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Silvio Berlusconi e la Jeune-Fille

di Miguel Martinez - 02/07/2009





berluscasex
"Ce bidet, tu ne peux pas savoir combien de paires de fesses il a accueillies !"
Silvio Berlusconi, indicando a Jacques Chirac le sale da bagno della sua villa.





Sto guardando la fotogalleria di Barbara Montereale, di mestiere "ragazza immagine", reduce da una ben retribuita vacanza nella villa di Berlusconi.

La fotogalleria di Barbara Montereale si trova, guardacaso, su Repubblica, il quotidiano antiberlusconiano cui la Jeune-Fille sta raccontando le proprie imprese. Lo scambio è interessante: Barbara Montereale inguaia ulteriormente Silvio Berlusconi e in cambio riceve una pubblicità di valore inestimabile per la sua futura carriera appunto di ragazza immagine.

La scena di Silvio Berlusconi che barcolla assieme alle sue veline, billionairine, letterine e altre troie, è oggettivamente affascinante.

Ogni volta che Silvio Berlusconi è stato accusato di tremende (e reali) nefandezze, è aumentata la sua popolarità. Stavolta, invece, è accusato di essersi divertito con un schiera di adulte ampiamente consenzienti. I tentativi di trovare qualcosa di irregolare, dal punto di vista giuridico o politico, nel comportamento di Silvio Berlusconi in questo caso sanno di arrampicate sugli specchi.

Eppure gli antiberlusconiani fanno benissimo a insistere su questo tasto.

berlusexNon so se perderà il governo, ma certamente sappiamo già l'unica cosa che si ricorderà di Berlusconi nei prossimi mille anni: e non dovrebbe essere un problema da poco per chi è così fissato con la propria immagine.

Silvio Berlusconi ha tutte le ragioni nel dire che si tratta di fango. Ma il fango ha un suo fascino. Infatti, Berlusconi non è oggetto di un attacco moralistico, che in Italia non coinvolgerebbe quasi nessuno: le prime a perdonarlo sarebbero le tante nonne che guardano Rete Quattro e ritengono che i maschi, poveretti, siano deboli da quel punto di vista.

Il guaio per Berlusconi è un altro: mentre il Lodo Alfano è del tutto incomprensibile (provate ad andare oltre pagina 5 di uno dei tomi di Travaglio), le storie di sesso sono immediatamente comprensibili e quindi di enorme interesse per tutti. Anche chi dice che Berlusconi ha fatto benissimo a riempire il suo Jacuzzi di insaponatrici pugliesi, comunque ci sta pensando.

Gli elementi fondamentali biologici hanno una forza straordinaria, a prescindere da ogni giudizio etico: il caso Mills scompare di fronte al  pensiero del  bidet berlusconiano. Ma scomparirebbe anche se venissimo a sapere che Berlusconi si mangia le cavallette vive, o uccide i gatti a colpi di stivale. Perché sangue, sesso e cibo sono cose che capiamo tutti.

Come si fa a essere così intelligenti da diventare insieme il più ricco imprenditore del paese e il capo di governo più politicamente longevo della storia italiana, almeno dopo Benito Mussolini?

Come si fa a essere così imbecilli da lasciarsi travolgere da un'orda di ignorantissime giovani meretrici?

Solo ponendosi entrambe le domande, possiamo capirci qualcosa del destino di Silvio Berlusconi. Forse una risposta sta nella distinzione tra intelligenza istintiva e intelligenza riflessiva.

Ritengo che l'intelligenza riflessiva - quella, per intenderci, che piace ai lettori di questo blog - sia sostanzialmente una zavorra nella vita. Capire non permette quasi mai di cambiare le cose; anzi, è spesso di intralcio; e capire le ragioni degli altri è disarmante e quindi fatale.

L'intelligenza istintiva è invece quella che nei fatti si dimostra vincente.

Silvio Berlusconi, quando parla in pubblico, alterna tra banalità e sciocchezze. Immagino che anche a parlarci in privato, dirà tutt'al più cose dettate da una sorta di diffuso buon senso. Eppure Berlusconi è riuscito a fare, ovviamente per sé, ciò che non è riuscito a nessun altro nella storia italiana.

Facile dire che ci sarà riuscito con la corruzione: evidentemente ha saputo chi corrompere e quando, mentre migliaia di altri squali non ce l'hanno fatta.

Soprattutto, Berlusconi è riuscito a fare in modo che almeno la metà degli italiani si riconoscesse in lui, nella sua faccia da Pierino impunito, nella sua contagiosa allegria, nelle sue barzellette.

