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Già finito l'effetto "Gomorra"?

di Michele Orsini - 29/11/2008

 

 

 

L'inizio della distribuzione ufficiale del dvd del film "Gomorra", tratto dall'omonimo romanzo di Roberto Saviano, è previsto per mercoledì 3 dicembre. Con quasi due settimane d'anticipo, nelle edicole del napoletano hanno iniziato a circolare le copie pirata, contraffatte proprio dalla camorra. Il film è recitato per buona parte in dialetto stretto e per questo sono stati inseriti, nella versione originale, i sottotitoli in italiano, tolti invece da quella "made in Forcella", forse perché ritenuti in qualche modo offensivi, forse per dare il messaggio che certe cose i forestieri non le devono poter capire...

A qualcuno potrà sembrare strano: Saviano, condannato a morte dalla camorra, è costretto a vivere blindato eppure la camorra stessa contribuisce alla diffusione della riduzione cinematografica della sua opera. Invece si tratta una mossa cinica e razionale.

Il libro “Gomorra” ha dato molto fastidio all’organizzazione perché ha rivelato dettagli, ha fatto nomi e cognomi ma, soprattutto, perché ha venduto moltissimo, ha dato notorietà e, quindi, concesso spazio al suo autore in televisione e sui giornali, gli ha permesso di portare il suo messaggio ad altri milioni di persone che il libro non lo hanno letto o non leggeranno mai. Il film invece non gli dà evidentemente noia: l'organizzazione trae vantaggio dal commercio di film contraffatti e rinunciare ad uno dei titoli di maggior successo del periodo significherebbe, ovviamente, perdere dei guadagni, ma scegliere di distribuire la pellicola significa anche pensare di non poter essere danneggiati dalla sua diffusione.

Il libro di Saviano, forse non un capolavoro da un punto di vista meramente letterario, deve il suo successo alle reazioni emotive di rabbia ed indignazione che ha saputo suscitare tra i lettori: emozioni sane, capaci di ispirare passione civile e speranza. Quello che la camorra non sopporta è proprio questo, che la gente possa tornare a sperare. Il film diretto da Matteo Garrone evoca invece un’atmosfera molto diversa, colma di disperazione, poiché rappresenta il potere assoluto dell’organizzazione, tanto che finisce per togliere la voglia di opporvisi più di quanto non ne dia. 

Insomma il film, pur ben fatto, pur fedele allo spirito dell’opera che lo ha ispirato, depotenzia l’effetto del libro: la formula “riduzione cinematografica” appare in tal senso sinistramente efficace. Non si tratta di un caso isolato ma, piuttosto, di una regola generale: è prerogativa dell’immagine televisiva o cinematografica quella d’essere fruita in maniera passiva, mentre la lettura esige uno sforzo maggiormente attivo.

Proprio l’effetto ipnotico dell’immagine è alla base alla “società dello spettacolo” delineata da Guy Ernest Debord. La difesa più efficace di un sistema di potere nei confronti di qualcosa che può infastidirlo è la sua spettacolarizzazione: ogni forma di protesta, ogni resistenza risulta così fagocitata. L’appello di Alessandro Dal Lago, nell’intervista rilasciata a Tonino Bucci e pubblicata su Liberazione del 22 novembre, a salvare Saviano dal suo personaggio giunge probabilmente in ritardo e l’uscita del film di Garrone forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Ritorna alla memoria la dichiarazione, rilasciata poco di più di un mese fa da Maroni, per  cui “Saviano non è l’unico simbolo della lotta alla camorra” poiché “la lotta alla criminalità la fanno polizia, magistratura, imprenditori che sono in prima linea ma non sulle prime pagine sui giornali”. Dichiarazione improvvida perché rilasciata pochi giorni dopo lo sfogo in cui Saviano aveva ventilato la possibilità d'andarsene dall’Italia, nonché, se si considera  il reale significato della parola simbolo, anche sbagliata. La sensazione è che al ministro dell’Interno lo scrittore desse fastidio. Niente di strano, non stentiamo a credere che tutti, nel sistema politico italiano, tanto nel centrodestra che nel centrosinistra, preferiscono che non si parli troppo della criminalità organizzata, ovvero di qualcosa che non sono in grado di contrastare. Ancora peggio: forse non gli interessa neppure. Nel 1988, nei suoi Commentari, Debord scriveva: “Ci si sbaglia ogni volta che si vuole spiegare qualcosa opponendo la mafia allo Stato: essi non sono mai in rivalità”, nella sua analisi la mafia vive difatti accanto a quel simulacro del potere pubblico che è lo Stato, lasciandolo il più possibile intatto, colpendo sistematicamente quelle persone che volessero farlo funzionare oltre un livello semplicemente formale, ovvero il livello di funzionamento che gli compete nella società spettacolare. Insomma “la mafia trova dappertutto le condizioni migliori sul terreno della società moderna”.

Per contrapporsi davvero alla criminalità organizzata, quindi, la classe politica dovrebbe innanzitutto avere il coraggio di mettersi in discussione e, a quanto pare, non ne ha intenzione alcuna. Della camorra, quindi, meglio non parlare (“segreto generalizzato”) o, se non se ne può proprio fare a meno, parlarne spettacolarmente.

I soliti invidiosi accusano Saviano d’aver fatto i soldi “con la camorra”, ma solo il successo commerciale ottenuto gli ha permesso di avere voce, di farsi ascoltare: per questo merita solamente ammirazione e gratitudine. D’altronde lo stesso successo ha fatalmente innescato la spettacolarizzazione del suo messaggio e, di conseguenza, anche la sua neutralizzazione. E’ così che va il mondo.