorie «bio» che renderanno la nuova città autosufficiente anche sotto il profilo alimentare.
Fin qui il mito, la favola bella che i media di mezzo mondo raccontano dal 2005, da quando al numero 10 di Downing Street sotto gli occhi di Tony Blair Siic e Arup firmarono il contratto per realizzare Dongtan. Siic è l'acronimo di Shanghai Industrial Investment Corporation, la società pubblica cinese che ci mette soldi e terreni. Arup è la società inglese di consulenza scelta per disegnare dal nulla la nuova città.
A distanza di tre anni il progetto segna il passo e cominciano a circolare forti dubbi sull'impatto zero del nuovo insediamento. Solo i collegamenti con Shanghai, che nel 2010 ospiterà l'Expo mondiale, saranno pronti alla scadenza stabilità. Per quella data Dongtan avrebbe dovuto avere 25 mila abitanti. L'obiettivo è stato abbassato a 5 mila. E' da prendere quindi con le molle la previsione secondo cui la eco-città conterà 400 mila residenti entro il 2050. L'impressione è che Dongtan sarà una cittadella esclusiva per pendolari ricchi in fuga dallo smog e dalla frenesia di Shanghai. Ricchi che nel loro paradiso non si faranno mancare niente, con tanti saluti alla morigeratezza ecosostenibile.
«La città a emissione zero è un imbroglio commerciale», dichiara alla Reuters Dai Xingyi, docente di scienze ambientali all'università di Fudan. «Pretendere di vivere nel lusso tecnologico e nello stesso tempo risparmiare energia è solo un sogno». Incoerenza di principio a parte, il progetto avrà costi altissimi e il professore dubita che qualcuno «vorrà pagarli».
La difesa della Arup suona vaga e deboluccia. «Dongtan segna il passaggio della Cina dall'epoca industriale a quella ecologica», afferma un esponente della società che però non precisa quanto costerà Dongtan. I costi iniziali, aggiunge, verranno ammortizzati quanto la città diventerà autosufficiente dal punto di vista energetico. Stando a un fonte anonima della Siic, i soli costi di costruzione supereranno del 30-40% quelli per realizzare un insiediamento «tradizionale» di analoghe dimensioni. William Rees, dell'università della British Columbia, pioniere dell'impronta ecologica, non può certo essere sospettato di vetero-industrialismo. Eppure anche lui è scettico sul progetto Dongtan. Una cittadella di pendolari abbienti sarà caratterizzata da «alti livelli di consumi individuali e da una grande impronta ecologica pro capite». Una smentita per la Arup che fissa come obiettivo per Dongtan un'impronta ecologica inferiore del 40%.