Silvio Berlusconi è quindi un uomo di insolita intelligenza istintiva, che momento per momento, sa compiere le scelte giuste, mentre noi complicati annaspiamo.

Ma la mancanza di riflessione può portare alla catastrofe. Non si possono conservare segreti, perché i piccoli se li lasciano sfuggire senza pensarci, i grandi fanno in modo che si scoprano quelli dei propri concorrenti.

Per impedire la fuga di un segreto, occorre controllare un'intera società, stroncando le informazioni prima ancora che nascano, come Stalin quando sulle mappe faceva spostare città intere perché non venissero trovate dai bombardieri nemici.

Anche se volesse, Silvio Berlusconi non potrebbe mai fare qualcosa di analogo, perché la sua forza non risiede in alcuna forza sociale volontaristica, ma proprio nel flusso delle chiacchiere, nel sottofondo ammiccante che forma le serate degli italiani: un sottofondo dove erotismo, giovanilismo e compiacimento per le proprie debolezze sono gli ingredienti decisivi. Ed è così, non certamente per colpa di Berlusconi, ma perché la comunicazione oggi è il discorso incessante di seduzione delle merci.

Le merci parlano sempre al livello più basso, perché nessun cliente deve essere escluso; e il denominatore comune universalmente comprensibile a tutti è il pettegolezzo erotico, attività che occupa un settore enorme del sistema mediatico.

In queste circostanze, come poteva Berlusconi non pensare che almeno una delle tante ospiti della sua villa avrebbe parlato?

Non ci sono regali che tengano, perché su cento, ci sarà sempre una insoddisfatta perché vorrebbe di più, una gelosa perché un'altra ha ricevuto una collana più bella, o semplicemente una che si vanta con la migliore amica, senza rendersi conto che proprio quella migliore amica vorrà tentare il colpaccio tradendola.

La curiosità, più naturale che morbosa, per fatti di cibo, sesso e sangue, non sarebbe abbastanza da mettere in crisi Berlusconi. Anzi, lui stesso ha sicuramente lasciato che si diffondesse l'immagine di conquistatore, un'immagine non sgradita a buona parte del pubblico maschile italiano, usa a recarsi in vacanza a Phuket. L'ammiccamento, che permette di smentire, o almeno di ignorare, è da sempre un elemento dell'immagine regale.

La soglia però si supera, quando sono le conquiste a parlare.

Primo, perché nel momento in cui parlano - o videano, che è la stessa cosa, anzi di più - cessano di essere conquiste e diventano conquistatrici. Secondo, perché in un paese scarsamente cattolico, ma molto clericale, l'ammiccamento va benissimo, il fatto che inchioda no. Terzo, perché la poligamia è contemporaneamente inaccettabile per il cristianesimo e il femminismo.

Berlusconi può mandare cittadini italiani a uccidere in Afghanistan, ma non può mettersi il trucco quando balla con Patrizia D'Addario.

La soglia viene inevitabilmente superata in tempi che fondono la cultura della Jeune-Fille con una pervasiva tecnologia comunicativa: nulla di più pericoloso di una ragazza immagine con un registratorino nascosto, e soprattutto pronta a fotografare e farsi fotografare.

Ora, il bello è che "la ragazza immagine con il registratorino nascosto" potrebbe essere lei stessa una definizione di ciò che si chiama berlusconismo: Berlusconi muore, o resta gravemente ferito, grazie all'unica arma in grado di colpirlo - il berlusconismo, appunto.

In realtà, non abbiamo mai condiviso la teoria secondo cui Silvio Berlusconi avrebbe creato la cultura che da noi porta il suo nome, o fatto il lavaggio del cervello agli italiani.

Questa affermazione è insieme complottista e provinciale, perché dimostra una beata ignoranza dei meccanismi mondiali;[1] e costituisce un'inconscia autoassoluzione, una voluta riduzione del problema ai soli elettori di Silvio Berlusconi, mentre in realtà riguarda chiunque sia solito accendere il televisore in casa. E non solo.

Questi meccanismi erano già chiari a Guy Debord quarant'anni fa. Al punto 43, il suo testo difficile ma prezioso, La società dello spettacolo [2], recita:
«Mentre nella fase primitiva dell'accumulazione capitalistica "l'economia politica non vede nel proletario che l'operaio", ovvero colui che deve ricevere il minimo indispensabile per la conservazione della propria forza-lavoro, senza mai considerarlo "nei suoi svaghi e nella sua umanità", questa posizione delle idee della classe dominante si inverte nel momento in cui il grado d'abbondanza raggiunto nella produzione delle merci esige un surplus di collaborazione da parte dell'operaio. Questo operaio subito lavato dal disprezzo totale che gli è chiaramente manifestato attraverso tutte le modalità di organizzazione e di sorveglianza della produzione, si ritrova ogni giorno al di fuori di essa, apparentemente trattato come una grande persona, con una premurosa cortesia, sotto il travestimento del consumatore. Allora l'umanesimo della merce prende in carico "gli svaghi e l'umanità" del lavoratore, semplicemente perché l'economia politica può e deve ora dominare queste sfere in quanto economia politica. Così "il rinnegamento compiuto dell'uomo" ha saturato la totalità dell'esistenza umana.»

La macchina che trasforma l'operaio in consumatore,[3] che - al di fuori del "disprezzo totale" che gli fa subire dentro il call center - lo tratta "con una premurosa cortesia", che lo coccola e solletica le sue fantasie senza mai soddisfarle, che lo infantilizza, crea un nuovo modello umano, che Debord chiamava la "Vedette" e che Tiqqun chiama la "Jeune-Fille":[4] termini entrambi al femminile, ma che indicano indifferentemente maschi e femmine.

Chi sia la Vedette/Jeune Fille, emerge chiaramente da un confronto tra le gambe di Barbara Montereale - tecnicamente perfette, in grado di competere con quelle di Lara Croft - e il viso, di una piattezza desolante.

Come scrive Tiqqun, "La Jeune-Fille assomiglia alla sua foto".

cavalliLa Jeune-Fille parrebbe, quindi, una pura merce, priva di ogni vita propria:
"Poiché la sua apparenza ne esaurisce interamente l'essenza e la sua rappresentazione la realtà, la Jeune-Fille è l'interamente dicibile; e anche il perfettamente predicibile e l'assolutamente neutralizzato".
Forse, con il suo istinto così spesso vincente, Silvio Berlusconi contava su questo fatto. Senza capire che questa nullità ha dietro di sé tutta la potenza della storia.

Silvio Berlusconi ha cavalcato un'esigenza storica, certamente non inventata da lui. Senza rendersi bene conto che si trattava di una tigre e non di un cavallo; o se preferite, di un indistinto ammasso di vedette personalizzate con gli abiti tigrati di Roberto Cavalli.

Il riferimento non è casuale, per due motivi. Primo, perché abbiamo in questo periodo un contenzioso con Roberto Cavalli, e ci divertiamo quindi a parlarne spesso.

Ma più seriamente, perché Roberto Cavalli, alcuni anni fa, ha ridisegnato il costume delle famose conigliette di Playboy. Le conigliette, ricordiamo, sono le donne immagine di una donna manager - Christie Hefner - che vende pura immagine, cioè il brand che viene messo su prodotti fatti e venduti da altri in oltre 100 paesi, con un fatturato annuo di oltre 600 milioni di dollari.
"Pur rispettando l'inconfondibile trademark delle Playboy Bunnies - lo smoking abbreviato - Cavalli lo ha aggiornato con toni sado-maso. Uno schizzo del celebre stilista tanto amato dagli americani ritrae la nuova coniglietta con gli occhi fortemente truccati, un caschetto di capelli biondi lisci, una sigaretta che le pende ai lati della bocca, collare scintillante e delle pesanti fasciature in pelle ai polsi.

Una felina aggressiva ed irriverente da ciberspazio, insomma, più che la dolce coniglietta dall'aria casalinga di un tempo."

Da notare il crocifisso enorme che Roberto Cavalli ostenta: nello spettacolo generale, il ruolo dell'immagine-Chiesa è di dare un tono lievemente ridicolo di proibizione, che permette all'erotizzazione generale di presentarsi ancora come trasgressione.

Note:

[1] Che poi sono meccanismi brutalmente economici. Romano Prodi, allora premier, si rallegrò pubblicamente nel 2007 per l'acquisto dell'azienda olandese Endemol, la macchina produttrice del formato del Grande Fratello, da parte di un consorzio formato da Mediaset, da Goldman Sachs e dall´imprenditore olandese John De Mol. Il ministro delle comunicazioni dell'allora governo di centrosinistra, l'ex-militante di Lotta Continua Paolo Gentiloni (della famiglia dei conti Gentiloni -Silveri, ma non è colpa sua), ebbe a dichiarare «L´operazione è un successo e una spinta alla diversificazione che dobbiamo incoraggiare».

[2] La società dello spettacolo, Massari Editore, 2002.

[3] Per "operaio" ovviamente non dobbiamo intendere semplicemente il lavoratore di fabbrica, figura oggi secondaria.

[4] Tiqqun, Elementi per una teoria della Jeune-Fille, Bollati Boringhieri, 2003.